mercoledì, luglio 23, 2008

Ripreso il dialogo sulla base degli accordi firmati nel 2006

La fine delle ostilità immediata e un incontro dopo il 15 agosto per cominciare le trattative di pace: è il contenuto dell’accordo firmato da ribelli tuareg e governo di Bamako il 21 luglio ad Algeri.

Nigrizia.it - Dopo 4 giorni di negoziati a porte chiuse, 200 delegati rappresentanti del governo maliano e dei ribelli tuareg dell’ “Alleanza democratica del 23 maggio per il cambiamento”: hanno firmato lunedì ad Algeri un accordo per l’immediata fine delle ostilità. L’intesa rientra negli accordi raggiunti nel 2006 sempre in Algeria, principale mediatore tra le due parti, che riaffermano l’unità del paese, e stabiliscono quindi che i ribelli non possono proclamare l’indipendenza da Bamako, ma impongono anche al governo maliano di lavorare per lo sviluppo della regione settentrionali, dove vivono i tuareg.

L’accordo raggiunto il 21 luglio prevede una serie di provvedimenti da concretizzare entro il 15 agosto: la liberazione dei reciproci prigionieri, lo sminamento delle regioni del nord e il ritorno di profughi, in particolare dall’Algeria. Il governo ha chiesto anche la restituzione del materiale militare rubato dai ribelli nei loro attacchi. Dopo metà agosto, le parti s’incontreranno di nuovo per organizzare il parziale disarmo delle postazioni militari nel nord, lo smantellamento delle basi ribelli e il reinserimento degli ex-combattenti nelle fila dell’esercito, ma soprattutto per confrontarsi sulle rispettive rivendicazioni.
Tra le richieste dei ribelli, che saranno al centro delle future trattative, la richiesta di poter beneficiare dei proventi dello sfruttamento dell’uranio di cui è ricca la loro terra: come accade anche in Niger, le regioni abitate dai tuareg sono le più povere del paese.

Il trattato era stato ratificato lo scorso aprile a Tripoli, ma poi nella regione sono ricominciate le violenze, attribuite all’Alleanza tuareg per il cambiamento del nord del Mali ai miliziani guidati da Ibrahim ag Bahanga, che accusano il governo di non mantenere le promesse.


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