A Roma, veglie e feste per rimanere uniti agli amici a Sydney. Intervista con don Maurizio Mirilli
RadioVaticana - Fervono i preparativi per la Giornata Mondiale della Gioventù di Sidney, dal 15 al 20 luglio, anche nella diocesi di Roma, la diocesi del Papa. Saranno 350 i ragazzi presenti in Australia ma molti altri parteciperanno a distanza alle celebrazioni in programma. Quali sono allora le iniziative predisposte dal Vicariato di Roma per coloro che non potranno recarsi a Sydney? Fabio Colagrande lo ha chiesto a don Maurizio Mirilli, addetto al servizio diocesano per la pastorale giovanile della diocesi di Roma:
R. - Il 19 mattina, in concomitanza con la Veglia tenuta dal Santo Padre a Sydney assieme ai giovani, abbiamo organizzato un incontro nella Basilica di San Giovanni insieme con coloro che sono rimasti a Roma, alla presenza del cardinale Vicario, Agostino Vallini. E’ un’occasione per rimanere in comunione con i giovani di Roma e con quelli del mondo, intorno al Papa anche per permettere a coloro che per vari motivi non sono potuti andare, di respirare un po’ l’aria di Sydney.
D. - Come fare per partecipare a questa Veglia che sarà in un orario diverso?
R. - Si terrà alla mattina presto, sarà un veglia particolare perché ci ritroveremo nella Basilica di San Giovanni alle 8.30 per la Santa Messa presieduta dal cardinale Vallini. Poi, parteciperemo attraverso un maxischermo alla veglia del Santo Padre con i giovani a Sydney. Verso mezzogiorno, al termine della veglia, vivremo nel quadriportico del Vicariato, un momento di festa per vivere nel nostro piccolo quell’atmosfera di preghiera e di comunione che i nostri amici vivranno a Sydney.
D. - Chi sono i giovani che vogliono partecipare alla Giornata Mondiale della Gioventù? Qual è il profilo di questi giovani? Sono molto diversi da quelli che incontriamo per le strade?
R. - Assolutamente no. La maggior parte sono giovani che frequentano le nostre parrocchie, i nostri Movimenti ecclesiali, cui però si aggiungono sempre, come in ogni GMG, alcuni giovani attratti dall’evento che forse non frequentano più di tanto le nostre comunità cristiane. Ragazzi interessati anche all’incontro con il Papa, animati pure dal desiderio legittimo di andare in un posto molto lontano come l’Australia. Sono ragazzi normali come sono normali tutti quelli che frequentano le nostre comunità parrocchiali.
D. - Non c’è rischio che la Giornata Mondiale della Gioventù resti un avvenimento poi scollegato dalla pastorale quotidiana?
R. - Questo è il rischio di ogni grande evento. Sta poi alla comunità diocesana, alla comunità parrocchiale, cercare di non farlo diventare solo un evento sporadico. Molti dei ragazzi che partono si sono preparati durante tutto l’anno. Anche noi, con questo evento diocesano, vogliamo mantenere il legame con la diocesi. Alcuni dei giovani, quando ritorneranno, saranno coinvolti sempre nelle loro comunità parrocchiali o nei Movimenti o da noi della diocesi, per cercare di riprendere il filo del discorso. Sta a noi cercare di inserire questo grande evento all’interno di un percorso, di un cammino ordinario.
D. - Qual è, secondo lei, la connotazione spirituale particolare di questa GMG del 2008? Come la presenterebbe?
R. - Questa GMG dovrebbe rilanciare anche il significato della Cresima, il coraggio di essere giovani che non solo partecipano alla vita della parrocchia, non solo partecipano alla vita di un gruppo giovanile e che stanno bene insieme fra di loro, ma che si sentono collaboratori nella Chiesa di un progetto che è un progetto di salvezza, un progetto che deve essere coraggiosamente testimoniato fino agli estremi confini della terra. Questo è il significato spirituale della prossima GMG.
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