Agenzia Misna - "E' proprio vero che l'ergastolo toglie la speranza" ha detto il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, al termine della Messa di Natale celebrata oggi nel carcere di Opera, alla periferia del capoluogo lombardo. Salutando il cardinale, i detenuti avevano ricordato che l'ergastolo,oltre a togliere la speranza “non rieduca" e rende "sepolti vivi". Parlando con i giornalisti, l’arcivescovo di Milano ha detto: "Ho sentito queste parole e le ho raccolte nell'intimo del nostro cuore, pensando che è un appello legittimo perché è proprio vero che l'ergastolo toglie la speranza... leggo questo appello come un desiderio, una volontà del detenuto, che ha commesso anche delitti efferati, di rientrare nella società e di restituire alla società quello che ha rubato... è la legittimità di un desiderio e di una volontà anche se il problema è complesso e la risposta deve darla il legislatore". Sul sito “no ergastolo.it” dell’ “Osservatorio sulla giustizia penale per l’umanizzazione delle pene e l’abolizione dell’ergastolo” - una delle più attive organizzazioni contrarie a questo tipo di pena - è da tempo presente un appello da firmare e inviare al Papa e alle massime autorità italiane in cui si afferma: "Con questo messaggio intendo sensibilizzare il vostro impegno affinchè sia presa in considerazione la possibilità di abolire, in tempi ragionevoli, la pena dell’ergastolo dall’ordinamento Italiano. Si tratta indubbiamente di una pena senza limiti, cioè di una sofferenza pari alla morte. Penso che una legge evoluta, libera e civile, degna di un grande paese come il nostro, debba ricercare e promuovere soluzioni diverse e in armonia con il dettato dell’articolo 27 della Costituzione. Non si dimentichi che in diverse occasioni anche Sua Santità ha manifestato parole di cristiana attenzione per i condannati e i carcerati e , più in generale, per la promozione di forme di punizione compatibili con il rispetto dell’Uomo e con i principi della tolleranza universale. L’articolo 27 della Carta costituzionale include questa indicazione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”. (pmb)
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