domenica, agosto 03, 2008

Benedetto XVI spera che le Olimpiadi siano “pegno di fraternità e di pace tra i popoli” e si svolgano “nel rispetto della comune dignità”. Memoria di Paolo VI, dal “merito sovrumano”, per aver guidato la Chiesa nella difficile fase del post-concilio.

AsiaNews - Benedetto XVI si augura che le Olimpiadi di Pechino offrano “alla comunità internazionale un valido esempio di convivenza tra persone delle più diverse provenienze, nel rispetto della comune dignità. Possa ancora una volta lo sport essere pegno di fraternità e di pace tra i popoli!”.

Il papa non fa alcun riferimento ai problemi che avvolgono i Giochi della capitale cinese (libertà di stampa, questioni sociali, ecologiche), né ricorda i problemi che diverse comunità cristiane e religiose – anche cattoliche soffrono tuttora (vescovi scomparsi, sacerdoti in prigione, comunità impossibilitate a incontrarsi). Con fare magnanimo egli indirizza il suo “cordiale saluto” “al Paese ospitante, agli organizzatori e ai partecipanti, in primo luogo agli atleti” e dice di seguire “con profonda simpatia questo grande incontro sportivo”.


Ma la riflessione dell’Angelus di oggi, dalla piazza del duomo di Bressanone, dove egli sta spendendo i suoi giorni di vacanza, dal 28 luglio, è dedicata soprattutto alla memoria del papa Paolo VI, morto il 6 agosto 1978.

“Quale supremo Pastore della Chiesa – aggiunge il pontefice - guidò il popolo di Dio alla contemplazione del volto di Cristo, Redentore dell’uomo e Signore della storia. E proprio l’amorevole orientamento della mente e del cuore verso Cristo fu uno dei cardini del Concilio Vaticano II, un atteggiamento fondamentale che il venerato mio predecessore Giovanni Paolo II ereditò e rilanciò nel grande Giubileo del 2000. Al centro di tutto, sempre e solo Cristo: al centro delle Sacre Scritture e della Tradizione, nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo. La Divina Provvidenza chiamò Giovanni Battista Montini dalla Cattedra di Milano a quella di Roma nel momento più delicato del Concilio – quando l’intuizione del beato Giovanni XXIII rischiava di non prendere forma. Come non ringraziare il Signore per la sua feconda e coraggiosa azione pastorale? Man mano che il nostro sguardo sul passato si fa più largo e consapevole, appare sempre più grande, quasi sovrumano, il merito di Paolo VI nel presiedere l’Assise conciliare, nel condurla felicemente a termine e nel governare la movimentata fase del post-Concilio. Potremmo veramente dire, con l’apostolo Paolo, che la grazia di Dio in lui “non è stata vana” (cfr 1 Cor 15,10): ha valorizzato le sue spiccate doti di intelligenza e il suo amore appassionato alla Chiesa ed all’uomo. Mentre rendiamo grazie a Dio per il dono di questo grande Papa, ci impegniamo a far tesoro dei suoi insegnamenti.

E prima della recitazione della preghiera mariana, Benedetto XVI ricorda che proprio Paolo VI "volle tributare speciale onore alla Vergine Maria proclamandola “Madre della Chiesa” (cfr Insegnamenti, II [1964], 675), immagine e modello non solo del cristiano ma, come insegnano i santi Padri, dell’intero Corpo mistico di Cristo”.

Alla fine dell’Angelus, dopo i saluti e gli auguri per le Olimpiadi di Pechino, il papa ha salutato le migliaia di pellegrini radunati nella piazza. Fra le diverse lingue, non ha dimenticato i saluti in lingua ladina, usata in alcune valli dell’Alto Adige.

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