Radio Vaticana - Al via oggi a Bruxelles il 31.mo “Incontro europeo dei Giovani” animato dalla Comunità di Taizé. Al raduno ecumenico partecipano oltre 40 mila giovani, provenienti da vari Paesi europei e da altri Continenti. Questa nuova tappa del “Pellegrinaggio di fiducia sulla terra” fa seguito ad un recente incontro svoltosi a Nairobi, in Kenya, e si inserisce nel cammino spirituale avviato nel 1978 a Parigi da Frère Roger, fondatore della Comunità. Si tratta di un itinerario alimentato dalla speranza di costruire una società migliore, come spiega al microfono di Amedeo Lomonaco, frère Richard, della comunità di Taizé, raggiunto telefonicamente a Bruxelles (ascolta):
R. – I giovani hanno una grande speranza di costruire un futuro diverso. In questi tempi di crisi, anche molti di loro che hanno completato gli studi senza avere certezze per l’avvenire, sono arrivati a Bruxelles per trovare nella preghiera, nel silenzio, un nuovo slancio. Uno slancio per poi superare questi problemi. Qui a Bruxelles c’è una meravigliosa accoglienza delle parrocchie, delle comunità ecclesiali: loro sperano, e lo speriamo anche noi come fratelli, che l'aiuto fraterno possa contribuire a costruire questo avvenire.
D. – Come si articola l’incontro di quest’anno e verso quali temi convergono i momenti di preghiera, di riflessione?
R. – Quella di quest'anno è una nuova tappa del ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’. Prende spunto dal recente viaggio in Kenya di Frère Alois, priore della nostra comunità. Il priore si è recato nel Paese africano a fine novembre. In occasione dell'incontro dei giovani africani, ha portato la ‘Lettera dal Kenya’. Nel documento ha affrontato temi che verranno ripresi in questi giorni a Bruxelles. La prima riflessione è: ‘Di che sorgente viviamo noi cristiani e come possiamo liberare le sorgenti vive che sono dentro di noi?’. Poi c’è un’altra domanda: ‘Come non subire passivamente gli avvenimenti ma, nella forza dello Spirito Santo, avere la responsabilità della propria vita?’. C’è poi ancora un’altra domanda al centro anche del nostro incontro di Bruxelles: ‘Come andare sempre oltre ciò che siamo già riusciti a fare?’ Bisogna infatti comprendere che Dio è sempre più grande di noi. Vorremmo anche poter seguire questo cammino di un superamento di noi stessi per vivere più in comunione con Cristo.
D. – L’incontro risponde alla vocazione europea di Bruxelles. Si può realmente costruire l’Europa della fiducia anche in questo momento dominato da grandi incertezze?
R. – Sì, perché qui a Bruxelles una parte della riflessione si riferisce proprio alla Costituzione europea; c’è un messaggio all’Unione Europea che è stato pubblicato anche in nome dei giovani. Per partecipare a questo incontro ci sono giovani non solo dei Paesi dell’Unione Europea. L’obiettivo è di cercare insieme il modo di costruire un’Europa aperta anche agli altri popoli.
D. – Quale atmosfera si respira oggi a Bruxelles e quale messaggio trasmettono i giovani?
R. – Sono felici, cantano, sono sempre molto contenti di incontrare coetanei di altri Paesi. E’ bellissimo vedere anche quanti si conoscono, quanti sono amici pur provenendo da Paesi molto lontani. Questo incontro cerca proprio di ricreare una rete di relazioni, di relazioni anche cristiane improntate sulla fiducia.
D. – Nel messaggio rivolto ai giovani che partecipano a questo incontro ecumenico della comunità di Taizé, il Papa esorta proprio ad avere fiducia, a non avere paura, a lasciare che i cuori si dilatino, si allarghino. Si vedono, nei giovani, la voglia e la capacità di migliorare la società?
R. – Certo, perché questi giovani devono trovare nuovi modi di vivere insieme, di creare qualcosa di forte, di bello. L’incontro li prepara proprio a prendere delle responsabilità quando torneranno nei loro Paesi. Questo è l’unico modo per migliorare la società.
R. – I giovani hanno una grande speranza di costruire un futuro diverso. In questi tempi di crisi, anche molti di loro che hanno completato gli studi senza avere certezze per l’avvenire, sono arrivati a Bruxelles per trovare nella preghiera, nel silenzio, un nuovo slancio. Uno slancio per poi superare questi problemi. Qui a Bruxelles c’è una meravigliosa accoglienza delle parrocchie, delle comunità ecclesiali: loro sperano, e lo speriamo anche noi come fratelli, che l'aiuto fraterno possa contribuire a costruire questo avvenire.
D. – Come si articola l’incontro di quest’anno e verso quali temi convergono i momenti di preghiera, di riflessione?
R. – Quella di quest'anno è una nuova tappa del ‘Pellegrinaggio di fiducia sulla terra’. Prende spunto dal recente viaggio in Kenya di Frère Alois, priore della nostra comunità. Il priore si è recato nel Paese africano a fine novembre. In occasione dell'incontro dei giovani africani, ha portato la ‘Lettera dal Kenya’. Nel documento ha affrontato temi che verranno ripresi in questi giorni a Bruxelles. La prima riflessione è: ‘Di che sorgente viviamo noi cristiani e come possiamo liberare le sorgenti vive che sono dentro di noi?’. Poi c’è un’altra domanda: ‘Come non subire passivamente gli avvenimenti ma, nella forza dello Spirito Santo, avere la responsabilità della propria vita?’. C’è poi ancora un’altra domanda al centro anche del nostro incontro di Bruxelles: ‘Come andare sempre oltre ciò che siamo già riusciti a fare?’ Bisogna infatti comprendere che Dio è sempre più grande di noi. Vorremmo anche poter seguire questo cammino di un superamento di noi stessi per vivere più in comunione con Cristo.
D. – L’incontro risponde alla vocazione europea di Bruxelles. Si può realmente costruire l’Europa della fiducia anche in questo momento dominato da grandi incertezze?
R. – Sì, perché qui a Bruxelles una parte della riflessione si riferisce proprio alla Costituzione europea; c’è un messaggio all’Unione Europea che è stato pubblicato anche in nome dei giovani. Per partecipare a questo incontro ci sono giovani non solo dei Paesi dell’Unione Europea. L’obiettivo è di cercare insieme il modo di costruire un’Europa aperta anche agli altri popoli.
D. – Quale atmosfera si respira oggi a Bruxelles e quale messaggio trasmettono i giovani?
R. – Sono felici, cantano, sono sempre molto contenti di incontrare coetanei di altri Paesi. E’ bellissimo vedere anche quanti si conoscono, quanti sono amici pur provenendo da Paesi molto lontani. Questo incontro cerca proprio di ricreare una rete di relazioni, di relazioni anche cristiane improntate sulla fiducia.
D. – Nel messaggio rivolto ai giovani che partecipano a questo incontro ecumenico della comunità di Taizé, il Papa esorta proprio ad avere fiducia, a non avere paura, a lasciare che i cuori si dilatino, si allarghino. Si vedono, nei giovani, la voglia e la capacità di migliorare la società?
R. – Certo, perché questi giovani devono trovare nuovi modi di vivere insieme, di creare qualcosa di forte, di bello. L’incontro li prepara proprio a prendere delle responsabilità quando torneranno nei loro Paesi. Questo è l’unico modo per migliorare la società.
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