venerdì, dicembre 19, 2008
Il picco del petrolio è prossimo, forse 11 anni. L'ipotesi è illustrata dall'economista capo della IEA, Faith Birol, in un'intervista del giornalista del Guardian George Monbiot. I tempi per evitare costi economici e sociali "senza precedenti" sono molto stretti.

QualEnergia.it - Quando poco più di un mese fa l’International Energy Agency faceva uscire il suo report annuale sulla situazione energetica mondiale - il World Energy Outlook 2008 - lo avevamo commentato con il titolo “La cruda realtà dell’energia mondiale”. Nel WEO del 2008, infatti, l’agenzia sembrava per la prima volta lanciare un allarme sulla finitezza delle risorse petrolifere e sull’insostenibilità del modello energetico attuale. Sembra strano parlarne oggi con il barile a 43 $, ma nuovi elementi sono emersi negli ultimi mesi. Se nel 2007 la IEA prevedeva un declino della produzione petrolifera del 3,7% annuo, la stessa previsione nel rapporto del 2008 era passata al 6,7%. Per la prima volta l’istituzione energetica più autorevole e meno allarmista al mondo parlava anche di un picco della produzione cui sarebbe seguito un plateau, un periodo cioè in cui la quantità di petrolio estratto sarebbe rimasta costante, prima di iniziare a declinare.

Ci sarà un picco, dice il WEO 2008, “non prima del 2030” dopo il quale “la produzione si livellerà lentamente verso la fine del periodo della proiezione”. Parole che segnavano un cambio importante nella visione dell’IEA ma che restavano vaghe. A chiedere maggiori spiegazioni ci ha pensato il giornalista del Guardian, George Monbiot, che pochi giorni fa in un’intervista al chief economist della IEA e curatore del rapporto, Faith Birol, ha chiesto come mai la visione di IEA nell’ultimo anno sia cambiata così e se si potesse avere una stima più precisa di quando la produzione di greggio raggiungerà il suo apice. Si viene a rivelare così una situazione che è ancora più preoccupante di quanto emerge dal report.

Il motivo per cui il WEO 2008 giunge a conclusioni così diverse da quelle del 2007 e degli anni precedenti, chiarisce l’autore dello studio nell’intervista, è semplicemente douto al fatto che nel 2008 il report è stato redatto con dati che prima non erano mai stati misurati direttamente, ma solo stimati. “Mentre prima le previsioni sulla produzione erano fatte basandosi una stima globale, nel 2008 si è andato a verificare giacimento per giacimento, negli 800 più importanti del pianeta, l’andamento della produzione”. Un lavoro - spiega Birol - che nessuno aveva fatto prima. “Ma non è stato irresponsabile finora pubblicare stime come quella del 2007, in cui si diceva che la produzione sarebbe declinata del 3,7%, senza avere dei dati a supporto?”, chiede Monbiot. “No – risponde Birol - nelle stime precedenti abbiamo sempre specificato che si trattava di previsioni fatte con i dati più attendibili che avevamo” .

Quanto al picco, nell’intervista Monbiot scuce all’economista una stima più precisa e più inquietante rispetto a quella contenuta nel report. Alla richiesta di una data precisa Birol risponde: “Per quanto riguarda i paesi "Non Opec" ci aspettiamo che la produzione di petrolio convenzionale raggiunga un plateau e inizi declinare nel giro di 3-4 anni. A livello globale, assumendo che l’Opec agisca in maniera opportuna, la produzione andrà avanti, ma ci aspettiamo comunque che arrivi al plateau attorno al 2020. Non proprio una buona notizia.”

“Attorno al 2020 ... una stima che getta una luce differente sulla questione”, commenta Monbiot. Secondo lo studio sulle strategie per affrontare il picco del petrolio commissionato dal Dipartimento per l’energia statunitense, l’analista Robert L. Hirsch , infatti, dice “senza un intervento di mitigazione tempestivo e appropriato, i costi economici e sociali” del picco del petrolio saranno “senza precedenti”. Anche una risposta d’emergenza a livello mondiale “10 anni prima di arrivare all’apice della produzione”, scrive l’analista americano“, significherebbe una carenza di combustibile liquido per oltre dieci anni dopo il superamento del picco”.
Secondo lo studio di Hirsh il programma di "disintossicazione" dal petrolio dovrebbe partire almeno 20 anni prima del picco. Stando alla nuova stima che Birol fornisce a Monbiot nell’intervista, di anni prima del picco ce ne restano 11, come fa notare anche il chief economist IEA “il tempo non è dalla nostra parte”. Un'analisi su cui occorre meditare soprattutto in questa fase di scelta delle opzioni energetiche da parte della comunità mondiale.


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