giovedì, luglio 31, 2008

E' il risultato allarmante di un'inchiesta.

PapaBoys - Risultato shock per una inchiesta diffusa in queste ore dall'Agenzia Fides: inaspettatamente si scopre che il principale prodotto agricolo degli Stati Uniti non è il mais né il grano, né il cotone, ma la marijuana. Un dato che emerge elaborando i dati dei diversi organismi federali statunitensi: si scopre così (ed è una stima prudente) che il valore della produzione di marijuana statunitense è di 35,8 miliardi di dollari. I 56,4 milioni di piante di marijuana coltivate all'aperto hanno una rendita di 31,7 miliardi mentre la produzione degli 11,7 milioni di piante coltivate all'interno di serre e spazi chiusi è di 4,1 miliardi. Una situazione che desta preoccupazione soprattutto tra i responsabili della comunità cattolica statunitense, per i danni che la diffusione degli stupefacenti provoca tra i giovani e per le vittime conseguenti all'uso della droga, dagli incidenti stradali alle malattie mentali. Giusto un anno fa Papa Benedetto XVI durante il suo viaggio in Brasile, visitando la "Fazenda da Esperança" il 12 maggio 2007, ricordò gli alti tassi di dipendenza chimica dalle droghe e dagli stupefacenti, ed esclamò: “Perciò dico agli spacciatori che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto. La dignità umana non può essere calpestata in questo modo”.

Tutto questo senza contare la contraddizione che esiste tra una politica che finanzia l'estirpazione delle piantagioni colombiane di cocaina con diserbanti e l'apparente impossibilità di intervenire in casa propria per bloccare la produzione di marijuana. La marijuana è il primo raccolto in termini monetari in 12 Stati, tra i primi 3 in 30 Stati, e uno dei primi 5 in 39 Stati. La coltura di marijuana è più estesa di quella del cotone in Alabama, di quella combinata di uva, ortaggi e fieno in California, di arachidi in Georgia, e di tabacco in South Carolina e North Carolina. Secondo stime del governo degli Stati Uniti, la produzione interna di marijuana è aumentata di dieci volte negli ultimi 25 anni: da mille tonnellate nel 1981 a 10mila tonnellate nel 2006. In cinque Stati (California, Tennessee, Kentucky, Hawaii e Washington) la coltivazione di marijuana ha avuto un valore di oltre 1 miliardo di dollari.

La California è il principale produttore ed esportatore all'interno della federazione statunitense. I consumatori di cannabis californiani sono il 13,25% del totale degli Stati Uniti, mentre la California produce il 38,68% della marijuana statunitense. L'eccedenza viene esportata negli altri Stati degli USA. In California, la marijuana ha ormai sostituito il vino come principale prodotto agricolo, grazie ad una sofisticata struttura, con tanto di tubazioni lunghe fino a due miglia per irrigare le coltivazioni all'aperto. Le piante sono nutrite con fertilizzanti e curate da lavoratori latinoamericani fatti venire appositamente. La produzione illecita di droga si incontra quindi con il mercato clandestino del lavoro: moderni schiavi costretti a produrre sostanze che rendono altre persone schiave del vizio! I “coltivatori” proteggono i loro preziosi raccolti con guardie armate, trappole esplosive e cani da guardia, creando delle sorti di “zone franche” e rendendo difficile e pericolosa l'attività delle forze di polizia. La marijuana, droga “leggera” per eccellenza, non è meno pericolosa di altre droghe, tanto più che quella coltivata al chiuso, nelle serre e in casa, proveniente dalla California e dal Canada (dove la produzione è raddoppiata dal 2000 al 2004, secondo le stime delle autorità locali), ha una quantità di principio attivo (THC) superiore a quella coltivata all'aperto. Negli anni anche la marijuana coltivata all'aperto nella California centrale contiene una quantità maggiore di THC.

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