sabato, agosto 02, 2008

DAMASCO - Quest’anno Damasco è capitale della cultura araba ma nello stesso tempo la Siria, 20 milioni di abitanti, per il 90 per cento musulmani ed il 10 per cento cristiani, si appresta a celebrare l’Anno Paolino inaugurato dal Papa il 28 giugno scorso nella Basilica di San Paolo fuori le Mura a Roma. Un’idea fondamentale, sottolinea il nunzio in Siria, l’arcivescovo Giovanni Battista Morandini, per rafforzare l’ecumenismo in un Paese culla delle culture e delle religioni. A parlare di Paolo - che da feroce persecutore dei primi cristiani diventò testimone di Cristo fuori dalla Terra Santa fino a Roma - non sono solo i cattolici, circa l’uno per cento della popolazione, ma tutte le confessioni cristiane presenti in Siria, ortodossi, melchiti, armeni, e la comunità musulmana. In questi giorni Damasco, tra la musica e i sapori del mercato e della città vecchia, conferma l’esperienza di essere città aperta al dialogo, dimostrando che è possibile la convivenza tra uomini e donne di religioni differenti. La convivenza, possibile nonostante i venti di crisi che minacciano il Medio Oriente, nasce da una profonda storia religiosa comune di secoli. Ripercorrendo questa tradizione il Gran Muftì della Siria, incontrando un gruppo di giornalisti italiani in pellegrinaggio paolino a Damasco, ha rinnovato a Benedetto XVI l’invito a vistare il Paese.

Un invito avanzato al Papa anche da altre nazioni del Medio Oriente che hanno conosciuto il passaggio o la presenza di San Paolo sul loro territorio. L’auspicio del Gran Muftì della Siria, Ahmad Hassoun, è quello di incontrare il Santo Padre anche a Roma prima della fine dell’Anno Paolino. La Siria si conferma, quindi, multietnica e mutlireligiosa.

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