martedì, marzo 31, 2009
Il legame in nome della Coca fra Italia e Colombia continua. Al di là della crisi globale.

PeaceReporter - Uno dei principali quotidiani colombiani, El Espectador, in questi giorni ha voluto tirare le fila della Coca-connection italo-colombiana, che ha visto protagonista Salvatore Mancuso, il fondatore del gruppo paramilitare, Auc, i cui tentacoli sono arrivati oltreoceano per radicarsi nella sua patria d'origine, l'Italia. Un articolo che si spiega, in questo momento di crisi economica, con il fatto che sono in molti a chiedersi come si evolverà l'economia ombra della criminalità organizzata, finanziata dal boom senza precedenti registrato dalla fine degli anni Ottanta del mercato della cocaina.

Sulle orme bianche. Seguendo la scia della polvere bianca, dopo quattro anni d'indagine, l'Unità anti-mafia italiana, è arrivata a ricomporre il puzzle del narcotraffico che ha legato a doppio filo la Calabria e molte zone della Colombia. Il Tribunale di Reggio Calabria ha individuato nel controverso imprenditore italiano Giorgio Sale l'uomo chiave che gestiva la gigantesca operazione di riciclaggio di denaro, collegata all'ormai estradato ex capo del paramilitarismo colombiano Mancuso, che incassava montagne di soldi grazie alla coca. In sostanza, la connessione Mancuso-Sale, grazie alla catena di locali La enoteca di Barranquilla e ai magazzini Made in Italy, ha lavato milioni di euro derivati dal narcotraffico. Un business che Mancuso ha continuato a curare anche dal carcere. Nel portare avanti l'Operazione Galloway, nel novembre 2006, sono stati arrestati sia Sale che i suoi tre figli. Il suo nome viene accostato persino ad alcuni giudici dell'Alta corte colombiana e di influenti politici, non solo, dunque, a quello di Mancuso, antico comandante del Bloque Catatumbo, gruppo responsabile di cinquemila omicidi nella regione.

Oltre ogni aspettativa. La connessione tra Mancuso e la mafia italiana, in un primo momento, pare però finire qui. Poi la sorpresa: le indagini portate avanti dal giudice italiano Salvatore Curcio della Dda di Catanzaro sui nessi fra il paramilitarismo colombiano e la cupola di San Luca, Calabria, capeggiata da Santo Scipione, porta alla luce che Mancuso, nel Bel Paese, ha rapporti ben distinti da quello instaurato con Giorgio Sale. In Colombia si inizia così un'altra indagine sulla scia di quella inaugurata dalla Direzione antimafia italiana con la sua Operazione Decollo nel 2001. E' allora che, grazie a uno scambio di informazioni Italia-Colombia, viene ricreato il giro di affari di un'organizzazione di narcotraffico che andava dalla Grecia, all'Olanda, fino a Bulgaria, Spagna e Australia. Grazie a intercettazioni telefoniche, pedinamenti, ricorsi a informazioni di Intelligence, viene fuori che la suddetta organizzazione appartiene alla 'Ndrangheta, che dal 2001 ha fortificato il suo illegale giro di affari grazie agli accordi con i colombiani di Cordoba, Bolivar e Magdalena. Tonnellate di cocaina vengono introdotte in Europa sulla rotta Venezuela - Africa, camuffati in carichi di frutta, sardine congelate e blocchi di marmo.

Rapporti privilegiati. Nel gennaio 2002, nel porto spagnolo di Vigo, le autorità sequestrano 1700 chili di cocaina inviata tramite l'impresa A.Marconi. Destinatari: due spagnoli proprietari della ditta Conserva Nueva. "Un carico di droga che era da ricollegare all'accordo siglato nel 2001 dai fratelli Castillo Rico e il gruppo Ventrici Barbieri, legati alla 'Ndrangheta, il cui modus operandi era mettere la droga nelle lattine di tonno da un chilo", dichiara l'investigatore Giovanni De Chiara, aggiungendo che fra il giugno e l'aprile del 2003 le autorità spagnole smantellarono un traffico di 296 chili nascosti in blocchi di marmo e l'anno prima una spedizione di 434 chili verso l'Australia. Si tratta di un'organizzazione che, secondo un testimone italiano, "ha buone relazioni con i paramilitari Mancuso e Carlos Castano". In particolare, dei nessi diplomatici interoceanici si occupa un certo Ramiro, mentre Giovanni Castillo si occupa della produzione della cocaina. Mancuso, infatti, controlla anche dei laboratori, dove si preferisce lavorare la polvere bianca destinata agli amici calabresi.

Nell'organizzazione compare anche un uomo chiamato Jairo Gabriel Hernandez Espinosa, alias Pipo, che funge da contatto con l'italiano Santo Scipione e che per una transizione di cocaina e di denaro che non rispecchia le aspettative dei fratelli Castillo e dei paracos, viene sequestrato fino a quando il suo capo, Santo Scipione, non regola i conti e lo fa liberare. Il pomo della discordia tra la mafia italiana e quella colombiana è, né più né meno, l'equivalente di circa due milioni di dollari. Il conflitto si risolve e l'organizzazione continua a lavorare e a somministrare tonnellate di polvere bianca fino all'Africa e all'Europa. Poi, Santo Scipione e il suo gancio con la Colombia vengono arrestati.

Il rapporto inscindibile. In Colombia le indagini sono continuate e tutta l'organizzazione dei fratelli Castillo e dei suoi soci sta per essere incastrata dalla Fiscalia, che indaga sulle accuse di narcotraffico, fabbricazione di stupefacenti e organizzazione a delinquere. Ed è grazie a questo processo che è stato svelato che Mancuso è oggetto di indagine da parte delle autorità italiane da quasi nove anni e che i gruppi di autodifesa trafficavano cocaina sotto il suo comando, racimolando montagne di soldi poi riciclati da Giorgio Sale. Il cerchio, aperto in Italia anni or sono, sta per chiudersi. Ma il narcotraffico continua. Uscito di scena Mancuso, qualcun altro avrà preso il suo posto, mentre per quanto riguarda la 'Ndrangheta, è chiaramente viva e vegeta. E anzi, due rapporti della polizia federale di Berlino (la mafia clabrese da anni è radicata anche in Germania) , il primo dell'aprile 2008 sulle attività dei clan di San Luca e il secondo sulla presenza della 'Ndrangheta in Germania, mettono in luce la "colonizzazione mafiosa dei land". Frutto della collaborazione tra la polizia tedesca, i Ros dei carabinieri e la polizia italiana, i dossier descrivono le attività di ben 229 clan, con centinaia di ristoranti controllati dalle famiglie calabresi.

Il gemellaggio Italia-Colombia continuerà. Con o senza Mancuso. Oltre ogni crisi globale. Perché, per usare le parole di Roberto Saviano in un'intervista a Internazionale: "E' ora di pensare seriamente a un piano globale di depenalizzazione delle droghe. La coca o la si combatte ricorrendo a qualche forma di legalizzazione o continuerà a essere, insieme al petrolio, il motore mobile dell'economia contemporanea"

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