sabato, dicembre 27, 2008
Radio Vaticana - “Dalla mangiatoia di Betlemme a tutti noi oggi, e per sempre, ci arrivano molti segni: il primo e fondamentale è la nascita del nostro Redentore che si fa come noi, della stessa carne, senza il peccato e resta qui con noi fino alla fine dei secoli”. Così l'arcivescovo di Lima, cardinale Juan Luis Cipriani, durante la Messa nella Notte Santa nella cattedrale metropolitana della capitale peruviana. Il porporato ha inoltre ricordato che dal presepe "arriva anche il messaggio della Sacra Famiglia" che ci invita a "scorgere i rischi dell'autosufficienza e della superbia della cultura imperante”. “I pastori, gli angeli e l'asino - ha sottolineato - sono testimoni di un evento grandioso, accompagnano Gesù e Maria nel momento centrale dell'incarnazione quando Cristo in mezzo a noi si manifesta per indicarci il cammino verso il Padre, Dio". Nello sforzo auspicabile di voler imitare sempre l’esempio della Sacra Famiglia, l'arcivescovo di Lima ha evidenziato che il nostro orizzonte è "la civiltà della pace, della vita e dell’amore” e quindi la consapevolezza “che è all’interno della famiglia ove si forgia la fede e la speranza: luci per camminare verso lo sviluppo vero dell’umanità”. Il porporato ha voluto rilevare anche la necessità della preghiera in un momento come quello che vive il popolo peruviano e non solo. “Prego intensamente per ciascuno – ha aggiunto - e desidero che nel cuore di ognuno questo Natale sia un nuovo germogliare”, inedito, “mai ripetitivo” poiché “la salvezza che ci porta Gesù non è mai una ripetizione, l’amore non è mai una replica, il perdono non è mai reiterazione, tutto è sempre nuovo come nuovo: è il messaggio di questo Santo Natale”. La festa della Natività ha aggiunto il cardinale Juan Luis Cipriani “ci immerge dunque in una sorta di atmosfera divina che ci rammenta che Dio viene, è venuto e verrà per tutti, sempre”.“La presenza di Dio nella persona del suo Figlio oggi, tra noi, rinnova la sua promessa: la salvezza eterna” e “noi dobbiamo essere pronti” ha ricordato, ad Asunción, capitale del Paraguay, l’arcivescovo metropolitano mons. Pastor Cuquejo. Questa Santa festa, ha proseguito il presule, “è anche un monito che ci ricorda che abbiamo bisogno di una conversione permanente, proprio quella che rifiutano coloro che lavorano in favore di correnti di pensiero pansessuali, consumistiche e secolarizzanti”. Spiegando che la “società paraguaiana deve avere fede in un Dio vicino e non lontano" poiché Lui non è mai uno spettatore indifferente alle vicende dei suoi amati figli, mons. Cuquejo ha lanciato un forte appello “ad essere sempre vicini ai più bisognosi affinché non vengano mai privati della condivisione”. In questo dovere di tutti, ha detto l’arcivescovo di Asunción, “ci assista sempre la Parola di Dio e la Santissima Eucaristia” che nella comunicazione con l’altro possano riempire i nostri cuori “di bontà, amore, solidarietà”. Infine, l’arcivescovo ha voluto ricordare che la Chiesa “spera che il presidente della Repubblica, un laico impegnato in una società caratterizzata dalla presenza di omicidi, furti e ingiustizie, applichi la dottrina sociale del cristianesimo”; dipende solo dalle sue scelte - ha spiegato - dare testimonianza dei valori cristiani che ha conosciuto e imparato lungo la sua vita. (A cura di Luis Badilla)


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