sabato, dicembre 27, 2008
Korazym - Un appello per la liberazione delle due suore italiane in ostaggio da 45 giorni in Kenya, ma anche di tutte quelle persone in mano a sequestratori in Medio Oriente, in America Latina e in Africa. Nel giorno di Santo Stefano, primo martire della chiesa, il pensiero del papa va ai martiri di oggi, a tutte le persone private della propria libertà. Accompagnato dall'invito rivolto ai cristiani di "non rispondere al male con il male, ma con la forza della verità e dell'amore".

Benedetto XVI ricorda il legame tra Santo Stefano e San Paolo, di cui quest'anno si celebra il bimillenario dalla nascita. "Proprio la testimonianza di Stefano fu decisiva per la sua conversione", osserva Ratzinger. "Saulo (nome ebraico di Paolo, ndr) perseguitava la Chiesa ed aveva collaborato pure alla lapidazione di Stefano: lo aveva visto morire sotto i colpi delle pietre e soprattutto - aggiunge Benedetto XVI - aveva visto il modo in cui Stefano era morto: in tutto come Cristo, cioè pregando e perdonando i suoi uccisori". Dopo la conversione, anche San Paolo "sulle orme di Stefano, seguirà Gesù, versando il proprio sangue a testimonianza del Vangelo, qui a Roma". "Cari fratelli - ha detto il papa - in Santo Stefano vediamo realizzarsi i primi frutti della salvezza che il Natale di Cristo ha recato all'umanità: la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'odio, della luce della verità sulle tenebre della menzogna. Lodiamo Dio perchè questa vittoria permette anche oggi a tanti cristiani di non rispondere al male con il male, ma con la forza della verità e dell'amore".

Al termine della recita dell'Angelus, l'appello per i rapiti. "Nell'atmosfera natalizia - dice il pontefice - si avverte più forte la preoccupazione per quanti si trovano in situazioni di sofferenza e di grave difficoltà. Il mio pensiero va, tra gli altri, alle due consacrate italiane: Maria Teresa Olivero e Caterina Giraudo, appartenenti al Movimento contemplativo missionario 'Padre de Foucauld', sequestrate, da più di un mese e mezzo, insieme a un gruppo di loro collaboratori locali, nel villaggio di El Waq, al nord del Kenya. Vorrei che in questo momento - aggiunge Benedetto XVI - sentissero la solidarietà del papa e di tutta la Chiesa. Il Signore, che nascendo è venuto a farci dono del suo amore, tocchi il cuore dei rapitori e conceda quanto prima a queste nostre sorelle di essere liberate per poter riprendere il loro disinteressato servizio ai fratelli più poveri". Il papa invita tutti a pregare, "senza dimenticare i numerosi sequestri di persone in altre parti del mondo di cui non sempre si ha chiara notizia: penso ai sequestrati sia per motivi politici che per altri motivi in America Latina, in Medio Oriente, in Africa. La nostra solidale preghiera - conclude - sia in questo momento per tutti loro di intimo, spirituale aiuto".

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