Eco51.it - Kofi Annan, il Segretario generale delle Nazioni Unite, colpisce nel segno quando dichiara che la crisi dell’acqua “non riguarda solo i paesi in via di sviluppo: negli Stati Uniti milioni di persone bevono acqua non conforme alle norme di sicurezza previste per l’acqua potabile”. Lo stessa sorte è toccata agli italiani. In Italia le risorse idriche risultano contaminate da 131 tipi di pesticidi diversi: sono stati rilevati in concentrazione superiore ai limiti previsti dalla legge per le acque potabili nel 36,6% delle 1.123 acque superficiali analizzate a campione e nel 10,3% delle 2.280 sotterranee.
Rispetto agli insetticidi e ai funghicidi, le sostanze chimiche rilevate in maggiore quantità sono gli erbicidi per il controllo degli infestanti. La mobilità di questi prodotti fitosanitari inquinanti è dovuta alle modalità di trattamento - spesso direttamente al suolo ad assorbimento radicale - concomitante a un fattore climatico - come un periodo di precipitazioni intense - che, scorrendo e infiltrandosi, rapidamente li trasportano alle acque in superficie e nel sottosuolo. Il contaminante a maggiore diffusione risulta essere la terbutilazina, attualmente autorizzata in Italia soltanto per mais e sorgo, in corso di valutazione in sede europea, riscontrata in Veneto, Lombardia, Piemonte e in alcune regioni del centro-sud.
Diffusa anche la presenza di un’altra sostanza chimica, dannosa per l’equilibrio ormonale umano e per gli ecosistemi idrici: l’atrazina, diserbante selettivo per il controllo di infestanti annuali e totale per terreni incolti, di elevata persistenza ambientale, ritrovata come residuo del fortissimo abuso antecedente al divieto di commercio dagli anni Ottanta oppure frutto di un odierno esercizio illegale. Anche le miscele di sostanze tossiche diverse, riscontrate a minori livelli inquinanti, non sono da sottovalutare essendo ancora impossibile determinare tutti gli effetti provocati da condizioni di accumulo.
Il dossier “Residui di prodotti fitosanitari nelle acque - Rapporto annuale, dati 2006″, realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), appena pubblicato, raccoglie e controlla le misurazioni trasmesse da 19 regioni/province autonome italiane. Le analisi sui 11.703 campioni inviati da 3.403 punti di raccolta confermano ed evidenziano lo stato di contaminazione del corpo idrico di superficie e di falda, rinvenuto già dall’avvio del piano nazionale di indagine nel 2003. Le sostanze sintetiche dei prodotti fitosanitari, attive nella lotta contro determinati organismi nocivi, ma inquinanti e pericolose per tutti i viventi, sono state riscontrate nell’ambiente e nella produzione agricola.
L’impatto derivato, immediato e a lungo termine, rischioso per gli ecosistemi, dovrà venire mitigato dalle misure di intervento necessarie a garantire la sicurezza idrica e la sanità pubblica. Attualmente un quantitativo di 150.000 tonnellate all’anno di 350 tipologie di sostanze diverse viene consumato complessivamente nel 70% della superficie agricola in Italia.
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Rispetto agli insetticidi e ai funghicidi, le sostanze chimiche rilevate in maggiore quantità sono gli erbicidi per il controllo degli infestanti. La mobilità di questi prodotti fitosanitari inquinanti è dovuta alle modalità di trattamento - spesso direttamente al suolo ad assorbimento radicale - concomitante a un fattore climatico - come un periodo di precipitazioni intense - che, scorrendo e infiltrandosi, rapidamente li trasportano alle acque in superficie e nel sottosuolo. Il contaminante a maggiore diffusione risulta essere la terbutilazina, attualmente autorizzata in Italia soltanto per mais e sorgo, in corso di valutazione in sede europea, riscontrata in Veneto, Lombardia, Piemonte e in alcune regioni del centro-sud.
Diffusa anche la presenza di un’altra sostanza chimica, dannosa per l’equilibrio ormonale umano e per gli ecosistemi idrici: l’atrazina, diserbante selettivo per il controllo di infestanti annuali e totale per terreni incolti, di elevata persistenza ambientale, ritrovata come residuo del fortissimo abuso antecedente al divieto di commercio dagli anni Ottanta oppure frutto di un odierno esercizio illegale. Anche le miscele di sostanze tossiche diverse, riscontrate a minori livelli inquinanti, non sono da sottovalutare essendo ancora impossibile determinare tutti gli effetti provocati da condizioni di accumulo.
Il dossier “Residui di prodotti fitosanitari nelle acque - Rapporto annuale, dati 2006″, realizzato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), appena pubblicato, raccoglie e controlla le misurazioni trasmesse da 19 regioni/province autonome italiane. Le analisi sui 11.703 campioni inviati da 3.403 punti di raccolta confermano ed evidenziano lo stato di contaminazione del corpo idrico di superficie e di falda, rinvenuto già dall’avvio del piano nazionale di indagine nel 2003. Le sostanze sintetiche dei prodotti fitosanitari, attive nella lotta contro determinati organismi nocivi, ma inquinanti e pericolose per tutti i viventi, sono state riscontrate nell’ambiente e nella produzione agricola.
L’impatto derivato, immediato e a lungo termine, rischioso per gli ecosistemi, dovrà venire mitigato dalle misure di intervento necessarie a garantire la sicurezza idrica e la sanità pubblica. Attualmente un quantitativo di 150.000 tonnellate all’anno di 350 tipologie di sostanze diverse viene consumato complessivamente nel 70% della superficie agricola in Italia.
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