MISNA - Anche per il 2009, appena trascorsa la mezzanotte di Capodanno, comincia la “Giornata mondiale della Pace”, istituita nel 1967 da Paolo VI. A Roma echeggiano già da ore, come deflagrazioni vicine e tuoni lontani, gli stupidi ‘botti’ con cui qualcuno crede di accogliere bene il 2009. Al telefono, da ancor più lontano, sono giunti e continuano a giungere altre e più sinistre, letali esplosioni… Parlare con le fonti raggiungibili nella Striscia di Gaza è diventato, anche per questo, una pena; quando oggi il TG3 è venuto a trovarci in redazione per un collegamento con l’unico sacerdote cattolico della Striscia, l’atmosfera non era proprio di festa, anche per le tante telefonate strazianti di questi giorni. “Sono ripresi stasera i bombardamenti aerei israeliani sulla linea di frontiera tra Striscia di Gaza ed Egitto a pochi chilometri dal valico di Rafah” scrive alle 19.23 l’agenzia di stampa italiana Ansa. E aggiunge: “Gli abitanti della parte egiziana della città di Rafah, terrorizzati come ieri sera, hanno abbandonato le case e si sono radunati nella grande piazza Salaheddin, dove era in precedenza la barriera mobile omonima, che è stata spostata di alcuni chilometri…”. Respinta la proposta francese per una tregua umanitaria di almeno 48 ore, nemmeno ascoltata la disponibilità di Hamas a discuterne, lasciati cadere tutti gli appelli, incluso quello di Benedetto XVI Domenica scorsa per la pace in Terrasanta, Israele sceglie di chiudere un anno e ne comincia un altro all’insegna delle armi e del sangue. Ma nell’anno che sta finendo son cambiate tante cose sulla scena mondiale. E forse nella mente e nel cuore di alcuni uomini. Un nuovo presidente americano, una crisi economica e sociale di gravità non ancora ben calcolata, insopportabile per i troppi 'Ultimi della Terra', sono “segni dei tempi” da cogliere senza esaltazioni né disperazione. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha cominciato il suo tradizionale messaggio di fine d'anno al paese con queste parole: "Questa vigilia del nuovo anno è dominata, nell’animo di ciascuno di noi, dallo sgomento per le notizie e le immagini che ci giungono dal cuore del Medio Oriente. Si è riaccesa in quella terra una tragica spirale di violenza e di guerra. Una spirale che va fermata. Lo chiedono l’Italia, l’Unione Europea, le Nazioni Unite, il Pontefice: sentiamo oggi, mentre vi parlo, che questo è il nostro primo dovere, riaprire la strada della pace in una regione tormentata da così lungo tempo". Ovunque tutti ci troviamo a mezzanotte, facciamo (e facciamo fare) almeno un minuto di silenzio. Un minuto e un secondo in più, visto che, ci dicono gli esperti, quest'anno ne possiamo disporre. E ripetiamolo, ripetiamolo, come una preghiera silenziosa, individuale e collettiva, più volte durante l’intera giornata. E poi ogni giorno e ogni successivo giorno ancora, fino a quando lo strazio di Gaza e di qualsiasi angolo di mondo in cui sia in corso un conflitto - dallo Sri Lanka all’Iraq, dalla Somalia al Nord Kivu all’Afghanistan - a poco a poco ceda il posto a quella miracolosa, taumaturgica ‘caritas’ che è l’amore nelle sue accezioni più nobili e sovrumane. Da Gerusalemme a Washington alle donne e agli uomini più dimenticati, quell’incessante minuto di silenzio potrebbe diventare a poco a poco più forte della fame e della violenza, più assordante di qualsiasi osceno boato di guerra. (Pietro Mariano Benni)
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