sabato, ottobre 04, 2008
Benedetto XVI, ricordando i 40 anni della Humanai Vitae, ne ribadisce il messaggio centrale: l’amore tra i coniugi “comprende” la generazione dei figli ed esistono “limiti invalicabili” che la scienza deve riconoscere.

Città del Vaticano (AsiaNews) – La Chiesa deve saper “orientare le coppie a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano”, che “la possibilità di procreare una nuova vita umana è inclusa nell’integrale donazione dei coniugi” ed anzi, che così l’amore coniugale “non solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi chiamando alla vita le persone umane”. E’ il compito che Benedetto XVI affida alla Chiesa, di fronte alla “tanta difficoltà” che “il mondo, ed anche molti fedeli”, trovano a comprenderne il messaggio su matrimonio e procreazione.

E’ quanto scrive oggi Benedetto XVI in un messaggio al convegno internazionale - organizzato congiuntamente dal Pontificio Istituto “Giovanni Paolo II” per studi su matrimonio e famiglia e dall’Università cattolica del Sacro Cuore - che, a 40 anni dalla pubblicazione della Humanae vitae, l’enciclica di Paolo VI sulla famiglia e la procreazione responsabile, affronta “attualità e profezia di un’Enciclica”.

“La possibilità di procreare una nuova vita umana – scrive il Papa - è inclusa nell’integrale donazione dei coniugi. Se, infatti, ogni forma d’amore tende a diffondere la pienezza di cui vive, l’amore coniugale ha un modo proprio di comunicarsi: generare dei figli. Così esso non solo assomiglia, ma partecipa all’amore di Dio, che vuole comunicarsi chiamando alla vita le persone umane. Escludere questa dimensione comunicativa mediante un’azione che miri ad impedire la procreazione significa negare la verità intima dell’amore sponsale, con cui si comunica il dono divino”. Benedetto XVI cita, in proposito, un passo dell’enciclica (n. 17), nel quale si dice che “se non si vuole esporre all’arbitrio degli uomini la missione di generare la vita, si devono necessariamente riconoscere limiti invalicabili alla possibilità di dominio dell’uomo sul proprio corpo e sulle sue funzioni; limiti che a nessun uomo, sia privato sia rivestito di autorità, è lecito infrangere”.

E’ un messaggio, non si nasconde il Papa, che “il mondo” ed anche i fedeli trovano “difficoltà” a comprendere. “Certo, la soluzione tecnica anche nelle grandi questioni umane appare spesso la più facile, ma essa in realtà nasconde la questione di fondo, che riguarda il senso della sessualità umana e la necessità di una padronanza responsabile, perché il suo esercizio possa diventare espressione di amore personale. La tecnica non può sostituire la maturazione della libertà, quando è in gioco l’amore. Anzi, come ben sappiamo, neppure la ragione basta: bisogna che sia il cuore a vedere. Solo gli occhi del cuore riescono a cogliere le esigenze proprie di un grande amore, capace di abbracciare la totalità dell’essere umano. Per questo il servizio che la Chiesa offre nella sua pastorale matrimoniale e familiare dovrà saper orientare le coppie a capire con il cuore il meraviglioso disegno che Dio ha iscritto nel corpo umano, aiutandole ad accogliere quanto comporta un autentico cammino di maturazione”.

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