mercoledì, dicembre 17, 2008
I dissidenti dell'Anc lanciano la sfida al loro ex partito, a pochi mesi dalle elezioni.

PeaceReporter - Fino a pochi mesi erano nello stesso partito, decisi a mettere da parte le divisioni personali in nome della vittoria dell'African National Congress alle elezioni del 2009. Oggi sono nemici dichiarati, e a pochi mesi dalle consultazioni si lanciano già accuse di brogli e apartheid, incolpandosi per lo stato in cui si trova il Sudafrica. Come ha dichiarato oggi Lekota, leader del nuovo movimento denominato Congress of the People (Cope), la spaccatura coll'Anc è ormai insanabile.

Dopo una lotta per l'emancipazione lunga 82 anni e un dominio politico durato dal 1994 ad oggi, l'Anc diventa un partito come tutti gli altri. "E' un processo che prima o poi sarebbe dovuto avvenire", spiega a PeaceReporter l'analista politico Adam Habib. "In altri Paesi con una storia simile, come lo Zimbabwe e l'India, un simile sviluppo ha richiesto più tempo, almeno vent'anni". Il Cope, fondato dai seguaci di Thabo Mbeki (l'ex-presidente sudafricano costretto alle dimissioni proprio dai vertici dell'Anc a causa di un suo possibile coinvolgimento nei processi per corruzione intentati contro il suo rivale Jacob Zuma), al congresso di Bloemfontein tenutosi in questi giorni ha lanciato un messaggio di unità, proponendosi come un partito intenzionato a superare le divisioni razziali che ancora influenzano il Paese. Per questo, Lekota si è rivolto alla neonata classe media nera, alla comunità degli affari ma anche agli afrikaans, i bianchi sudafricani di origine boera che più di tutte le altre comunità hanno perso peso dall'avvento della democrazia.

L'obiettivo della nuova formazione sembra essere chiaro: mettere a nudo le contraddizioni dell'Anc, accusandolo per gli squilibri e i grossi problemi (criminalità e povertà diffusa in primis) che contraddistinguono la "nazione arcobaleno". Non a caso, Lekota ha accusato l'Anc di aver portato in Sudafrica un nuovo apartheid, invece di promuovere lo sviluppo di un Paese senza distinzioni di razza come promesso quattordici anni fa. Argomenti con una parte di verità, se non fosse che anche i vertici del Cope erano, fino a poche settimane fa, parte della leadership dello stesso Anc. Nonostante ciò Zuma, presidente dell'Anc e vincitore della lotta intestina con Mbeki conclusasi con il congresso del partito a Polokwane, rimane il favorito per la vittoria alle presidenziali.

Ora, l'attenzione si sposta sulle elezioni della prossima primavera. Finora, il Cope ha partecipato solo alle consultazioni locali tenutesi nel Western Cape (la regione di Città del Capo), in cui ha ottenuto un terzo dei seggi messi in palio. Un risultato buono, ma che ha una valenza non indicativa per il resto del Paese: l'Anc non è mai stato particolarmente forte nella regione, e buona parte dei suoi candidati non hanno potuto partecipare per aver presentato i documenti necessari fuori tempo massimo. A livello nazionale, insomma, non si ha idea di quando possa essere forte il Cope, che assicura di aver ricevuto già più di 400.000 adesioni. La sfida per marzo è aperta: sotto lo sguardo del padre Nelson Mandela, i figli si scanneranno per l'eredità.

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