giovedì, agosto 21, 2008

Il dramma dei “bambini di strada”

Il lavoro minorile è una piaga sociale molto diffusa in tutti i paesi poveri, in particolare nelle zone povere dei paesi dell’America latina questo problema sembra essere ormai una condizione quasi “normale”. Il lavoro minorile spesso è solo un aspetto del degrado in cui migliaia di bambini, spesso orfani, ‘sopravvivono’ per le strade delle grandi metropoli latino americane. “Mininhos de rua” che tradotto in italiano vuol dire “bambini di strada”, con questo appellativo vengono definiti questi bambini. Un’infanzia spesso violata dal cosi detto ‘turismo sessuale’ proveniente dai paesi ricchi. La breve storia di Diana Marcela, tradotta per la nostra rivista da Fra Jesus Ceballos, è emblematica di questo dramma che sembra non avere ne inizio ne fine
.



La “strada”, ed in particolare ciò che su di essa avviene nelle ore notturne, attira i bambini lavoratori come le api al miele. E’ senza dubbio un paragone appropriato in quanto è proprio nelle ore notturne che la prostituzione minorile dilaga senza ma e senza se. I bambini abbandonati prostituendosi trovano la fonte di guadagno necessaria per poter mangiare, giorno per giorno. Il lavoro spesso non c’è, e se c’è è massacrante, pericoloso, mal remunerato.
Raccontiamo la storia di Diana Marcela, una bambina di 13 anni colombiana che lavora vendendo dolci nei dintorni delle discoteche, precisamente nella via ‘93’ della città di Bogotá. In molti conoscono questa bambina e le altre che lavorano con lei. Chiedendo alla gente di Diana riceviamo queste risposte:
- “Io ho visto tutti questi bambini entrare nel parco della via 93, della via 92 e giù nella via 15. Loro vendevano…”
- “Io li o visti arrivare verso le 21:30, 22:00. Loro lavorano fino alle 02:00, 03:00 del mattino”
- “Io li ho visto sulle strade, nei semafori, chiedono soldi, e vendono…

Diana è alta 1,34 cm, ha fatto solo la 5º elementare. Ha più esperienza come lavoratrice che la maggioranza di tanti universitari che si laureano in Colombia. La sua Università è stata la “strada”.
Questa bambina, come altre migliaia, non ha mai avuto una famiglia. Vive insieme a due amiche e con loro, strette in una morsa di solidarietà e ‘sorellanza’ ha formato una famiglia, in esse ha trovato ciò che assomiglia di più alla famiglia che non ha mai avuto. Le bambine lavorano e vivono insieme, unite indissolubilmente da una grande amicizia e ciò permette loro di andare avanti giorno per giorno.

Durante la settimana di Diana, iI giovedì, venerdì e sabato sono i giorni che dorme meno, perché dopo aver lavorato dalle 19:00 fino alle 6:00 mattino, deve alzarsi per occuparsi della sua casa. Dalla finestra Diana guarda Bogotá, vede il rione dove abita, ma sopratutto guarda più lontano, in direzione dei luoghi dove lavora e pensando alla sua vita pensa che non lei, purtroppo, non è l’unica bambina nel mondo costretta a lavorare. Inoltre ricorda, che nel suo breve passato le cose furono più difficili di quanto lo siano adesso.
Ci racconta: «Mia madre morì quando uscì per comprare i pannolini, quel giorno fu uccisa. Mio padre era un uomo buono, lui non voleva che io rubassi soldi, però mi diceva di entrare negli appartamenti per prendere oggetti…»

Adesso Diana ha un ‘angelo’ che la protegge e gli da conforto, un ‘angelo’ che nel passato che nel passato ha subito gli stessi abusi di cui è stata vittima Diana. Un ragazzo che ha vissuto in strada, ha consumato droga ed è stato umiliato dalle persone. Anche per questa comunanza di esperienze ha deciso di occuparsi di Diana.

La giornata lavorativa di Diana

Alle 17:00 Diana si prepara per uscire, si spoglia del poco che le rimane della sua vita infantile e si affida a Dio e alla Madonna perche abbia una buona notte e prega perché possa vendere tutta la sua merce.

Ogni notte Diana con le sue vecchie scarpe ripercorre gli stessi passi, negli stessi luoghi; prende la sua merce dal magazzino in ‘via 75’ al numero 15 e cammina incessantemente per 18 vie spingendo una vecchia carrozzina che lei ha trasformato nel suo ufficio. Diana è consapevole che non può andare a scuola perché non ha soldi. È cosciente però che si deve lavorare onestamente e desistere alle proposte che le fanno le persone sulla strada.
Sono le 23:00 e a Diana ancora le mancano 8 ore di lavoro. Lei deve aspettare fino alle 06:00 del mattino, fino a quando passano gli autobus per poter ritornare nuovamente a casa. Un lungo percorso verso la periferia
della città.

Messaggio di Diana:

A tutti i bambini Diana lascia questo messaggio: «Anche se vi trovate da soli, continuate sempre ad andare avanti. Nella vita non dobbiamo mai fermarci, dobbiamo pensare sempre al futuro sperando che sia migliore. Guardate sempre avanti e se avete una famiglia non lasciatela mai».


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