lunedì, agosto 18, 2008

Episodi di orrore e ordinaria oppressione delle donne, nel medioevo del regno Saudita.

PeaceReporter - Lo scorso 8 agosto un cittadino saudita, impiegato nel ministero per la Promozione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, ha ucciso sua figlia accusandola di essersi convertita al cristianesimo. I nomi di padre e figlia non sono stati divulgati ma la notizia, lanciata dal sito di news Saudi Al Ukhdoud, ha sollevato rabbia e indignazione dentro e fuori dal regno. La vittima frequentava siti web e blog come Free Copts, copti liberi, e il fratello aveva recentemente scoperto tracce del suo interesse nel computer di casa. Da allora sua vita era diventata impossibile, raccontava ai suoi amici telematici, fino alla scorsa settimana, quando il padre le ha tagliato la lingua e le ha dato fuoco, uccidendola. Ora l'uomo è in carcere e verrà giudicato per un crimine legato al Diritto D'onore, una pratica ancora tristemente attuale in diversi paesi islamici. Tuttavia è improbable che riceva una pena severa, del resto la maggior parte dei religiosi sauditi mette in guardia contro i siti cristiani e i canali televisivi occidentali, considerati a pieno titolo minacce contro l'islam.

Un altro episodio, avvenuto pochi giorni dopo, vede protagonista un uomo di 50 anni che ha regolarmente contratto matrimonio con una bambina di cinque anni. Il padre della sposa-bambina aveva acconsentito all'unione in cambio di una cospicua dote. La vicenda, avvenuta nella provincia di Al Qasim, è stata divulgata dal magazine locale Okaz. La madre della bambina, però, ha deciso di denunciare il marito e chiedere a un tribunale l'annullamento del matrimonio della figlia: “Quell'uomo è già sposato con due donne” ha spiegato. Secondo esperti di diritto familiare islamico, nei tribunali sauditi si presentano spesso cause di questo tipo, e non è affatto scontato che a vincere sia la madre della bambina. Una vicenda del tutto simile, infatti, è già in fase di processo nella provincia di Asir, a sud della Mecca, dove un settantenne è stato denunciato dopo aver sposato una bambina di 10 anni. In Arabia Saudita non ci sono leggi che determinino un'età minima per sposarsi e anche l'approvazione della donna, formalmente necessaria, spesso non viene nemmeno chiesta.

L'11 agosto, nella regione di Qatif, nella parte orientale del paese, la polizia religiosa arrestava Rueida, una donna di 47 anni, per avere infranto il divieto di guidare l'auto. La donna, scoperta grazie alla segnalazione indignata di alcuni astanti, è stata arrestata e verrà processata. In Arabia Saudita non ci sono leggi che proibiscano di guidare al gentil sesso, ma c'è una lunga tradizione di religiosi Wahabiti che insistono, anche emettendo delle fatwa, che guidare per le donne sia un peccato. In passato le manifestazioni di protesta contro questa limitazione sono state represse, le donne attiviste arrestate e, per punizione ulteriore, espulse dal lavoro o dall'università. Rueida è stata rilasciata su cauzione, ma il giorno dopo, il quotidiano Al Riad svelava: la donna alla guida stava compiendo un atto eroico. Rueida era stata costretta a violare la norma religiosa per salvare i familiari coinvolti in un incendio, che le era divampato in casa. Il padre e i fratelli erano rimasti feriti, non erano in grado di guidare, e lei, che aveva imparato a portare l'auto dentro la fattoria dei genitori, aveva dovuto accompagnarli all'ospedale. Secondo la stampa del regno, sono molte le donne che, per ragioni impellenti, si mettono alla guida sfidando i precetti islamici e sperando di non incontrare la polizia religiosa. Spesso la fanno franca ma, per i religiosi sauditi, quello che conta è la possibilità di continuare a vietare e punire.

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