martedì, dicembre 30, 2008
L’Unione africana chiede il ritorno immediato della democrazia, ma la giunta militare che ha preso il potere una settimana fa, annuncia elezioni non prima di due anni. La popolazione sta coi militari e spera in un reale cambiamento.

Nigrizia - Ad una settimana dal golpe che ha portato al potere in Guinea una giunta militare, lunedì 29 dicembre il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana ha deciso di sospendere il paese da ogni attività dell’organismo, “fino al ritorno all’ordine costituzionale”. Il 23 dicembre, poche ore dopo la morte del presidente dittatore Lansana Conté, che per 24 anni ha guidato il paese con il pugno di ferro, un gruppo di militari dissidenti ha preso il controllo del paese, imponendo lo scioglimento delle istituzioni e costringendo ministri e parlamentari a seguire le loro indicazioni.

I militari, riuniti nel ‘Consiglio nazionale per la democrazia e lo sviluppo’ (Cndd), e guidati dal capitano Moussa Dadis Camara, che si è auto proclamato nuovo presidente, hanno nominato nuovi vertici militari di esercito, aviazione, marina e forze di sicurezza, annunciando che tutti i generali del precedente regime sono stati degradati. Camara afferma che la giunta militare non vuole restare al potere, e che l’intenzione è quella di guidare il paese a nuove elezioni nel dicembre 2010, data in cui sarebbe scaduto il mandato di Contè. Il capitano ha inoltre promesso un’apertura nei confronti di società civile, gruppi religiosi e partiti politici, per la “ricostruzione della società guineana”.

L’Ua non crede però alle promesse dei militari, e chiede, come anche Unione europea e Stati Uniti, il rispetto della Costituzione del paese, che prevede nuove elezioni entro 60 giorni. Già in una riunione convocata d’urgenza alla prima notizia della presa del potere da parte dei militari, il 24 dicembre, l’Ua aveva minacciato severe sanzioni contro i militari golpisti. Anche i principali partiti di opposizione non sembrano disposti ad accettare le imposizioni della giunta, e chiedono di andare alle urne entro la fine del 2009.

Molti guineani, stanchi di un regime durato oltre 20 anni che ha permesso il dilagare della corruzione, hanno accolto la giunta militare con entusiasmo, sperando in una vera svolta . Camara ha già ribadito alle prime critiche, che arrivano soprattutto da altri capi di stato africani e occidentali, dicendosi disposto ad anticipare la data delle elezioni e chiedendo a società civile e parti politiche di presentare programmi sociali. Tra le sue priorità, oltre a riorganizzare i registri elettorali, la lotta alla corruzione.

La giunta ha inoltre annunciato che ci sarà una revisione dei contratti delle multinazionali straniere impegnate nell’estrazione dei minerali preziosi di cui il sottosuolo del paese è ricco. In un primo momento sembrava che le attività di estrazione (in particolare quella dell’oro) dovessero essere sospese. Ma i militari hanno rettificato la loro posizione, annunciando l’apertura di negoziati per rivedere i contratti e “assicurare una collaborazione vantaggiosa per tutte le parti”. Nel sottosuolo della Guinea si trova un terzo delle riserve mondiali di bauxite, e importanti giacimenti di nickel, ferro, diamanti e oro.

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