sabato, agosto 16, 2008

Apcom - La guerra in Georgia è formalmente finita: dopo il presidente georgiano Mikheil Saakashvili, anche il russo Dmitri Medvedev ha firmato il piano di pace in sei punti mediato dall'Ue e ne ha ordinata l'applicazione. Ma nel Paese caucasico la situazione resta confusa e le notizie, seppur spesso contrastanti, indicano che i russi non si affrettano a rientrare sulle linee pre-conflitto, come previsto dal piano di pace. I tank russi erano segnalati nel primo pomeriggio in gran movimento a una quarantina di chilometri da Tbilisi, mentre si sono ritirati da Igoieti. I georgiani hanno accusato i soldati inviati da Mosca di avere fatto saltare in aria un ponte ferroviario: sono arrivate foto a confermare che il viadotto è saltato, ma la Russia smentisce qualsiasi responsabilità. Nel pomeriggio, il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov ha annunciato l'avvio di negoziati in ambito Ue ed Onu per aumentare il numero di osservatori internazionali in Ossezia del Sud. E ha messo i primi paletti sulla composizione del contingente di pace che dovrà riprendere in mano la situazione nella regione separatista.

Il presidente russo ha firmato il piano di pace, ha annunciato il Cremlino poco prima delle 13 italiane. Dmitri "Medvedev ha informato i membri del Consiglio di sicurezza della Federazione di Russia di aver firmato il documento", ha dichiarato Natalia Timakova, portavoce della presidenza. Alla notizia della firma sono seguite piccate richieste di precisazioni, da parte russa, sulla scomparsa di un preambolo dal documento concordato in prima battuta tra il presidente francese - e presidente di turno dell'Ue - Nicolas Sarkozy. Il passaggio in 'mano americana', ieri, avrebbe dunque portato ad alcune modifiche e l'ambasciatore francese in Georgia Eric Fournier ha dovuto precisare che l'accordo firmato non prevede un limite di 10 chilometri a Sud dell'Ossezia meridionale per le pattuglie russe.

Le truppe moscovite, in ogni caso, sono state segnalate ben più a sud sia in mattinata che nel primo pomeriggio. In particolare, sono stati avvistati vari movimenti a circa 40 chilometri da Tbilisi. Misteriose manovre che i poliziotti georgiani nei posti di controllo lungo la principale strada che collega la capitale all'Ossezia del Sud hanno osservato impotenti. "Non so che ordini abbiano, ma credo stiano per andarsene", ipotizzava Vova Jakheli, agente di polizia al comando di un posto di guardia. I cingolati russi sono stati visti anche nei pressi dei villaggi di Kaspi e Lamiskana.

I russi restano anche a presidio dell'ingresso principale di Gori, dove stamattina è arrivato il patriarca Ilia II, capo spirituale della chiesa ortodossa georgiana. L'automobile con a bordo il capo della chiesa georgiana è entrata nella città bombardata nei giorni scorsi dall'aviazione russa in corteo con varie ambulanze e accompagnata dalle truppe russe. Ilia II ha lanciato ieri un appello al 'collega' russo Aleksei II, il patriarca ortodosso di Mosca, affinchè anche lui si rechi a Gori e nei villaggi attorno al capoluogo sud-osseto Tskhinvali, per accelerare le operazioni di evacuazione dei feriti e dei morti.

Strategicamente posizionata tra Ossezia del Sud e la capitale georgiana Tbilisi, Gori è diventata il centro del braccio di ferro russo-georgiano dopo la fine del conflitto aperto. Il ritiro dei russi segnerà de facto la 'vera' fine della guerra.

A parte la confusa situazione sul terreno, tuttavia, le parti in causa sono proiettate nel 'dopoguerra', con la Russia decisa a imporre le sue condizioni sulle regione separatiste all'origine della crisi. "Dovrebbe spettare all'Ossezia del Sud l'ultima parola su quali Paesi debbano inviare un contingente di pace", ha osservato Lavrov. Quanto al ritiro delle truppe russe, ha detto, Medvedev ha ordinato che vengano prese "ulteriori misure di sicurezza", che permetteranno ai soldati di Mosca di lasciare il Paese caucasico.



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