Parola di Antonello Venditti.
PapaBoys - Indubbiamente il Natale ha un suo fascino, le famiglie si ritrovano, si uniscono, è la festa della famiglia, ma io ho una idea particolare”: parla, da Livorno, dove è impegnato in un concerto, Antonello Venditti. “Dunque, nulla di personale contro il pino natalizio, per carità. Solo che non ci appartiene, non fa parte della nostra cultura, della nostra tradizione. Al posto del pino ci metterei una croce e un Bambinello Gesù”. Una Croce? : “Certo. Il vero segno di vittoria per i cristiani è la croce, senza di essa tutto sarebbe stato vano. La Croce non è una sconfitta, ma la rinascita. Dunque per quale ragione mai occultare la Croce? Trovo molto meglio ed attinente la nostra civiltà ed il cattolicesimo, una bella Croce con il Bambinello”. E il Presepe, come la mettiamo?: “Anche qui penso sia legittimo e bello rivisitare le nostre origini. Il Presepe è nato qui, ma il Presepe rappresenta visibilmente quello che accadde la Notte... Santa, molto meglio del pino natalizio. No, mi dispiace, sono contrario all’albero di Natale, che fa tanto centro commerciale”.
Insomma, Venditti, che dobbiamo fare? “Riportare il Natale alla Croce, capire che Dio che è nato, è morto e risorto per noi e che il vero albero della vita non è il pino luccicante, ma la Croce. Lo insegnano i padri della Chiesa: la Croce non significa sconfitta, ma al contrario vittoria sul peccato e sulla morte. E allora che ci sta di male nel mettere la Croce al centro del Natale?”.
Pensa che i cristiani spesso abbiano dimenticato il vero senso del Natale? “Non mi va di generalizzare perché potrei sbagliarmi. Ma vorrei ricordare una cosetta”.
Quale? “E' fuor di dubbio che tutto cominciò a Natale con l’Incarnazione del Bambin Gesù, vero Dio e vero Uomo, che Dio fece la sua apparizione sulla storia a Natale. Ma mi sembra giusto evidenziare che la civiltà della spensieratezza e dei consumi ha quasi posto e capovolto i valori”.
Vale a dire? “Si ha la sensazione, parlo di sensazione, che per motivi legati al tempo ed anche ai consumi, il Natale sia quasi giudicato più rilevante della Pasqua. Dal punto di vista strettamente religioso, senza intendere fare una classifica, la Pasqua ha un significato straordinario, forse anche superiore al Natale. Insomma il messaggio cristiano, senza la Pasqua, sarebbe inutile. La Pasqua ci indica il mistero insondabile della Passione, Morte e Resurrezione di Cristo. E uno dei simboli della Pasqua è la Croce, un mistero di dolore ,ma al tempo stesso si rinascita. Ecco per quale ragione penso che sarebbe più coerente e bello sostituire il pino luccicante con una bella Croce e il Bambinello Gesù”.
Ma che cosa rappresenta il Natale per lei? “Una specie di sabato del villaggio. Il Natale è la festa delle famiglie. Ci si riunisce in famiglia, si trova il tempo di parlare, di dialogare. Insomma il Natale, quello vero, sa ricomporre le famiglie”. Qualche psicologo definisce il Natale ansiogeno sia per la corsa ai regali, sia per i pranzi, spesso icone di ipocrisia, dove si siedono alla stessa mensa persone in lite o che si trascinano rancori: “In parte è vero. Ma io voglio anche guardare al lato positivo. Sarò un nostalgico ,ma per me il Natale è ancora il trionfo del Bambinello che mette tutti d’accordo.. Quello che lei dice di parenti in lite che stentano persino a salutarsi è vero, ma reputo già un mezzo miracolo,in una società tanto laica ,valorizzare il Bambinello e la mensa.”
Perché parla di società laica? “Il consumismo ha ferito a morte il Natale. Lo ripeto, mi sembra di vivere l’atmosfera del sabato del villaggio cristiano ,quando vedo quei Babbo Natale, frutto di una mentalità che non ci appartiene. Triste notare che Babbo Natale quasi è considerato più popolare del Bambinello. Allora dico: riappropriamoci delle nostre tradizioni e radici cristiane, del Bambinello e della Croce e mettiamo al posto giusto Babbo Natale e pino”.
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