Il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Occorre «unire le forze per ritrovare lo slancio nazionale come quello del dopoguerra e nella lotta al terrorismo».
ROMA - Nel rivolgere agli italiani il suo augurio per il 2009, Giorgio Napolitano , dopo aver ricordato i tragici fatti di Gaza e lanciato un appello per riaprire la strada della pace, affronta dall'inizio il nodo della crisi economica. «Non ignoro - dice - la forte preoccupazione che ci accomuna nel guardare all'anno che sta per iniziare. Un anno che si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte».
LA CRISI - Nel messaggio, il presidente chiede di «guardare in faccia» agli effetti della crisi economica. La preoccupazione è giustificata, dice, non bisogna sottovalutarne la gravità, ma non bisogna avere paura nè lasciarsi prendere dal pessimismo. «L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa». Il presidente cita la celebre frase di Franklin D. Roosevelt che il presidente americano pronunciò nel 1932, nel suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti. La società italiana deve reagire «con coraggio e lungimiranza» - afferma il presidente Napolitano - e deve parlare «il linguaggio della verita». «Facciamo della crisi una occasione» per liberarci dei problemi che ci portiamo dietro da tempo, dalle riforme istituzionali, alla pubblica amministrazione e «al modo di operare dell'amministrazione della giustizia». Occorre, aggiunge, «far leva sui nostri punti di forza e sulle energie vive», e «affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema». Di fronte alla crisi «c'è ragione di essere seriamente preoccupati per per l'occupazione, per le condizioni di chi lavora e per le famiglie più bisognose».
IL MEZZOGIORNO - Questa preoccupazione, aggiunge, diviene «speciale guardando al Mezzogiorno che non ha fatto i passi avanti necessari e rischia di essere più di altre parti del paese colpito dalla crisi se non vi si dedica l'impegno che ho di recente sollecitato con forza». Il capo dello Stato si dice «vicino ai lavoratori che temono per il posto di lavoro e la sorte delle loro aziende» e che potranno contare tutt'al più sulla cassa integrazione. Napolitano dice di essere altrettanto vicino «ai giovani precari che vedono con preoccupazione avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, temendo di restare privi di ogni tutela. Occorrono, conclude, «misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà». La pesante crisi economica minaccia l'occupazione: «Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà».
LA POVERTA' - «Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le statistiche ufficiali sulla povertà in Italia: ed è parola che esitiamo a pronunciare, è realtà non semplice da definire e da misurare. Sono comunque troppe le persone e le famiglie che stanno male, e bisogna evitare che l'anno prossimo stiano ancora di più o stiano ancora peggio». Questo un passaggio del suo terzo messaggio di fine anno: «Mi sento - prosegue il capo dello Stato - egualmente vicino alle famiglie, specie a quelle numerose, o che comunque fanno affidamento su un solo reddito, sulle quali pesa la difficoltà per le donne di trovare lavoro, e che non hanno abbastanza per soddisfare i bisogni fondamentali: e quelli che ne soffrono di più sono i bambini».
UN'ITALIA PIU' GIUSTA - «Dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta. Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita. Per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente - prosegue il capo dello Stato - per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale».
IL DEBITO PUBBLICO - «Di fronte alla crisi economica - continua Napolitano - l'Italia è condizionata nelle sue scelte dal peso dell'ingente debito pubblico accumulato nel passato». Secondo Napolitano, «nessuno può dimenticarsene nell'affrontare qualsiasi problema». Per questo, il capo dello Stato chiede che gli interventi per lo sviluppo ristabiliscano «trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico».
STILE SOBRIO E AIUTI ALLE IMPRESE - «Della crisi l'occasione per rinnovare la nostra economia, è insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza». Napolitano parla anche del necessario sostegno alle imprese. «Lo sforzo che in questo momento va compiuto per sostenere le imprese che sono in difficoltà pur essendosi mostrate capaci di ristrutturarsi e di competere - dice - non può essere separato dall'impegno a promuovere indirizzi nuovi per lo sviluppo futuro dell'attività produttiva in Italia».
COME NEL DOPOGUERRA - «Per l'Italia, la prova più alta, in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia», come nel dopoguerra e nella lotta al terrorismo «abbiamo saputo esprimere». È l'appello all'unità che il presidente lancia agli italiani. «Ci riuscimmo - prosegue Napolitano - quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale, potemmo così ricostruire il Paese», creando così «le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia. E ci riuscimmo ancora quando più tardi sconfiggemmo il terrorismo. Dobbiamo riuscirci anche ora, a partire dall'anno carico d'incognite che ci attende».
PARTITI E RIFORME - «È essenziale che le forze politiche escano da una logica di scontro sempre più sterile». È l'appello alla collaborazione rivolto ai partiti. Secondo Napolitano, le forse politiche «possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all'esigenze di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse comune». Le riforme «sono già all'ordine del giorno» e «vanno condivise». «È una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai - afferma Napolitano - a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise».
