Il bilancio è di oltre 270 morti e 620 feriti. I militari: «Gli attacchi contro Hamas continuano». Appello dell'Onu: «Fermate tutte le armi».
GAZA - È guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas «questo massacro si poteva evitare». Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: secondo fonti ospedaliere sono oltre 270 le vittime e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini, mentre Hamas parla di 400 morti e oltre 1000 feriti. All'alba nuovi massicci raid dell'aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. Non si ha notizia di vittime e neppure di danni.
CARRI ARMATI E SOLDATI AL CONFINE - Israele ha deciso nella riunione di governo la mobilitazione di migliaia di riservisti. Lo Stato ebraico ha minacciato dopo due giorni di raid aerei di sferrare anche un’offensiva via terra nella Striscia di Gaza controllata dal movimento radicale Hamas. Secondo fonti militari, riferite dal quotidiano Haaretz, centinaia di soldati israeliani della fanteria con mezzi blindati hanno raggiunto la frontiera sud di Israele per prepararsi a un’eventuale invasione terrestre. «Un’operazione militare terrestre contro Hamas è possibile», ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, entrando alla riunione di governo, aveva affermato che la durata dell'operazione «non è prevedibile».
GLI ULTIMI RAID - L’aviazione israeliana ha condotto nuove incursioni aeree contro la zona meridionale della Striscia. Ha colpito una trentina di obiettivi di Hamas, fra cui comandi militari, depositi di armi e postazioni per il lancio di razzi. Lo riferisce la radio militare secondo cui dall'inizio della operazione "Piombo fuso" - avviata sabato - l'aviazione ha colpito 240 obiettivi diversi. Nei raid è stato centrato anche un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto. Il camion ha preso fuoco provocando incendi nelle abitazioni circostanti. La radio di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha parlato di numerosi morti e feriti. Bombardati anche una serie di tunnel usati per contrabbandare beni e armi tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Da Tel Aviv, una fonte militare israeliana si è limitata a confermare che «gli attacchi contro le basi di Hamas nella Striscia di Gaza continuano». La stessa fonte ha precisato che l’aviazione israeliana ha continuato a condurre nella notte «un certo numero di incursioni, in particolare contro una moschea della zona di Rimal, nella città di Gaza, dove si nascondevano terroristi». La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di incursioni dell’aviazione lanciati nella notte contro la Striscia di Gaza.
FATAH ACCUSA HAMAS PER LA MORTE DEI DETENUTI - Nei bombardamenti israeliani su due penitenziari a Gaza, al-Mashtal e a-Saraya hanno trovato la morte decine di militanti di al-Fatah detenuti da Hamas. Lo ha detto alla agenzia di stampa palestinese Maan un portavoce di al-Fatah in Cisgiordania, Ahmed Abdel Rahman. Secondo Abdel Rahman la loro morte avrebbe potuto essere evitata se fossero stati liberati per tempo. Al contrario, secondo al-Fatah, «i miliziani di Hamas hanno tenuto a bada i reclusi di al-Fatah, li hanno minacciati con le armi e li hanno rinchiusi in unico locale», dove poi sono stati colpiti.
PALESTINESI IN FUGA - Intanto centinaia di palestinesi della Striscia di Gaza, in fuga dai bombardamenti israeliani, hanno aperto una breccia lungo la frontiera con l’Egitto. I responsabili della sicurezza egiziana hanno detto che permetteranno ai palestinesi entrati in Egitto di comprare generi di prima necessità e poi li faranno rientrare nella Striscia.
APPELLO DELL'ONU: FINE DELLE ATTIVITA' MILITARI - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell'Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Nella dichiarazione si sottolineano «le necessità umanitarie ed economiche della popolazione di Gaza». Si chiede pertanto alle parti interessate di intraprendere tutte le misure utili ad assicurare agli abitanti della Striscia cibo, carburante e medicine a sufficienza. Tra questa misure è inclusa anche l'apertura del confine tra lo Stato ebraico e il territorio palestinese.
