mercoledì, agosto 06, 2008

La visita indica il crescente peso della diploamzia di Ankara, dove la settimana prossima arriva Ahmadinejad. Per Damasco l’occasione per un punto sui colloqui indiretti con Gerusalemme e forse un tentativo di pressione verso Washington.

Ankara, Turchia (AsiaNews) – La situazione in Medio Oriente – in particolare i rapporti con Israele e la questione nucleare iraniana – ed i rapporti, anche economici, bilaterali sono al centro della visita che il presidente siriano Bashar al Assad compie da ieri in Turchia. Nella città turistica di Bodrum, dove la famiglia di Assad si trattiene per una vacanza, il presidente siriano ha avuto un lungo pranzo di lavoro con il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. La situazione degli indiretti colloqui di pace con Israele, ora resi complicati dalle annunciate dimissioni del primo ministro Ehud Olmert, avvenuti con la mediazione turca sono stati certamente al centro del lungo incontro tra Assad ed Erdogan, che si sonoscono da tempo e si sono visti più volte. I negoziati indiretti - che la settimana scorsa sono giunti al quarto round e dovrebbero proseguire a metà agosto – mirano ad un accordo di pace. I siriani chiedono la restituzione delle strategiche Alture del Golan, conquistate da Israele nella guerra del 1967, lo Stato ebraico vuole che Damasco interrompa l’alleanza con l’Iran ed il sostegno a Hezbollah e Hamas. Ma per accedere alle richieste israeliane, Assad vuole il sostegno politico ed economico degli Usa, che, con la presidenza Bush, dicono di non volersi impegnare in tal senso.

In questo quadro, la visita di Assad in Turchia potrebbe mirare anche a premere sugli Stati Uniti, magari anche grazie ad Ankara. Il presidente siriano ha appena incontrato l’iraniano Ahmadinejad, col quale ha ribadito comunità di intenti. Una mossa probabilmente destinata a mostrare che la Siria può muoversi – e pesare - sui due fronti.

Vista da Ankara, la visita di Assad conferma la crescente importanza diplomatica della Turchia: tra una settimana arriverà proprio Ahmadinejad, praticamente all’indomani del suo nuovo no alle proposte dei membri permanenti del Consiglio di sicurezza (Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia) più la Germania per fermare il processo di arricchimento dell’uranio e delle prevedibili nuove sanzioni dell’Onu.

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