giovedì, agosto 21, 2008

In visita in Francia, il leader spirituale e massima autorità del governo tibetano attacca il paese organizzatore dei Giochi dalle pagine del quotidiano francese Le Monde. La strage sarebbe avvenuta lunedì 18 agosto

PECHINO, 21 agosto 2008 - In piena Olimpiade, dure accuse alla Cina arrivano dal Dalai Lama, massima autorità del governo tibetano in esilio. Il leader spirituale buddista, in un'intervista al quotidiano "Le Monde", ha accusato l'esercito cinese di "aver sparato contro la folla" lunedì scorso, il 18 agosto, nella regione di Kham, nell'est del Tibet, e ha detto che "secondo notizie in attesa di conferma" ci sarebbero stati 140 morti. "Da quando sono iniziati gli scontri, a marzo, i testimoni sono arrivati a contare circa 400 persone assassinate solo nell'area di Lhasa", ha riferito al giornale francese Tenzin Gyatso, questo il nome del Dalai Lama, che si trova a Parigi per una visita di due settimane, durante le quali incontrerà alcuni membri del governo francese. "Se si considera il Tibet in tutta la sua grandezza, il numero di vittime è ovviamente più alto".

ARRESTI - "Nello stesso periodo circa 10.000 persone sono state arrestate", prosegue il Dalai Lama, "non sappiamo dove sono state portate e che fine abbiano fatto".

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