Agenzia Misna - “Nelle parrocchie, dopo la messa, i sacerdoti aspettano l’arrivo dei rappresentanti musulmani che vengono per gli auguri”: monsignor Antonio Menegazzo, vescovo di El Obeid, dice alla MISNA che in Sudan il Natale è anzitutto occasione di dialogo. “Il 25 – racconta il presule in visita nella regione del Darfur, avamposto occidentale della sua diocesi – non è festa solo per la minoranza cristiana concentrata nel sud del paese: tutti gli uffici pubblici restano chiusi, mentre i governatori e gli amministratori locali assistono alle celebrazioni liturgiche”. Paese di frontiera da un punto di vista etnico, culturale e religioso, il Sudan è ancora attraversato da forti tensioni. Nel Darfur, teatro dal 2003 di un conflitto tra diverse sigle ribelli, il governo centrale e alcuni gruppi armati che lo sostengono, le settimane dell’Avvento sono trascorse sotto il segno della speranza. “Quest’anno – dice monsignor Menegazzo – la situazione appare migliore, anche se nelle principali città dopo le 10 sera non c’è più nessuno a causa del coprifuoco”. Le condizioni di insicurezza hanno spinto ad anticipare la messa della Vigilia, che sarà celebrata tra le sette e le otto di sera. “I cristiani del Darfur – spiega il vescovo di El Obeid - sono quasi tutti sfollati in fuga dal conflitto che fino al 2005 ha attraversato il sud del paese. Per loro il Natale è soprattutto un’occasione sociale: il 25, il 26 e il 27, giorni festivi per i tutti i cristiani del Sudan, nelle parrocchie si ballerà, si assaggeranno dolci, si starà assieme”.
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