venerdì, dicembre 26, 2008
Radio Vaticana - In Europa cresce il rischio che il Natale sia celebrato perdendo di vista il cuore del messaggio cristiano, per scadere nel consumismo e nella partecipazione superficiale ai riti. Lo sottolinea Luigi Geninazzi, giornalista del quotidiano Avvenire: (ascolta)

“Senza dubbio c’è una tendenza che si ispira ad un “politically correct”. Per rispettare teoricamente tutti i punti di vista, anche di chi non è cristiano, l’Europa taglia le sue radici ed è quindi paurosa nel dire che cos’è il Natale. Ci sono fatti inquietanti e alcuni sfiorano il ridicolo, come è successo ad Oxford dove si dice che il riferimento al Natale deve essere abolito nel suo carattere cristiano. C’è una tendenza, cioè, a identificarsi con un’idea di agnosticismo, di indifferenza di fedi e di ideali, che ovviamente penalizza la stessa identità dell’Europa, anche quella laica, perché il vero laico riconosce che le sue radici sono nell’eredità cristiana. Credo che prima di tutto debbano essere i cristiani a dare testimonianza della propria fede e, soprattutto, a mostrare che la propria fede dà un contributo prezioso anche alla convivenza civile.”
Ma l’Europa è anche terra di migrazioni: a partire dal 1989, la caduta del muro di Berlino e l’allargamento delle frontiere d’Europa ai Paesi dell’Est hanno causato l’intensificarsi dei flussi migratori, interni al vecchio Continente e dai Paesi extra-comunitari. Qui il Natale sarà vissuto anche nel segno dell’accoglienza. Ancora Luigi Geninazzi: (ascolta)
“Credo che il Natale possa essere davvero la festa dell’accoglienza, proprio perché apre ad un dialogo culturale, al posto dello scontro di civiltà”.


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