Agenzia Misna - “Un massacro contro inermi”: così è stato definito dal pubblico ministero Francesco Cardona Albini ciò che avvenne durante l’irruzione della polizia nella scuola Armando Diaz di Genova, adibita a dormitorio, la notte del 21 luglio 2001, mentre nel capoluogo ligure si svolgeva il vertice del G8. Nella sua requisitoria - al processo in corso a Genova con 29 imputati, tra cui alti vertici della polizia accusati di violenza privata, falso, lesioni, calunnia, perquisizione arbitraria e porto d’armi da guerra - il magistrato ha descritto la lunga lista di lesioni serie, gravi, fratture agli arti, ferite, traumi cranici e inferte durante il “pestaggio” aggiungendo che “non è stata mai fornita nessuna prova che vi fosse una giustificazione al comportamento degli uomini che entrarono nella Diaz".
"Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu alcun lancio di oggetti e non c'è alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento di armi all'interno della scuola. Anzi, abbiamo provato la provenienza esterna delle due molotov”. Nell’irruzione furono effettuati 93 arresti e ci furono 82 feriti, anche gravi e tre con prognosi riservata. L’ipotesi delle ferite pregresse, come sostenuto dalla polizia, non è compatibile con i referti medici. “E' stato questo massacro - ha aggiunto Cardona - e non certo il reato associativo contestato dalla polizia, ad accomunare le vittime di questo processo, di varie nazionalità, che prima neppure si conoscevano". I giovani picchiati dalla polizia, che si autodefinivano ‘no global’, provenivano da tutto il mondo per manifestare pacificamente la loro opposizione al G8. "Nessuno sa che siamo qua, vi ammazzeremo tutti..." è una delle frasi che il pubblico ministero ha riferito tra le molte minacciose pronunciate nella scuola dagli agenti. Ieri, il magistrato Enrico Zucca, l’altro rappresentante della Procura nel processo, aveva contestato che ci fosse stata una sassaiola da parte degli occupanti della Diaz contro alcune pattuglie della polizia, demolendo il motivo addotto dai vertici delle forze dell’ordine per giustificare l’irruzione. Zucca ha inoltre denunciato il clima di omertà tra i poliziotti durante le inchieste dei magistrati.
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"Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu alcun lancio di oggetti e non c'è alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento di armi all'interno della scuola. Anzi, abbiamo provato la provenienza esterna delle due molotov”. Nell’irruzione furono effettuati 93 arresti e ci furono 82 feriti, anche gravi e tre con prognosi riservata. L’ipotesi delle ferite pregresse, come sostenuto dalla polizia, non è compatibile con i referti medici. “E' stato questo massacro - ha aggiunto Cardona - e non certo il reato associativo contestato dalla polizia, ad accomunare le vittime di questo processo, di varie nazionalità, che prima neppure si conoscevano". I giovani picchiati dalla polizia, che si autodefinivano ‘no global’, provenivano da tutto il mondo per manifestare pacificamente la loro opposizione al G8. "Nessuno sa che siamo qua, vi ammazzeremo tutti..." è una delle frasi che il pubblico ministero ha riferito tra le molte minacciose pronunciate nella scuola dagli agenti. Ieri, il magistrato Enrico Zucca, l’altro rappresentante della Procura nel processo, aveva contestato che ci fosse stata una sassaiola da parte degli occupanti della Diaz contro alcune pattuglie della polizia, demolendo il motivo addotto dai vertici delle forze dell’ordine per giustificare l’irruzione. Zucca ha inoltre denunciato il clima di omertà tra i poliziotti durante le inchieste dei magistrati.
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