giovedì, ottobre 16, 2008
Allarme povertà: anche in Italia 15 milioni di persone in difficoltà. Lo denuncia la Caritas.

PapaBoys - In Italia "l'emergenza sociale riguarda 15 milioni di persone". Non solo, quindi, i 7.5 milioni ufficialmente sotto la soglia della povertà, ma altrettanti che "si collocano poco sopra, e quindi sono da considerare ad alto rischio". È quanto si afferma nel Rapporto sulla povertà in Italia elaborato dalla Caritas Italiana in collaborazione con la Fondazione Zancan, rilanciato dall'Osservatore Romano. Ne deriva che "nell'Europa dei 15 l'Italia presenta una delle più alte percentuali di popolazione a rischio povertà". Il rapporto ricorda i dati Istat: il 13% degli italiani è povero, vive cioè con meno di 500-600 euro al mese. Sono povere le famiglie con anziani (soprattutto se autosufficienti) ed è povero un terzo delle famiglie con tre o più figli; il 48,9% di queste vive al sud. Avere più figli aumenta evidentemente il rischio di povertà. Quella che potrebbe essere considerata un'ovvietà - afferma invece il rapporto - non lo è più se si considera che per esempio in Norvegia, con più figli il tasso di povertà si abbassa. Nel rapporto si afferma inoltre che si sta rendendo sempre più evidente la forbice della distribuzione dei redditi: "Il quinto delle famiglie con i redditi più bassi percepisce solo il 7 per cento del reddito totale", mentre "il quinto delle famiglie con il reddito più alto percepisce il 40,8 per cento del reddito totale".

Nonostante ciò, secondo lo studio presentato dalla Caritas nazionale, l'Italia risulta al di sotto della spesa media europea per la protezione sociale, a confronto in particolare di Paesi come Svezia, Danimarca, Olanda, Germania e Irlanda, dove l'impatto della spesa per la protezione sociale riesce a ridurre del 50% il rischio povertà. In Italia invece si raggiunge il 4%. In realtà, la spesa pubblica aumenta, per via della previdenza sociale. Nel 2007 sono state erogate prestazioni a fini sociali pari a oltre 366 milioni di euro, di cui il 66,3% per pensioni (+5,2% rispetto al 2006). Lo squilibrio rispetto agli altri interventi sociali è più evidente - è detto nel rapporto - se si considera l'incidenza sul prodotto interno lordo: la spesa per la previdenza incide per il 15,8% , quella per la sanità per il 6,2%, per l'assistenza sociale per l'1,9%. Il rapporto suggerisce di riorientare e riqualificare le risorse. Si può dare quindi risposta alla povertà - si afferma nel rapporto - senza aumentare la spesa pubblica complessiva per la protezione sociale ma utilizzando diversamente le risorse. Anche se, si riconosce, "non è per niente facile, perché chi oggi beneficia dei trasferimenti pubblici, e ne ha fatto una fonte di reddito, non è disposto a rimettere in discussione i diritti acquisiti". Tra le proposte indicate dal Rapporto per affrontare l'emergenza povertà ci sono inoltre l'adozione di una misura universale di sostegno al reddito; investimenti nel Mezzogiorno per servizi pubblici essenziali; interventi di sostegno per gli affitti e programmi di edilizia pubblica.

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