Radio Vaticana - Il 2008 per la Chiesa di Cuba si chiude - dopo le celebrazioni del decimo anniversario della storica visita di Giovanni Paolo II alla presenza dell’Inviato del Santo Padre, il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, latore di un messaggio del pontefice - con un’altra buona notizia: l’ordinazione, tre giorni fa, di due nuovi sacerdoti dell’Ordine dei Predicatori. “L’ordinazione di Adreano Fuentes e Lester Zayas”, secondo mons. Wilfredo Pino Estevez, vescovo di Guantánamo-Baracoa, che ha presieduto la cerimonia “è un dono inestimabile che il Signore regala ai cubani e alla loro Chiesa anche perché la prima cosa di cui abbiamo bisogno è di nuovi e giovani pastori”. “Questo dono - ha aggiunto - è frutto delle preghiere e dunque non ci dobbiamo stancare mai di chiedere al Signore più pastori per annunciare la sua Parola”. Nella sua omelia mons. Wilfredo Pino a più riprese ha ricordato “le gravi difficoltà che affronta la chiesa cubana per via della scarsità drammatica di personale pastorale, soprattutto sacerdoti”. Negli ultimi anni i permessi rilasciati dalle autorità per consentire l’ingresso dei missionari sono cresciuti e le procedure amministrative sono meno farraginose, con tempi di attesa contenuti, ma c’è ancora molto da fare per raggiungere la normalità desiderata. Tra l’altro la chiesa a Cuba continua a crescere, non solo in quanto comunità ecclesiale, ma anche per quanto riguarda i suoi impegni concreti nell’ambito della promozione umana, che in molti casi si svolge in coordinamento con numerose istituzioni statali. E proprio su questa materia, in una ricorrenza così rilevante come i 50 anni della rivoluzione cubana, che saranno celebrati solennemente domani 1° gennaio, si sta sviluppando un ampio dibattito del quale fa eco la rivista dell’arcidiocesi dell’Avana “Palabra Nueva”. Orlando Márquez, capo redattore firma un articolo che auspica un ampliamento e migliori definizioni delle aree in cui Chiesa e stato possono e devono collaborare: dall’assistenza sociale, al campo della salute pubblica, passando per la cura degli anziani e nell’ambito dell’educazione, in particolare dei bambini e adolescenti. Si tratta, si legge nell’articolo “di sviluppare i progetti che già esistono e di aprire anche nuove vie per una collaborazione a beneficio dell’intera società”. Attualmente in diverse città dell’isola caraibica le diocesi e le congregazioni religiose gestiscono, con una sovvenzione dello Stato oltre ai mezzi propri, case per anziani e centri di cura medico-clinica per malati con patologie severe. Le prospettive, nonché le proiezioni, rivelano un futuro ancora più impegnativo per il popolo cubano di fronte all’allungarsi della vita, e, di fatto, a Cuba la popolazione anziana aumenta velocemente; dall’altra parte, nel settore giovanile, soprattutto tra gli adolescenti, sono sorti problemi gravi con delle conseguenze sociali rischiose. Sono campi in cui secondo “Palabra Nueva” “la collaborazione può essere ampliata” e le “previsioni della domanda lo dimostrano”. L’editorialista riflette anche sulla questione di una possibile collaborazione “nel campo educativo”, materia delicata non solo perché dal 1961 – data della nazionalizzazione del sistema educativo con esproprio dei beni che appartenevano al settore privato, compresa la Chiesa cattolica - ogni tipo di educazione è riservata solo allo Stato, ma anche perché sulla questione la rivoluzione cubana è stata sempre molto gelosa. Secondo Orlando Márquez, il “problema che si pone oggi non è tanto quello di restituire le proprietà bensì di permettere che possano essere invitati educatori cattolici, consacrati e non, a collaborare negli attuali centri educativi”. (L. B.)
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