sabato, agosto 23, 2008

54 morti in meno di 24 ore in Cabilia. Martedì un attentato kamikaze ha causato 43 vittime, mercoledì 2 esplosioni hanno ucciso altre 11 persone. Ancora nessuna rivendicazione per gli attentati, si segue la pista di Al Qaeda per il Maghreb.

Nigrizia.it - Tre attentati in due giorni. Dopo gli attentati della primavera 2007, torna la paura in Algeria, a meno di due settimane dall’inizio del Ramadam, il mese sacro dell’Islam, considerato dai jihadisti il periodo migliore per portare avanti la guerra santa. Mercoledì due autobombe hanno colpito un hotel e un edificio che ospita uffici militari a Bouira, città della Cabilia, a 120 chilometri dalla capitale Algeri. 11 persone sono morte, 31 sono rimaste ferite. Le vittime sono soprattutto civili, 4 i militari feriti.

Le esplosioni arrivano poche ore dopo la strage compiuta martedì 19 agosto a Issers, sempre in Cabilia: un kamikaze alla guida di un camioncino imbottito di esplosivo si è scagliato contro un'accademia della gendarmeria ed ha provocato la morte di 43 persone e ferendone 45. Tra le vittime 42 civili, soprattutto giovani universitari tra i 18 e i 25 anni, che si trovavano in fila davanti all'ingresso dell'edificio per partecipare a un concorso d'ammissione al corpo militare. È stato il quarto attacco suicida in meno di un mese nella regione, e l’attentato più violento compiuto nel paese negli ultimi anni, da quando il Gruppo Salafista per la predicazione si è alleato con l’organizzazione di Osama Bin Laden dando vita ad “Al Qaeda per il Maghreb islamico”.

Nessuno dei 3 attentati è stato ancora rivendicato, ma la città di Bouira, con Algeri, Tizi Ouzou e Boumerdes, fa parte del “quadrilatero della morte”, già più volte teatro di attentati rivendicati da gruppi affiliati ad Al Qaeda del Maghreb. Le forze di sicurezza hanno isolato la regione, raggiungibile per ora solo in aereo.

Il presidente Abdelaziz Bouteflika, che si trova ad Istanbul per il vertice turco-africano, ha incassato il sostegno della comunità internazionale, ma gli attentati rappresentano un duro colpo per la sua “politica della riconciliazione”, che nonostante le diverse iniziative anche a livello legislativo (la legge della Rahma nel 1995, la concordia civile nel 1999 e la Riconciliazione nazionale nel 2005), non sono riuscite a dare stabilità alla regione e al paese.

In Cabilia restano infatti ancora forti le tensioni che risalgono al 2001, quando migliaia di persone si mobilitarono, in reazione all'uccisione di un giovane in una caserma, e iniziarono a reclamare maggiore libertà e democrazia. Il movimento venne represso con estrema durezza, almeno 100 persone rimasero uccise e il governo non accolse mai le richieste. Da allora i movimenti politici locali, in cerca anche di una certa autonomia da Algeri, boicottano le elezioni, perchè non considerano il paese democratico. Il movimento non si è però mai slegato, finora, dalla lotta politica e non è mai sfociato in violenza. Di certo il malcontento diffuso rischia di creare un clima fertile per la ricerca di nuovi adepti per la guerra santa, ma nel contesto nazionale sono anche altri i fattori che influiscono sulla destabilizzazione del paese: la penetrazione economica russa, l’esigenza degli Stati uniti di essere presenti in nord Africa, i rapporti con il Marocco, la Libia, la Tunisia.

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