Il 6 agosto 1978, Festa della Trasfigurazione - come all’Angelus di domenica scorsa aveva ricordato Benedetto XVI - tornava alla Casa del Padre, Paolo VI. Un umile e coraggioso testimone della Verità, apostolo della pace, uomo del dialogo tra i popoli e le culture che seppe portare a compimento il Concilio Vaticano II con saggezza e lungimiranza. Per il XXX anniversario della morte di Papa Montini, la MISNA ripercorre con un servizio di Alessandro Gisotti per la “Radio Vaticana”, gli eventi fondamentali del suo Pontificato.
MISNA - “Fidem servavi”, ho conservato la fede: in questa affermazione, pronunciata pochi giorni prima della morte, c’è tutto il Pontificato di Paolo VI. Un Papa, mite e fermo, innamorato della Verità, che guidò la barca di Pietro in anni burrascosi per la Chiesa e per il mondo. Eletto al soglio pontificio il 21 giugno del 1963, Papa Montini ha subito davanti a sé una sfida epocale: portare a compimento il Concilio Vaticano II, nato da un’intuizione profetica di Giovanni XXIII, ma che, dopo gli entusiasmi iniziali, rischia di arenarsi. Nella Messa di inizio Pontificato, il 30 giugno del 1963, Paolo VI non nasconde le sue preoccupazioni e prospetta ai fedeli la sua visione della Chiesa: “Difenderemo la santa Chiesa dagli errori di dottrina e di costume, che dentro e fuori dei suoi confini ne minacciano la integrità e ne velano la bellezza; Noi cercheremo di conservare e di accrescere la virtù pastorale della Chiesa, che la presenta, libera e povera, nell’atteggiamento che le è proprio di madre e di maestra”.
Tre mesi dopo, il 29 settembre, Papa Montini apre solennemente la seconda sessione del Concilio. Nel suo discorso inaugurale, enumera le quattro finalità di questo evento straordinario: l’esposizione dottrinale della natura della Chiesa; il suo rinnovamento interiore; l’incremento dell’unità dei cristiani e il dialogo della Chiesa con il mondo contemporaneo. Paolo VI, che da arcivescovo di Milano aveva preso parte alla prima sessione conciliare, non sarà semplicemente “il notaio del Concilio”. Segue con cura e passione i lavori, interviene con saggezza nelle circostanze più delicate. E il 7 dicembre del 1965 chiude l’assise ecumenica con sentimenti di gioia e commozione: “Concilium hoc nostrum posteris eiusmodi Ecclesiae imaginem tradet…
Questo Concilio consegna alla storia l’immagine della Chiesa cattolica raffigurata da quest’aula, piena di Pastori professanti la medesima fede, spiranti la medesima carità, associati nella medesima comunione di preghiera, di disciplina, di attività, e - ciò ch’è meraviglioso - tutti desiderosi d’una cosa sola, di offrire se stessi, come Cristo nostro Maestro e Signore, per la vita della Chiesa e per la salvezza del mondo”. Nei suoi quindici anni di Pontificato, Papa Montini si impegnerà alacremente per la pace nel mondo, anche attraverso un rinvigorimento della dimensione missionaria della Chiesa, sottolineata nella Esortazione “Evangelii nuntiandi”. Istituisce una Giornata della Pace, da celebrare ogni primo gennaio. E si fa apostolo di pace fino ai confini della terra con i suoi nove viaggi apostolici internazionali che lo porteranno a toccare tutti e cinque i continenti. Memorabile il suo discorso all’assemblea delle Nazioni Unite a New York, il 4 ottobre del 1965, il suo grido contro la guerra:“Jamais plus la guerre, jamais plus la guerre! C'est la paix, la paix…”. Mai più la guerra, mai più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell'intera umanità!. (continua)
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