ABBAS AL CAIRO - Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen) è arrivato nelle prime ore di domenica al Cairo, per riferire al presidente egiziano, Hosni Mubarak, sulla situazione nei territori palestinesi dopo il più pesante attacco aereo mai realizzato da Israele dal 1948. Tanto Abu Mazen che Mubarak sabato avevano condannato l'azione militare israeliana. Il primo ha definito l'attacco «vile» e ha parlato di «massacro a Gaza». Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d'urgenza dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi.
PROTESTE ARABE - Ampie manifestazioni contro l'offensiva militare israeliana si sono tenute in Libano, Giordania, Siria e nello Yemen. A Beirut la polizia anti sommossa è intervenuta con idranti e lacrimogeni per disperdere le centinaia di persone che protestavano davanti all'ambasciata egiziana lanciando pietre. Altre migliaia di persone hanno manifestato in Libano davanti alla sede dell'Onu a Beirut, nella città meridionale di Nabatieh e nei campi profughi palestinesi della valle della Bekaa. Anche ad Amman la protesta si è concentrata davanti all'ambasciata dell'Egitto, accusato di non voler aprire il valico di Rafah. Migliaia di manifestanti, fra cui esponenti del Fronte di Azione Islamico, hanno chiesto che Egitto e Giordania rompano i rapporti con Israele. Nello Yemen circa 80mila persone hanno protestato contro il raid israeliano nello stadio di calcio di Sana'a e altre migliaia hanno manifestato in diverse città del paese. A Damasco migliaia di siriani hanno marciato gridando slogan di protesta contro Israele e mostrando ritratti del presidente Bashar al Assad. Sono state anche bruciate bandiere americane.
GAZA - È guerra, e secondo il presidente palestinese Abbas «questo massacro si poteva evitare». Nella striscia di Gaza domenica segna il secondo giorno di un conflitto che conta già un bilancio drammatico: secondo fonti ospedaliere sono oltre 270 le vittime e 620 feriti, tra cui molte donne e bambini, mentre Hamas parla di 400 morti e oltre 1000 feriti. All'alba nuovi massicci raid dell'aviazione israeliana mentre una salva di razzi, sparati da Gaza, è caduta in diversi centri del sud di Israele, come Ashkelon, Sderot, Gan Yavne e Ashdod. Non si ha notizia di vittime e neppure di danni.
CARRI ARMATI E SOLDATI AL CONFINE - Israele ha deciso nella riunione di governo la mobilitazione di migliaia di riservisti. Lo Stato ebraico ha minacciato dopo due giorni di raid aerei di sferrare anche un’offensiva via terra nella Striscia di Gaza controllata dal movimento radicale Hamas. Secondo fonti militari, riferite dal quotidiano Haaretz, centinaia di soldati israeliani della fanteria con mezzi blindati hanno raggiunto la frontiera sud di Israele per prepararsi a un’eventuale invasione terrestre. «Un’operazione militare terrestre contro Hamas è possibile», ha dichiarato il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak. Il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, entrando alla riunione di governo, aveva affermato che la durata dell'operazione «non è prevedibile».
GLI ULTIMI RAID - L’aviazione israeliana ha condotto nuove incursioni aeree contro la zona meridionale della Striscia. Ha colpito una trentina di obiettivi di Hamas, fra cui comandi militari, depositi di armi e postazioni per il lancio di razzi. Lo riferisce la radio militare secondo cui dall'inizio della operazione "Piombo fuso" - avviata sabato - l'aviazione ha colpito 240 obiettivi diversi. Nei raid è stato centrato anche un camion cisterna nei pressi del valico di Rafah, alla frontiera con l’Egitto. Il camion ha preso fuoco provocando incendi nelle abitazioni circostanti. La radio di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza, ha parlato di numerosi morti e feriti. Bombardati anche una serie di tunnel usati per contrabbandare beni e armi tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. Da Tel Aviv, una fonte militare israeliana si è limitata a confermare che «gli attacchi contro le basi di Hamas nella Striscia di Gaza continuano». La stessa fonte ha precisato che l’aviazione israeliana ha continuato a condurre nella notte «un certo numero di incursioni, in particolare contro una moschea della zona di Rimal, nella città di Gaza, dove si nascondevano terroristi». La radio pubblica israeliana ha parlato di una ventina di incursioni dell’aviazione lanciati nella notte contro la Striscia di Gaza.
