venerdì, settembre 26, 2008

Eco51.it - «Il cane morde sempre il pezzente» è un adagio popolare declinato in mille varianti diverse in tutta Italia per indicare come, quando ci siano delle situazioni sfavorevoli, queste sembrino accanirsi contro le persone che già normalmente non versano in condizioni ottimali. Ebbene, questo è quanto accade ai Paesi del cosiddetto Sud del Mondo in relazione ai cambiamenti climatici e non solo, purtroppo.
Che il surriscaldamento del Pianeta porti con sé una lunga serie di conseguenze che gli scienziati ancora solo in parte ritengono di poter prevedere, è cosa nota. Forse è meno noto che i cambiamenti climatici stiano già facendo danni nei paesi più poveri e, beffardamente, meno responsabili di tali fenomeni.

Giusto per restare nella stretta attualità e non spingerci troppo indietro nel tempo, dove in ogni caso troveremmo pure diversi esempi, l’uragano Ike a Cuba ha mietuto ben 60 vittime, ed il bilancio è ancora destinato ad aumentare. Oltre a queste vanno considerate le persone che per via del tornado hanno perso casa e lavoro ed adesso devono tentare un’opera di ricostruzione dal nulla e col nulla. Ad Haiti il tifone Gustav ha ucciso oltre 70 persone nonostante l’arrivo dell’uragano fosse stato largamente previsto dalle autorità locali che avevano organizzato un piano di evacuazione che ha permesso a migliaia di persone di mettersi in salvo. Anche in questo caso però, 50.000 abitanti di quella che è l’isola più povera d’America e tra i paesi più poveri al mondo, hanno visto distrutte le proprie case. E, come se non bastasse, dopo pochi giorni un nuovo tifone, Hanna, ha portato piogge torrenziali che hanno fatto straripare i fiumi e generato una vera e propria inondazione di fango, con punte di cinque metri, che ha sommerso le poche costruzioni rimaste in piedi.

Si è temuto anche per New Orleans, soprattutto per i quartieri più poveri al centro delle devastazioni dell’uragano Katrina nel 2004, ma, contrariamente a quanto accaduto nella parte meridionale di Haiti, Gustav ha bruscamente ridotto la sua violenza venendo declassato a tempesta tropicale.

Dall’altra parte del mondo le intense piogge monsoniche nella parte settentrionale dell’India, nella regione dell’Assam e del Bihar al confine col Nepal, hanno portato all’esondazione del fiume Kosi che ha inondato di fango intere città, distruggendo le abitazioni di 500.000 persone e uccidendone almeno un centinaio.

Si tratta di fenomeni piuttosto ricorrenti in queste aree del mondo, ma i dati dell’estate appena trascorsa sono i più negativi dell’ultimo mezzo secolo. Il portale Villaggio Globale pone l’accento sul mondo dell’informazione che tende, forse intenzionalmente, a relegare tra le «altre notizie» questi dati allarmanti, sminuendone di fatto l’importanza agli occhi dell’opinione pubblica.

La gente, invece, dovrebbe sapere ed essere stimolata ad informarsi autonomamente. Sarebbe importante, ad esempio, sapere che negli ultimi 25 anni i cicloni non soltanto sono aumentati ma hanno incrementato la loro velocità e con essa la potenza distruttrice. Per ogni grado di temperatura media in più, sostiene la rivista «Nature», la frequenza degli uragani aumenta del 31%.

La speranza è che anche articoli come il nostro possano risultare utili a sensibilizzare un numero sempre maggiore di persone. Più saranno e più sarà difficile, per i governi, ignorarle.

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