IL SUO RUOLO - Napolitano sottolinea, poi, quale sia la natura del suo ruolo al vertice delle istituzioni e ringrazia i cittadini per i messaggi di «simpatia e fiducia» che, dice, «mi confortano e mi spronano. Lo spirito del mio messaggio, italiane e italiani - dice infatti il capo dello Stato - corrisponde alla missione che i padri della Costituzione vollero affidare al presidente della Repubblica: unire gli italiani, tenendosi fuori dalla competizione tra le opposte parti politiche, rappresentando, col massimo scrupolo d'imparzialità e indipendenza, i valori in cui possono riconoscersi tutti i cittadini. I valori costituzionali, nella loro essenza ideale e morale. Il valore, sopra ogni altro, dell'unità nazionale. I valori della libertà, dell'uguaglianza di diritti, della solidarietà in tutte le necessarie forme ed espressioni, del rispetto dei ruoli e delle garanzie che regolano la vita delle istituzioni». «Sento che questo è il mio dovere, questa è la mia responsabilità - sottolinea Napolitano - E vi ringrazio per le manifestazioni di simpatia e di fiducia, per gli schietti e significativi messaggi che mi giungono da tanti di voi: mi confortano e mi spronano».
FIDUCIA - Quello di Giorgio Napolitano agli italiani per il 2009 è «un augurio più che mai caloroso e forte per l'anno che nasce». «Per difficile che possa essere - conclude il capo dello Stato - lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso».
ROMA - Nel rivolgere agli italiani il suo augurio per il 2009, Giorgio Napolitano , dopo aver ricordato i tragici fatti di Gaza e lanciato un appello per riaprire la strada della pace, affronta dall'inizio il nodo della crisi economica. «Non ignoro - dice - la forte preoccupazione che ci accomuna nel guardare all'anno che sta per iniziare. Un anno che si preannuncia più difficile, e che ci impegna a prove più ardue, rispetto alle esperienze vissute da molto tempo a questa parte».
LA CRISI - Nel messaggio, il presidente chiede di «guardare in faccia» agli effetti della crisi economica. La preoccupazione è giustificata, dice, non bisogna sottovalutarne la gravità, ma non bisogna avere paura nè lasciarsi prendere dal pessimismo. «L'unica cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa». Il presidente cita la celebre frase di Franklin D. Roosevelt che il presidente americano pronunciò nel 1932, nel suo primo discorso da presidente degli Stati Uniti. La società italiana deve reagire «con coraggio e lungimiranza» - afferma il presidente Napolitano - e deve parlare «il linguaggio della verita». «Facciamo della crisi una occasione» per liberarci dei problemi che ci portiamo dietro da tempo, dalle riforme istituzionali, alla pubblica amministrazione e «al modo di operare dell'amministrazione della giustizia». Occorre, aggiunge, «far leva sui nostri punti di forza e sulle energie vive», e «affrontare decisamente le debolezze del nostro sistema». Di fronte alla crisi «c'è ragione di essere seriamente preoccupati per per l'occupazione, per le condizioni di chi lavora e per le famiglie più bisognose».
IL MEZZOGIORNO - Questa preoccupazione, aggiunge, diviene «speciale guardando al Mezzogiorno che non ha fatto i passi avanti necessari e rischia di essere più di altre parti del paese colpito dalla crisi se non vi si dedica l'impegno che ho di recente sollecitato con forza». Il capo dello Stato si dice «vicino ai lavoratori che temono per il posto di lavoro e la sorte delle loro aziende» e che potranno contare tutt'al più sulla cassa integrazione. Napolitano dice di essere altrettanto vicino «ai giovani precari che vedono con preoccupazione avvicinarsi la scadenza dei loro contratti, temendo di restare privi di ogni tutela. Occorrono, conclude, «misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà». La pesante crisi economica minaccia l'occupazione: «Parti sociali, governo e Parlamento dovranno farsi carico di questa drammatica urgenza con misure efficaci, ispirate a equità e solidarietà».
LA POVERTA' - «Hanno fatto scalpore nei giorni scorsi le statistiche ufficiali sulla povertà in Italia: ed è parola che esitiamo a pronunciare, è realtà non semplice da definire e da misurare. Sono comunque troppe le persone e le famiglie che stanno male, e bisogna evitare che l'anno prossimo stiano ancora di più o stiano ancora peggio». Questo un passaggio del suo terzo messaggio di fine anno: «Mi sento - prosegue il capo dello Stato - egualmente vicino alle famiglie, specie a quelle numerose, o che comunque fanno affidamento su un solo reddito, sulle quali pesa la difficoltà per le donne di trovare lavoro, e che non hanno abbastanza per soddisfare i bisogni fondamentali: e quelli che ne soffrono di più sono i bambini».
