lunedì, luglio 28, 2008
di Antonino Crivello

Sale sempre di più il bilancio delle vittime che il conflitto, ripreso a gennaio, sta portando con sé. Tra tentativi di pace, mediazioni e pressioni, un’analisi della guerra che sta distruggendo uno stato.

COLOMBO, 26 LUG - Almeno 66 ribelli Tamil e 8 soldati dell'esercito dello Sri Lanka sono stati uccisi nel corso di nuovi combattimenti nel nord dell'isola. Lo ha reso noto il ministero della Difesa di Colombo. Gli scontri tra le forze del governo e le Tigri di Liberazione del Tamil Eelam sono avvenuti ieri nei distretti di Vavuniya, Mannar, Weli Oya e Jaffna. Secondo le cifre riferite dal ministero della Difesa, dall'inizio dell'anno sono morti 5.301 ribelli e 464 soldati.
Nell’ormai lontano 2002 ci avevamo sperato. Quando l’Unione Europea entrò ad alta voce negli affari dello stato asiatico, si è sperato davvero che attraverso i trattati di pace si potesse porre fine a questo scempio. I paesi Scandinavi, al tempo, mediavano il processo che portò i Tamil a firmare un accordo con il governo singalese. Purtroppo le speranze della comunità internazionale vennero presto deluse e il trattato non fu mai rispettato in pieno.

Gli attentati ripresero con la stessa cadenza e atrocità di quando, per un breve lasso di tempo, erano stati interrotti. Una guerra civile a tutti gli effetti che, ricordiamo, si protrae ormai da più di vent’anni. Le Tigri di Tamil, questo il nome dei ribelli, chiedono insistentemente l’indipendenza della zona a nord dell’isola. Indipendenza che il governo singalese si è sempre rifiutato di concedere. Non è bastato neanche lo Tsunami, che nel 2005 ha devastato l’isola distruggendo numerose famiglie e rovinando innumerevoli coltivazioni, a placare questa guerra che conta dal suo principio già 70000 vittime tra soldati e ribelli.

Come si comporta intanto la comunità internazionale? Dopo aver provato e riprovato a convincere le due forze combattenti a firmare un serio accordo di pace, visti gli scarsi risultati l’Ue ha inserito le Tigri nella lista delle associazioni terroristiche. Correva l’anno 2006 e, dopo aver preso una posizione netta schierandosi dalla parte del governo cingalese, diede a quest’ultimo quasi carta bianca per risolvere il problema. Inoltre, sempre in quell’anno, i 25 paesi dell’UE hanno congelato i fondi inviati ai guerriglieri e provenienti da membri dei Tamil sparsi per l’Europa. Purtroppo non sono solo questi fondi a finanziare le missioni belliche, ma diversi paesi tra i quali Cambogia, Thailandia, Singapore, ex Jugoslavia e Zimbabwe inviano armi alle Tigri, che quindi riescono a resistere agli assedi portati dall’esercito governativo.

Aumentano inoltre anche le pressioni esercitate sullo stesso governo singalese dai paesi donatori, vedi Giappone, e dalle comunità internazionali. Diverse associazioni che operano nell'ambito della tutela delle minoranze affermano che circa 150 persone, per lo più di etnia tamil, sono scomparse nel nulla nel primo semestre di quest'anno. Rapido è arrivato un comunicato dalla delegazione di Bruxelles che esorta il governo ad avviare indagini su queste sparizioni, poiché "la convinzione che polizia e militari godano di immunità e protezione del governo, non fa altro che aumentare la rabbia dei tamil e alimentare il già disastroso conflitto tra le forze governative e i ribelli delle Tigri, che lottano per la costituzione di uno stato separato nel nord-est dell'isola". Il peggioramento dello stato dei diritti umani e l’impossibilità di risolvere in breve tempo il conflitto, potrebbe costare caro al governo, giacché vedrebbe sfumare una serie di accordi commerciali con l'Unione Europea.

Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa