Il 25 settembre fondamentalisti hanno attaccato e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità nel villaggio di Sukananda. Suor M. Suma, superiora regionale, prega per i “persecutori” perché si pentano delle violenze e possano “far pace con Dio” per le loro azioni.
New Delhi (AsiaNews) – Lo scorso 25 settembre i fondamentalisti indù hanno assalito e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, nel villaggio di Sukananda, distretto di Kandhamal. Ancora scossa dalla vicenda suor M. Suma, superiora regionale dell’ordine, ricorda le parole pronunciate della beata di Calcutta poco prima di morire: “Dopo che sarò morta non resterò in paradiso... ma attraverserò il mondo a piedi dove prevale l’oscurità, per illuminarlo con la Luce che proviene dall’amore di Dio”. In queste parole la religiosa dice di trovare “conforto” nonostante le “sofferenze” e le “persecuzioni” subite dai cristiani in India.
“Sono certa – racconta ad AsiaNews la religiosa – che Madre Teresa sia qui con noi e che porti speranza e conforto a quanti hanno perso tutto”. Suor M. Suma prega, insieme alle consorelle, per i “persecutori” perché i “si pentano delle violenze commesse” e possano fare “pace con Dio” per le violenze, le morti, le distruzioni che hanno causato verso “i cristiani” del distretto Kandhamal. “A loro” ribadisce la suora “offriamo le nostre sofferenze” perché possano finalmente scoprire “la luce che è Verità”.
Giovedì 25 settembre, verso le 11 di sera, una folla di 700 persone si è riversata per le strade – violando il coprifuoco imposto dalle autorità – e armata di asce, spade e bastoni di ferro ha preso d’assalto la casa delle Missionarie della Carità nel villaggio di Sukananda che, fortunatamente, al momento era deserta. I fanatici indù hanno distrutto l’edificio e tutto ciò che lo circondava nel raggio di 5 acri. Hanno anche distrutto la chiesa locale, scatenando la loro furia devastatrice fino alle 2 del 26 mattina.
“Nella casa non c’era nessuno – prosegue la religiosa – perché da quando sono scoppiate le violenze contro i cristiani abbiamo preso tutti i nostri piccoli beni e ci siamo trasferite nella dimora di Bhubaneshwar. Con noi abbiamo portato il tabernacolo, l’altare e soprattutto le ragazze dalit e tribali alle quali davamo alloggio e riparo; abbiamo lasciato solo una piccola immagine di Madre Teresa, che è la fonte e la ragione della nostra missione. Nella casa, al momento dell’assalto, c’era solo la nostra Madre”.
Ieri Suor M. Suma ha incontrato il governatore dello Stato dell’Orissa, Muralidhar Chandrakant Bhandare, al quale ha confidato che l’attacco è opera di “forze demoniache” che operano nella regione; l’amministratore si è detto “d’accordo” con la suora. Solidarietà alle suore arriva anche dall’arcivescovo di Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, che definisce le religiose di Madre Teresa come “missionarie di frontiera” e per questo maggiormente esposte ai rischi.
New Delhi (AsiaNews) – Lo scorso 25 settembre i fondamentalisti indù hanno assalito e dato alle fiamme la casa delle Missionarie della Carità, ordine fondato da Madre Teresa di Calcutta, nel villaggio di Sukananda, distretto di Kandhamal. Ancora scossa dalla vicenda suor M. Suma, superiora regionale dell’ordine, ricorda le parole pronunciate della beata di Calcutta poco prima di morire: “Dopo che sarò morta non resterò in paradiso... ma attraverserò il mondo a piedi dove prevale l’oscurità, per illuminarlo con la Luce che proviene dall’amore di Dio”. In queste parole la religiosa dice di trovare “conforto” nonostante le “sofferenze” e le “persecuzioni” subite dai cristiani in India.
“Sono certa – racconta ad AsiaNews la religiosa – che Madre Teresa sia qui con noi e che porti speranza e conforto a quanti hanno perso tutto”. Suor M. Suma prega, insieme alle consorelle, per i “persecutori” perché i “si pentano delle violenze commesse” e possano fare “pace con Dio” per le violenze, le morti, le distruzioni che hanno causato verso “i cristiani” del distretto Kandhamal. “A loro” ribadisce la suora “offriamo le nostre sofferenze” perché possano finalmente scoprire “la luce che è Verità”.
Giovedì 25 settembre, verso le 11 di sera, una folla di 700 persone si è riversata per le strade – violando il coprifuoco imposto dalle autorità – e armata di asce, spade e bastoni di ferro ha preso d’assalto la casa delle Missionarie della Carità nel villaggio di Sukananda che, fortunatamente, al momento era deserta. I fanatici indù hanno distrutto l’edificio e tutto ciò che lo circondava nel raggio di 5 acri. Hanno anche distrutto la chiesa locale, scatenando la loro furia devastatrice fino alle 2 del 26 mattina.
“Nella casa non c’era nessuno – prosegue la religiosa – perché da quando sono scoppiate le violenze contro i cristiani abbiamo preso tutti i nostri piccoli beni e ci siamo trasferite nella dimora di Bhubaneshwar. Con noi abbiamo portato il tabernacolo, l’altare e soprattutto le ragazze dalit e tribali alle quali davamo alloggio e riparo; abbiamo lasciato solo una piccola immagine di Madre Teresa, che è la fonte e la ragione della nostra missione. Nella casa, al momento dell’assalto, c’era solo la nostra Madre”.
Ieri Suor M. Suma ha incontrato il governatore dello Stato dell’Orissa, Muralidhar Chandrakant Bhandare, al quale ha confidato che l’attacco è opera di “forze demoniache” che operano nella regione; l’amministratore si è detto “d’accordo” con la suora. Solidarietà alle suore arriva anche dall’arcivescovo di Bhubaneshwar, mons. Raphael Cheenath, che definisce le religiose di Madre Teresa come “missionarie di frontiera” e per questo maggiormente esposte ai rischi.
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