giovedì, agosto 14, 2008

Campionessa di tuffi, aveva preso la via della mondanità. Ha chiesto scusa al popolo cinese ed è tornata a vincere

Peace Reporter - Guo Jingjing è un piccolo prodigio. E' nata nel 1981 e ha cominciato a tuffarsi all'età di 7 anni. Fin dalle prime movenze si poteva intuire che sarebbe diventata una grandissima atleta, che avrebbe soddisfatto se stessa e la Cina intera.Ha debuttato non ancora 15enne alle Olimpiadi di Atlanta nel 1996. Arrivò quinta. Dopo quella prova generale si sarebbe tolta innumerevoli soddisfazioni. E' facile cercare sue informazioni. Basta cliccare il suo nome su google ed usciranno decine di link in cinese ed in inglese. Pluricampionessa mondiale e olimpica, è uno degli esempi da seguire. E' infatti allenata da Zhou Jihong. La prima donna cinese a vincere una medaglia d'oro nei tuffi nel 1984.

La sua faccia campeggia sulle lattine di una famosa bevanda frizzante.
E la popolazione intera trattiene il respiro in attesa della sua prestazione. Tutti infatti sanno che lei è una professionista. Una di quelle che sa vincere e deve farlo. Per la gloria di tutta la nazione. Il trampolino di 3 metri per lei non ha segreti o incognite. Può anche cambiare la collega di tuffo sincronizzato, ma il suo piazzamento sarà lo stesso. Sul gradino più alto del podio. Per questo il governo ha utilizzato ed utilizza spesso il suo viso carino e pulito per le pubblicità. Ma anche per una celebrità come lei non tutto è rose e fiori.

Era l'anno 2004.
E lei come al solito aveva riportato in patria, dalla lontana Europa, il classico bottino di medaglie olimpiche. Era contenta. Rispondeva senza alcun problema alle innumerevoli domande che i giornalisti le rivolgevano. Senza paura e senza vantarsi. Eppure qualcosa doveva accadere.
Cominciò ad abbandonarsi alla vita mondana. Ogni giorno in diverse parti della nazione venivano organizzati per lei banchetti e feste. E forse aveva anche iniziato a mettere su qualche chilo. Ma lei cosa ci poteva fare? Dopotutto era diventata una star. Una star che cercava di dare lustro a sè stessa oltre che alla nazione. E non disdegnava assolutamente il trattamento che stava ricevendo. Non rifuggiva la notorietà.
Ma qualcuno in alto, molto in alto, cominciò a preoccuparsi.
Dopo le olimpiadi di Atene infatti, si sarebbero tenute le olimpiadi più importanti. Quelle di Pechino. Quelle organizzate per la prima volta dalla Cina. E forse quel qualcuno si preoccupò che magari quei chili di troppo, dovuti all'anatra alla pechinese, o ai ravioli con carne di maiale, avrebbero pregiudicato le future prestazioni di Guo. Qualcun'altro si preoccupò del troppo tempo che dedicava ai pranzi, alle cene ed alle feste. Forse era davvero troppo per una ragazza di 23 anni (all'epoca). Lei non poteva distrarsi. Era una delle certezze per rappresentare la Cina sul gradino più alto del podio. Doveva continuare ad allenarsi.
Le contromisure non si fecero attendere.
Era settembre, Guo Jingjing fu spedita in uno sperduto club di qualche regione della Cina. La motivazione era che doveva riprendere ad allenarsi in maniera seria. E lo avrebbe potuto fare solamente se si fosse allontanata dalla mondanità e dai ricevimenti.
Ma Jingjing era ed è un'atleta seria, la sua risposta fu immediata. La fece finita con televisioni e serate mondane. Si diresse nella nuova località che il governo aveva individuato per i suoi allenamenti. E mandò una lettera.

La lettera era indirizzata ai governanti e al popolo cinese.
Lei chiedeva scusa. Scusa per avere esegerato e per avere approfittato del suo ruolo di star olimpica. Scusa per i chili di troppo, e per avere dedicato più tempo al divertimento che all'impegno nello sport.
La figliol prodiga stava per tornare all'ovile. E il governo giustamente la perdonò. Allargò le braccia e la accolse felice. Lei mostrò subito di che pasta era fatta: Mondiale 2005 e 2007.
Quest'anno la prima medaglia è già arrivata. Jingjing è contenta.
Ieri sera in vista della nuova gara è stata intervistata. In televisione come al solito. Lei era serena. Sicura dei suoi mezzi. L'intervistatore molto meno. Tratteneva il respito. Emozionato forse di doverle fare delle domande. Sembrava che sul trampolino ci fosse lui e non lei. Respirava piano e cercava di controllarsi. Non voleva farle perdere la concentrazione. Non voleva che l'intervista la distraesse. Ha fatto quelle pochissime domande in punta di piedi e, con un filo di rammarico, l'ha lasciata andare. I cinesi trattengono il respiro. Come quell'intervistatore. Sperando che porti a casa anche la seconda medaglia.

Scritto per PeaceReorter da
Lucio Cascavilla



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