sabato, luglio 26, 2008

Nella provincia di Ca Mau la comunità cattolica ha avviato progetti a sostegno dei malati e dei loro familiari; assistenza sanitaria, istruzione e aiuto nella ricerca di un lavoro le urgenze primarie. L’obiettivo è quello di infondere un senso di solidarietà e collaborazione fra la gente.

Ca Mau, Vietnam (AsiaNews) – La lebbra è una piaga che ancora oggi colpisce una consistente fetta della popolazione vietnamita, in particolare fra le classi più povere. I malati vengono discriminati, le politiche governative sono insufficienti; per questo la Chiesa cattolica del Paese ha dato vita a centri di accoglienza e progetti di assistenza sanitaria dedicati proprio ai lebbrosi. Secondo le statistiche ufficiali del dipartimento della salute, nella sola provincia di Ca Mau vi sono 642 malati; grazie all’opera caritatevole avviata da preti, suore e volontari laici della zona, oltre 470 di loro vengono assistiti e i casi più urgenti (66) godono dell’assistenza medica e di una fornitura di farmaci gratuita per combattere la patologia.

Il problema più urgente resta la condizione di perenne emarginazione che i lebbrosi subiscono, isolati e discriminati dal resto della società “civile”. Le associazioni cattoliche offrono assistenza a oltre 100 famiglie, aiutando malati e parenti e trovare un lavoro, costruendo case, assicurando la fornitura di acqua potabile, incentivando allo studio i loro figli, dall’istruzione primaria fino all’università, grazie alla copertura di tasse scolastiche e libri.

La maggior parte dei malati e delle loro famiglie vive nel villaggio di Xom Moi, sotto la cura pastorale di p. Nguyen Duc Muoi, sostenuto da un correligionario con un diploma di infermiere e un assistente sociale. “Ho scelto di dedicare la mia attività missionaria – afferma p. Muoi – al servizio dei lebbrosi. Sono esseri umani, ma sono oggetto di costanti discriminazioni”. Il religioso sottolinea le profonde sofferenze che essi devono subire, ma il dolore più grande è “l’atteggiamento dei cosiddetti sani nei confronti dei malati. Per questo è ancora più importante mostrare affetto e considerazione nei loro confronti”, mostrando loro che “l’amore di Dio è per tutti” senza distinzione fra sani e malati.

Una insegnate che lavora nella scuola elementare del villaggio di Xom Moi conferma l’atteggiamento “discriminatorio” degli studenti verso i “figli dei lebbrosi”, ma l’obiettivo è quello di “favorire l’integrazione. E i risultati si vedono, perché nel tempo sono nate amicizie si avverte un maggiore senso di solidarietà verso i più sfortunati”.

L’opera di assistenza della Chiesa verso i malati incontra resistenze e difficoltà: essa si svolge nel silenzio, lontano dai clamori della propaganda governativa e spesso subisce ostacoli da parte delle autorità locali, che non vedono di buon occhio le attività caritative avviate dai cattolici. “Ma al mondo c’è una giustizia – conclude p. Muoi – e continueremo a lavorare per il bene della gente, materiale e spirituale”.

Il primo missionario ad aver messo piede a Con Mao è stato il domenicano Gaspar de Santa Cruz nel 1550, proveniente dall’isola di Malacca; nel 1659 la Santa Sede ha eretto a diocesi le sei province del sud del Vietnam. Il luogo è celebre, suo malgrado, per l’assassinio nel 1946 di p. Francis Truong Buu Diep, martire vietnamita e parroco della chiesa di Tac Say.

Ca Mau annovera 1.160.000 abitanti, di cui 44mila sono di religione cattolica.

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