FATAH ACCUSA HAMAS PER LA MORTE DEI DETENUTI - Nei bombardamenti israeliani su due penitenziari a Gaza, al-Mashtal e a-Saraya hanno trovato la morte decine di militanti di al-Fatah detenuti da Hamas. Lo ha detto alla agenzia di stampa palestinese Maan un portavoce di al-Fatah in Cisgiordania, Ahmed Abdel Rahman. Secondo Abdel Rahman la loro morte avrebbe potuto essere evitata se fossero stati liberati per tempo. Al contrario, secondo al-Fatah, «i miliziani di Hamas hanno tenuto a bada i reclusi di al-Fatah, li hanno minacciati con le armi e li hanno rinchiusi in unico locale», dove poi sono stati colpiti.
PALESTINESI IN FUGA - Intanto centinaia di palestinesi della Striscia di Gaza, in fuga dai bombardamenti israeliani, hanno aperto una breccia lungo la frontiera con l’Egitto. I responsabili della sicurezza egiziana hanno detto che permetteranno ai palestinesi entrati in Egitto di comprare generi di prima necessità e poi li faranno rientrare nella Striscia.
APPELLO DELL'ONU: FINE DELLE ATTIVITA' MILITARI - Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha lanciato un appello alla fine di tutte le attività militari. Si tratta, secondo la prassi del massimo organo dell'Onu spesso seguita in simili casi, di una dichiarazione del presidente del Consiglio stesso, il rappresentante croato Neven Jurica. La richiesta non ha valore vincolante. Nella dichiarazione si sottolineano «le necessità umanitarie ed economiche della popolazione di Gaza». Si chiede pertanto alle parti interessate di intraprendere tutte le misure utili ad assicurare agli abitanti della Striscia cibo, carburante e medicine a sufficienza. Tra questa misure è inclusa anche l'apertura del confine tra lo Stato ebraico e il territorio palestinese.
ABBAS AL CAIRO - Il presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), Mahmud Abbas (Abu Mazen) è arrivato nelle prime ore di domenica al Cairo, per riferire al presidente egiziano, Hosni Mubarak, sulla situazione nei territori palestinesi dopo il più pesante attacco aereo mai realizzato da Israele dal 1948. Tanto Abu Mazen che Mubarak sabato avevano condannato l'azione militare israeliana. Il primo ha definito l'attacco «vile» e ha parlato di «massacro a Gaza». Il rais egiziano ha affermato che continueranno i contatti per riprendere la tregua scaduta il 19 dicembre, anche in vista della scadenza del mandato di Abu Mazen alla presidenza palestinese fissata per il 9 gennaio. Una riunione dei ministri degli esteri arabi che era stata convocata d'urgenza dalla Lega Araba al Cairo è stata rinviata a mercoledì, mentre per venerdì è stato confermato a Doha, Qatar, un vertice straordinario dei capi di stato arabi.
PROTESTE ARABE - Ampie manifestazioni contro l'offensiva militare israeliana si sono tenute in Libano, Giordania, Siria e nello Yemen. A Beirut la polizia anti sommossa è intervenuta con idranti e lacrimogeni per disperdere le centinaia di persone che protestavano davanti all'ambasciata egiziana lanciando pietre. Altre migliaia di persone hanno manifestato in Libano davanti alla sede dell'Onu a Beirut, nella città meridionale di Nabatieh e nei campi profughi palestinesi della valle della Bekaa. Anche ad Amman la protesta si è concentrata davanti all'ambasciata dell'Egitto, accusato di non voler aprire il valico di Rafah. Migliaia di manifestanti, fra cui esponenti del Fronte di Azione Islamico, hanno chiesto che Egitto e Giordania rompano i rapporti con Israele. Nello Yemen circa 80mila persone hanno protestato contro il raid israeliano nello stadio di calcio di Sana'a e altre migliaia hanno manifestato in diverse città del paese. A Damasco migliaia di siriani hanno marciato gridando slogan di protesta contro Israele e mostrando ritratti del presidente Bashar al Assad. Sono state anche bruciate bandiere americane.
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