venerdì, settembre 19, 2008

Cosa c'entra l'energia con la crisi che sta facendo tremare la finanza americana e internazionale? Secondo l'analisi di The Oil Drum la relazione è piuttosto stretta.

QualEnergia.it - La bancarotta della più grande banca d’affari Usa, Lehman Brothers, dichiarata ieri; i seri problemi di Aig (il numero uno delle polizze assicurative del paese e la prima fornitrice di rendite a tasso fisso), anch'essa in queste ore sull’orlo del tracollo; la vendita di un'altra grande banca in difficoltà, Merrill Lynch alla Bank of America, e ancora, la nazionalizzazione di Freddie Mac e di Fannie Mae, i due enormi istituti di gestione dei mutui salvati solo così dal fallimento. La crisi della finanza Usa che minaccia di divenire crisi internazionale, occupa le pagine dei giornali in queste ore. E la questione energetica cosa c'entra con tutto questo?
Molto. Almeno a leggere l’analisi proposta da una delle firme di The Oil Drum, Gail Tverberg. Alcune delle istituzioni che ora sono in difficoltà, fa notare Tverberg, trattavano futures petroliferi; una volta che il prezzo del greggio è cominciato a scendere i bilanci di queste aziende ne hanno risentito e per avere liquidità hanno iniziato a vendere petrolio, facendone così scendere ulteriormente il prezzo: una reazione a catena che ha contribuito a far precipitare il valore del barile in un modo non giustificato dai fondamentali, cioè domanda e offerta.

E il prezzo dell’energia, assieme a quello del cibo, secondo l’analisi proposta, sarebbe anche tra le cause della crisi del credito: gli aumenti vertiginosi dei mesi passati avrebbero contribuito a far calare la solvibilità nel pagare i debiti, come appunto i mutui. Un fattore negativo che avrebbe influenzato negativamente il mercato dei mutui e dei prestiti, aumentando il tasso di insolvenza, a livello sistematico.

Ora le conseguenze di questa crisi finanziaria, avverte Tverberg, si faranno sentire sul settore energetico: la stretta del credito farà segnare un rallentamento per industrie che hanno bisogno di grandi capitali per espandere la produzione di fonti tradizionali o per sviluppare le rinnovabili.


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