Il segretario della Commissione Giustizia e Pace commenta le dimissioni e parla dei possibili scenari futuri. La speranza che alle minoranze, anche cristiane, sia riconosciuto un maggior ruolo.
Islamabad (AsiaNews) – “Le dimissioni del presidente Musharraf sono un cambiamento positivo in Pakistan e ognuno ne è felice. Ora il Paese può uscire da una situazione di incertezza e tutto potrà migliorare”. Peter Jacob, segretario esecutivo della Commissione Giustizia e Pace (Gp) della Chiesa cattolica pakistana, commenta così per AsiaNews la rinuncia di ieri del presidente Pervez Musharraf, poco prima che gli fosse applicato l’impeachment con l’accusa di avere violato la Costituzione e manipolato fondi statali.
“Ora sarà possibile un confronto [politico], saranno re-insediati i giudici destituiti [da Musharraf] e per la coalizione di governo sarà più facile affrontare i vari problemi. Ma per il governo sarà maggiore anche la responsabilità, dato che ora ha tutto il potere”.
Nel suo discorso di commiato ieri, Musharraf ha difeso il suo operato, dicendo di avere fatto quanto necessario per rendere il Pakistan un Paese prospero e democratico e ricordando di avere tenuto elezioni democratiche e di avere lasciato la carica di capo dell’esercito (che deteneva insieme a quella di presidente). Ha definito infondate e “fabbricate” le accuse contro di lui, ma ha dovuto prendere atto che il rapporto con il governo si era deteriorato. Per cui, per il suo amore al Paese, si è dimesso per porre fine a questo conflitto. Ha concluso chiedendo perdono alla popolazione se, come ogni essere umano, ha comunque fatto errori.
Le accuse contro Musharraf non sono state rese pubbliche, ma secondo i media comprendono il golpe militare nel 1999 contro il governo eletto di Nawaz Sharif, la sospensione due volte del sistema costituzionale e l’aggressione contro il potere giudiziario il 9 marzo e il 3 novembre 2007, il mancato rispetto dell’annuale consultazione del parlamento e l’istituzione nelle province di competenze autonome finanziarie senza consultarlo, le operazioni militari in Baluchistan e l’uccisione del leader locale Nawab Akbar Bugti, le operazioni militari in Lal Masjid nel luglio 2007 e altre operazioni militari. La gran parte degli analisti ritiene che le dimissioni siano state concordate.
Jacob osserva che nel suo discorso di addio, l’ex generale si è vantato di aver liberalizzato le elezioni per i gruppi di minoranza [prima i vari gruppi potevano votare solo per loro candidati separati - ndr]. In realtà, afferma il segretario di Gp, le libere elezioni sono state ripristinate soltanto grazie a una lunga battaglia della società civile e degli attivisti per i diritti, perché il gabinetto di Musharraf è stato a lungo contrario.
Riguardo a possibili ricadute verso il fondamentalismo, egli ritiene che il governo attuale ha “ministri con una buona esperienza”, in grado di affrontare i problemi del Paese. Anche su Nawaz Sharif, leader del partito Pakistan Muslim League Nawaz (Pml-N), ha forti relazioni con gruppi religiosi estremisti e si è espresso a favore dell’introduzione della legge islamica, il parere è positivo: “tutto questo – dice Jacob - fa parte del passato”. “Ora il Pml-N ha una posizione più responsabile, perché è al potere non da solo, ma insieme a partiti liberali”, né nell’attuale situazione appaiono possibili differenti alleanze di governo. Per questo il segretario di Gp è anche fiducioso che, nonostante la diffusione dell’estremismo islamico, la politica non sia determinata da fattori religiosi e possano anzi avere ascolto le minoranze, tra cui la componente cristiana della società. Finora tale confronto era reso difficile anche per la situazione di incertezza conseguente al contrasto tra Musharraf e il governo.
Jacob spera che le minoranze possano avere un ruolo attivo nel governo, con riconoscimento dei loro diritti politici, e intende “incontrare ogni ministro per parlare dei problemi delle minoranze”. “Nell’immediato – egli dice – le minoranze debbono formulare le loro richieste con grande attenzione”. Entro due o tre mesi egli prevede che sarà presentata al parlamento una riforma costituzionale per riconoscere le diverse religioni e che “il Pakistan è un Paese con più di una religione”.
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