venerdì, settembre 26, 2008
Per la prima volta, la Conferenza episcopale indiana accusa ufficialmente gruppi dell’Hindutva ed esige giustizia dal governo centrale e dagli altri stati. Il motivo: salvaguardare la civiltà indiana della tolleranza e garantire l’opera dei cristiani a favore dei poveri e dei fuori casta e per la riconciliazione sociale.

Bangalore (AsiaNews) – Ecco la dichiarazione firmata dal card. Varkey Vithayathil a nome della Conferenza dei vescovi indiani (Cbci) sulle violenze contro i cristiani, diffusa oggi: "Colpiti e rattristati dai recenti incidenti di estrema violenza scatenatisi contro la comunità cristiani in varie parti della nazione, i membri del Comitato esecutivo della Conferenza dei vescovi cattolici dell’India esprimono il loro più grande disappunto per l’apatia e l’inazione del governo centrale e degli Stati.
Eventi tragici: Persone innocenti sono state assassinate, donne molestate, chiese e luoghi religiosi dissacrati, distrutti e bruciati, case dei cristiani sono state distrutte a Kandhamal e in altri distretti dell’Orissa. Il governo dello Stato ha continuato a dare assicurazioni che tutto era nella normalità e che la sicurezza era perfetta. Ma quando sono state fatte delle critiche, esso si è scusato dicendo di essere incapace a controllare le folle che vandalizzavano proprietà ecclesiali e attaccavano personale religioso e popolazione cristiana.

Era evidente che gli autori di queste azioni malvagie erano addestrati agenti dell’attivismo radicale Hindutva, che si muovevano sotto istruzione ed eseguendo un piano preordinato di distruzione. Anche se la comunità cristiana in India stava agonizzando sotto questi dolorosissimi eventi, gli attacchi e il vandalismo si sono diffusi in Karnataka, Kerala, Andhra Pradesh Madhya Pradesh e Chattisgarh.

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