giovedì, ottobre 16, 2008
Washington approvò gli interrogatori con 'annegamento simulato'.

PeaceReproter - "Nessuna ipotesi è da escludere": rispondeva così, nel febbraio scorso, il portavoce della Casa Bianca, Tony Fratto, durante un'udienza della Commissione del Senato sulle torture per annegamento. Il cosiddetto 'waterboarding' è un'aberrante pratica che consiste nel versare acqua in faccia al torturato per simulare l'annegamento. L'acqua che entra nella gola provoca il 'riflesso faringeo', facendo credere che la morte sia imminente. Washington non escludeva nessuna ipotesi sull'uso di questa forma di tortura, proibita sia dalla Convenzione di Ginevra sul trattamento dei prigioneri che dalle leggi Usa (Detainee Treatment Act e Military Commissions Act). La Cia aveva parlato di specifici contesti, nel 2002 e 2003, durante i quali veniva utilizzata la pratica del waterboarding. Oggi, le 'ipotesi' di cui parlava Fratto a febbraio sono confermate da alcuni 'memo', documenti segreti, di cui è entrato il possesso il quotidiano Usa Washington Post.

Nel 2003 e nel 2004 - secondo quanto riferito dalla testata - la Casa Bianca appoggiò esplicitamente, i duri metodi di interrogatorio da parte della Cia nei confronti dei sospetti terroristi. Il quotidiano cita quattro fonti ben informate della Cia e dell'amministrazione Bush che hanno chiesto l'anonimato. I documenti, finora riservati, sarebbero stati richiesti all'amministrazione dall'allora direttore della Cia, George J. Tenet, oltre un anno dopo che gli interrogatori segreti erano cominciati. L'agenzia investigativa, sempre secondo le rivelazioni del Washington Post, lo fece perchè preoccupata delle conseguenze sull'opinione pubblica di eventuali rivelazioni sui metodi di interrogatorio, In questa circostanza, i vertici dell'intelligence avvertirono la necessità dell' imprimatur scritto della Casa Bianca, anche se nel 2002 già il Dipartimento di giustizia aveva 'approvato' in via informale tali metodi. La Cia temeva che la Casa Bianca potesse in un secondo momento, se messa alle strette da uno scandalo, prendere le distanze dai metodi usati dall'agenzia investigativa per interrogare i sospetti terroristi di al Qaida. Tenet richiese un documento di approvazione scritto già nel giugno 2003, durante una riunione del Consiglio per la sicurezza nazionale. Il memorandum di approvazione, dice il giornale, arrivò pochi giorni dopo. Poi nel giugno 2004 Tenet chiese alla Casa Bianca un nuovo documento scritto sulla scia dello scandalo per le torture nel carcere iracheno di Abu Ghraib. Anche questa volta fu accontentato, dice il 'Post'. Funzionari dell'amministrazione interpellati dal giornale hanno da parte loro confermato l'esistenza dei due documenti segreti, senza tuttavia riferire alcunchè sul loro contenuto.

Lo scrittore e giornalista vicino ai conservatori Usa, Christopher Hitchens, ebbe a proporre una distinzione tra 'tecnica di interrogatorio estrema' e 'tortura', catalogando il waterboarding nella prima definizione. Invitato a provare in prima persona cosa si prova nel venir sottoposti al trattamento - e a sfidare le sue stesse argomentazioni -, l'intellettuale accettò: "Credetemi, è tortura", disse al termine dell'esperienza. Il suo racconto, pubblicato su Vanity Fair, riporta sia la brutalità del metodo e l'orrore che si prova nell'essere 'vicini all'annegamento', ma anche considerazioni circa la validità di informazioni raccolte sotto interrogatori 'estremi': "Gli interroganti, durante l''operazione', non avevano neppure il tempo di farmi domande. Se me le avessero fatte, avrei risposto immediatamente. Avrei risposto qualsiasi cosa".

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