mercoledì, dicembre 31, 2008
L'operazione israeliana Piombo Fuso a Gaza, trasformatasi ormai in un massacro, continua, mentre i governanti arabi guardano.

PeaceReporter - Le donne piangono. I bambini piangono davanti alla televisione. Gli uomini girano il volto per non vedere le lacrime dei loro figli. Sanno che non sono loro a possedere la carta per cambiare la situazione a Gaza ma i loro regimi, che sanno solo impartire ordini e divieti. "Il problema di Gaza", ha scritto Talal al-Salman nelle colonne del quotidiano libanese Assafir, "è con la sua famiglia prima di essere con il suo nemico". "La sua famiglia nella stessa Palestina e poi con i vicini Stati arabi". Mentre i raiss arabi, giustificano le azioni israeliane, accusando Hamas di esserne il responsabile, gli aiuti a Gaza sono per lo più europei e non arabi.

Non sono certo loro, rinchiusi nei loro lussuosi palazzi, a soffrire la fame, la sete e ad aver bisogno di cure mediche e dottori. I palestinesi di Gaza non hanno altra soluzione se non quella di resistere, e questo il governo di Tel Aviv lo sa benissimo mentre continua a distruggere non "alcune postazioni e Hamas " ma Gaza e la sua popolazione civile. La rabbia di decine di migliaia di libanesi che hanno manifestato ieri nello Stadio al-Raya, nella periferia sud di Beirut, assieme alla rabbia dei ventimila giordani e di qualche migliaio di egiziani e siriani non sono riusciti a fermare l'aggressione né a convocare un summit arabo (di cui l'efficacità si sconosce) per fermare il massacro. "Non si può parlare oggi di passività araba ma al contrario alcuni stati arabi sono complici attivi dell'aggressione israeliana a Gaza", ha annunciato ieri, Hasan Nasrallah, segretario generale di Hizbu'llah, in un discorso video, "Nel luglio 2006 hanno implorato Israele di decapitare Hizbu'llah e oggi non smettono di chiedere a Israele di smantellare Hamas e tutte le altre forme di resistenza. Chiediamo all'Egitto e ai leaders arabi di provvedere alle necessità per la resistenza di Gaza, se non sono capaci di fermare l'aggressione israeliana", ha continuato il Sayyed. "Tra i doveri di un credente: la difesa di Gaza,e chi sarà ucciso in questo cammino avrà l'onore di essere un martire" si legge su un grande striscione all'entrata dello Stadio al Raya.

Sit-in a Beirut e manifestazione in varie regioni e campi profughi nel paese dei Cedri hanno denunciato il silenzio arabo mentre movimenti islamici hanno accusato molti regimi arabi di collaborare con Israele. Hassan di 20 anni dice: "Fermare il massacro a Gaza dovrebbe essere una priorità di tutti i leaders arabi. Non è il tempo di pensare a risolvere i profondi conflitti presenti in questa regione. Gli arabi devono accordarsi solo su una cosa: Fermare il massacro, usare tutte le carte e tutte le loro amicizie per farlo". In Arabia Saudita la polizia ha usato proiettili di gomma per disperdere una manifestazione pro-Palestina , presso al-Katif, regione all'est del regno saudita, facendo otto feriti. Il ministero dell'interno saudita ha persino smentito che una manifestazione avesse avuto luogo. "Dove sono gli arabi?" urlava ad un giornalista nel 1982 un'anziana donna davanti alle macerie della sua casa e alla morte dei suoi nipotini nel massacro di Sabra e Chatila. "Dove sono gli arabi" continuano a chiedersi oggi gli abitanti di Gaza quando è chiaro che "la causa palestinese" presente in tutti i discorsi dei leaders arabi, sia soltanto "ipocrisia" da caricaturare.

"O generazione di traditori, o generazione di spie, o generazione di spazzatura, di prostitute sarete sconfitti sempre se la storia è così lenta dai bambini delle pietre", recitava il poeta siriano Nizar al-Qabbani.

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