giovedì, dicembre 25, 2008
In Terra Santa, dove ha avuto inizio la vicenda terrena di Cristo, la Messa di mezzanotte a Betlemme ha elevato al cielo un coro di lode a Dio, luce nelle tenebre del mondo.

RadioVaticana - La notte di Betlemme è stata piena di luce, la luce delle luminarie accese – tantissime quest’anno – quelle della Basilica stracolma di fedeli, e dei lumi della Grotta, dove le Messe si sono succedute presso la mangiatoia fino al mattino. Tantissimi i pellegrini giunti da ogni parte del mondo che hanno fatto la fila per partecipare alla celebrazione vigiliare presieduta, nella chiesa di Santa Caterina, dal Patriarca Latino di Gerusalemme, mons Fouad Twual. Il chiostro della Basilica della natività è risuonato di canti fino all’alba. Il Natale è stato un canto nella notte a Betlemme, la città che Dio ha fatto sua dimora e luogo del suo incontro con gli uomini. Così nell’omelia di mezzanotte mons. Twual che h parlato anche di un’altra notte, che era oscura e fredda senza luna. Era la notte – ha detto - in cui i pastori vegliavano sui loro greggi a Bethsaur, mentre l’universo non ne poteva più di attendere. Le tenebre – ha proseguito – ricoprivano l’universo e tutti i popoli della Terra erano schiavi del male e del peccato; questo Paese era piegato sotto il giogo dell’Impero romano e il popolo attendeva un Salvatore che avrebbe ristabilito il Regno e gli avrebbe ridato la libertà. In questa notte Cristo divide la storia in due. D’ora in poi c’è un prima di Lui e un dopo di Lui. Quel che era impossibile prima di Lui diviene possibile. Il Patriarca ha così insistito sulla luce dell’Incarnazione che ha illuminato la nostra storia umana e di cui ancora oggi più che mai c’è bisogno. Questa notte il silenzio della Grotta sarà più forte della voce dei cannoni e dei mitra. Il silenzio della Grotta darà vita a coloro cui le lacrime hanno soffocato la voce e che si sono rifugiati nel silenzio e nella rassegnazione. Il pastore ha poi proseguito rivolgendosi al Dio fattosi piccolo per noi. “O Bambino di Betlemme lunga si è fatta la nostra attesa e siamo stanchi di questa situazione, stanchi anche di noi stessi: cerchiamo tutto tranne Te, ci attacchiamo a tutto salvo che a Te, ascoltiamo tutti ma non la Tua voce”. Il Patriarca ha concluso con una supplica al Bambino di Betlemme, innocente, povero e debole, il solo capace di darci quel che ci manca ed ha lanciato alle Nazioni, agli individui e alle famiglie un appello al perdono. La celebrazione vigiliare si è quindi conclusa con la tradizionale processione con il bambinello che è stato portato in Grotta e deposto nella mangiatoia mentre veniva proclamato il Vangelo della Natività. Questa mattina, malgrado la pioggia, molti fedeli della comunità latina di Betlemme hanno partecipato alla Messa, in lingua araba sempre presieduta dal Patriarca mons. Foud Twual. Tantissimi pellegrini fanno la fila per scendere a pregare nella Grotta, presso la stella che segna il luogo della nascita del Signore.

E’ un Natale purtroppo segnato dalle violenze in Iraq, dove non si placano le aggressioni alle minoranze cristiane. Attentati e scontri a fuoco alimentano poi la tensione sul territorio: solo oggi a Baghdad l’esplosione di un’autobomba ha causato la morte di quattro persone ed il ferimento di altre venticinque. Altri tre i morti e 14 feriti in un attacco suicida al nord della capitale. In questo clima di violenze, quale augurio per i cristiani del Paese e per l’intera popolazione? Al microfono di Luca Collodi ascoltiamo mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei caldei:

“Auguro ai cristiani iracheni di avere la pace e chiederemo anche la pace a tutto il mondo. Chiediamo specialmente la forza nella fede, perché tutti sappiamo che la fede un po’ diminuisce in tante parti del mondo. Quindi, noi con la nostra sofferenza, con i nostri mali che abbiamo, chiederemo la fede per il mondo, perché se c’è la fede, certamente ci sarà la pace; quando uno pensa a Dio, re della pace, a Dio amore, che ama tutti gli uomini e chiede da noi di amarci a vicenda, ci sarà veramente la pace. Questo auguro a tutti: un Natale pieno di fede, di speranza, di grazia. Speriamo che l’anno 2009 sia l’anno della pace".

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