martedì, settembre 23, 2008

Radio Vaticana - “L’uomo non ha nessun diritto sulla sua vita e neanche sulla vita degli altri”. È questa la posizione del presidente della Conferenza episcopale della Colombia, mons. Rubén Salazar Gómez ,di fronte all’approvazione, in prima lettura al Senato, del progetto di legge che “regolamenta la pratica dell’eutanasia, del suicidio assistito e il servizio delle cure palliative”. “Il diritto alla vita è un diritto fondamentale e universale”, sottolinea mons. Salazar Gómez, arcivescovo di Barranquilla, che inoltre ricorda che l’articolo 11 della Carta costituzionale sancisce l’inviolabilità della vita. “Nella tradizione etica riguardo al rispetto della vita - spiega il presule - la dignità umana è invariabile, vale a dire, essa non diminuisce a causa della malattia, delle malformazioni o della demenza. Anzi, come insegna l’esperienza, l’avversità biologica o psichica può essere un’ulteriore occasione per nobilitare” ancora di più una vita debole. Mons. Salazar Gómez rammenta quanto sia desiderabile per ogni persona una “morte naturale e serena” e, dunque è “legittimo lottare contro il dolore così come la rinuncia volontaria a trattamenti inutili, sproporzionati e troppo costosi che finirebbero per provocare soltanto un prolungamento dell’esistenza precario e penoso”. Il presidente dell’Episcopato colombiano ricorda però che “non è lecito interrompere le cure normali dovute a qualsiasi malato in casi simili”. In riferimento al progetto di legge in discussione, indipendentemente dalla sua approvazione o rifiuto definitivi, mons. Salazar Gómez, ricorda ai cattolici che “non tutto ciò che è permesso dal punto di vista legale, è al tempo stesso moralmente lecito”. “È contrario all’etica - rileva il presule - così come socialmente diseducativo, legiferare sulla soppressione di vite umane innocenti”, anche perché qualsiasi “legge che autorizzi simili azioni si presterà ad abusi imprevedibili”. “La Chiesa - conclude il presidente della Conferenza episcopale colombiana - basandosi su questi principi, nati dalla ragione ed illuminati dal Vangelo, rifiuta l’eutanasia" in quanto "comporta l’anticipo del termine di una vita che la malattia o la vecchiaia sembrerebbero aver reso insostenibile, oppure come azione destinata a mettere fine alla vita di un malato inguaribile con il pretesto di evitargli ulteriori sofferenze”. (A cura di Luis Badilla)


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