UN'ITALIA PIU' GIUSTA - «Dalla crisi deve, e può uscire, un'Italia più giusta. Facciamo della crisi un'occasione per impegnarci a ridurre le sempre più acute disparità che si sono determinate nei redditi e nelle condizioni di vita. Per riformare un sistema di protezione sociale squilibrato e carente - prosegue il capo dello Stato - per elevare, a favore dei figli delle famiglie più modeste, le possibilità di istruzione fin dai primi anni e di ascesa nella scala sociale».
IL DEBITO PUBBLICO - «Di fronte alla crisi economica - continua Napolitano - l'Italia è condizionata nelle sue scelte dal peso dell'ingente debito pubblico accumulato nel passato». Secondo Napolitano, «nessuno può dimenticarsene nell'affrontare qualsiasi problema». Per questo, il capo dello Stato chiede che gli interventi per lo sviluppo ristabiliscano «trasparenza e rigore nell'uso del denaro pubblico».
STILE SOBRIO E AIUTI ALLE IMPRESE - «Della crisi l'occasione per rinnovare la nostra economia, è insieme con essa anche stili di vita diffusi, poco sensibili a valori di sobrietà e lungimiranza». Napolitano parla anche del necessario sostegno alle imprese. «Lo sforzo che in questo momento va compiuto per sostenere le imprese che sono in difficoltà pur essendosi mostrate capaci di ristrutturarsi e di competere - dice - non può essere separato dall'impegno a promuovere indirizzi nuovi per lo sviluppo futuro dell'attività produttiva in Italia».
COME NEL DOPOGUERRA - «Per l'Italia, la prova più alta, in cui si riassumono tutte le altre, è quella della nostra capacità di unire le forze, di ritrovare quel senso di un comune destino e quello slancio di coesione nazionale che in altri momenti cruciali della nostra storia», come nel dopoguerra e nella lotta al terrorismo «abbiamo saputo esprimere». È l'appello all'unità che il presidente lancia agli italiani. «Ci riuscimmo - prosegue Napolitano - quando dovemmo fare i conti con la terribile eredità della seconda guerra mondiale, potemmo così ricostruire il Paese», creando così «le condizioni di quella lunga stagione di sviluppo economico e civile che ha trasformato l'Italia. E ci riuscimmo ancora quando più tardi sconfiggemmo il terrorismo. Dobbiamo riuscirci anche ora, a partire dall'anno carico d'incognite che ci attende».
PARTITI E RIFORME - «È essenziale che le forze politiche escano da una logica di scontro sempre più sterile». È l'appello alla collaborazione rivolto ai partiti. Secondo Napolitano, le forse politiche «possono guadagnare fiducia solo mostrandosi aperte all'esigenze di un impegno comune, ed esprimendo un nuovo costume, ispirato davvero e solo all'interesse comune». Le riforme «sono già all'ordine del giorno» e «vanno condivise». «È una crisi senza precedenti come quella attuale che chiama ormai - afferma Napolitano - a un serio sforzo di corresponsabilità tra maggioranza e opposizione in Parlamento, per giungere alle riforme che già sono all'ordine del giorno e che vanno condivise».
IL SUO RUOLO - Napolitano sottolinea, poi, quale sia la natura del suo ruolo al vertice delle istituzioni e ringrazia i cittadini per i messaggi di «simpatia e fiducia» che, dice, «mi confortano e mi spronano. Lo spirito del mio messaggio, italiane e italiani - dice infatti il capo dello Stato - corrisponde alla missione che i padri della Costituzione vollero affidare al presidente della Repubblica: unire gli italiani, tenendosi fuori dalla competizione tra le opposte parti politiche, rappresentando, col massimo scrupolo d'imparzialità e indipendenza, i valori in cui possono riconoscersi tutti i cittadini. I valori costituzionali, nella loro essenza ideale e morale. Il valore, sopra ogni altro, dell'unità nazionale. I valori della libertà, dell'uguaglianza di diritti, della solidarietà in tutte le necessarie forme ed espressioni, del rispetto dei ruoli e delle garanzie che regolano la vita delle istituzioni». «Sento che questo è il mio dovere, questa è la mia responsabilità - sottolinea Napolitano - E vi ringrazio per le manifestazioni di simpatia e di fiducia, per gli schietti e significativi messaggi che mi giungono da tanti di voi: mi confortano e mi spronano».
FIDUCIA - Quello di Giorgio Napolitano agli italiani per il 2009 è «un augurio più che mai caloroso e forte per l'anno che nasce». «Per difficile che possa essere - conclude il capo dello Stato - lo vivremo con animo solidale, fermo, fiducioso».
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