PapaBoys - Mai nella sua storia la Chiesa italiana aveva riservato così tanta attenzione all’universo giovanile: ascolto, missione e cultura. ‘Aiutare i giovani italiani a camminare con Gesù in percorsi importanti’, questa è la sfida della Chiesa in Italia, che punta tutto sulla generazione che si trova a vivere una quotidianità non sempre limpida e serena; strade che si racchiudono ed intrecciano nel triennio dell’Agorà, partito la scorsa estate con l’evento di Loreto, nel quale Papa Benedetto invitò le nuove generazioni a fare spazio al Signore nel proprio cuore, con coraggio, per diventare protagonisti della Nuova Alleanza, per poi attraversare la Giornata Mondiale dei Giovani numero XXIII appena conclusa in Australia, nel quale è stato invocato e rafforzato il dono dello Spirito Santo, Spirito di testimonianza e missionarietà, con un forte richiamo alla ricerca della verità, attraverso la potenza dello Spirito Santo stesso, dono e fratello di viaggio nella quotidianità.
Il tema scelto dai Vescovi italiani per il 2008-2009 è appunto ‘"Fino ai confini della terra" (At 1,8)’: questo anno in corso è dedicato alla dimensione culturale e sociale dell'evangelizzazione e c’è un forte richiamo alle Diocesi italiane nel riuscire ad individuare tematiche che possano abbracciare i vasti campi della cultura, comunicazione, carità e politica, con un obiettivo neanche troppo nascosto: lanciare un vero e proprio “progetto culturale dei giovani italiani”. L’intenzione è buona ed onorevole, ma ci vorrebbe ulteriormente un po’ più di flessibilità per poterli coinvolgere davvero tutti questi giovani italiani, anche quelli più lontani o quelli che talvolta si considerano ‘non ufficiali’. Il grande Don Bosco non decideva di testa sua e proponeva: ascoltava, ascoltava tutti, si consigliava, con grande umiltà, e poi agiva di concerto. Anche Don Orione, altro maestro dei giovani, faceva altrettanto, anche se talvolta, era solito ripetere ‘entriamo con la loro… per uscir con la nostra’…..
Torneremo nei prossimi giorni su questo argomento, ampliando ed approfondendo la dimensione culturale dell’evangelizzazione, la capacità di fermare un qualsiasi giovane, vicino o lontano da Gesù e trovare un modo per parlare con Lui. In quel ‘Lui’, in quel giovane lontano, dobbiamo avere l’umiltà e la consapevolezza di riconoscere il Maestro; ve lo dico anche un po’ per esperienza di Associazione: le più belle soddisfazioni e testimonianze in questi quattro anni sono giunti dai giovani ‘lontani’, quelli che basta una pacca sulla spalla per rimettere in discussione tutta l’indifferenza e tutte le convinzioni. Sia Chiesa tutta intera, unita, di tutti i giovani, quella che si appresta a vivere la cultura, a condizione che sia per tutti, sennò come si fa a definirla ‘cristiana?’.
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