mercoledì, aprile 01, 2009
Agenzia Misna - Primo presidente democratico dopo 7 anni di dittatura militare, Raúl Alfonsín, 82 anni, è deceduto a Buenos Aires a seguito di una lunga malattia. Il governo della presidente Fernández ha diposto tre giorni di lutto nazionale con un decreto in cui l’ex-capo dello stato è definito “un difensore della democrazia”. Le spoglie di Alfonsín sono state trasferite alla camera ardente allestita presso il parlamento, in attesa dei funerali, in programma domani: l’ex-presidente sarà sepolto al cimitero di Recoleta, non lontano dal suo comune di origine Chascomús, nella provincia di Buenos Aires. L’ultima apparizione pubblica di Alfonsín risaliva all’ottobre scorso quando, in occasione delle celebrazioni per il 25° anniversario dal ritorno della democrazia - con le elezioni che il 30 ottobre 1983 lo avevano portato al potere - aveva presieduto una cerimonia alla Casa Rosada, sede della presidenza, in cui era stato inaugurato un busto in suo onore: “Tutti noi argentini – aveva detto l’ex-presidente, dirigente della ‘Unión Cívica Radical’ (Ucr) - intraprendemmo la ciclopica sfida di reinventare una cultura democratica attraverso il dialogo, il consenso e l’etica …tracciando un destino che dimostra molto chiaramente che non siamo più disposti a tornare indietro”. Esprimendo le sue condoglianze, l’ex-presidente dell’Uruguay Julio Maria Sanguinetti, suo amico personale, ha definito Alfonsín “un pacificatore che interpretava la democrazia come uno strumento per la libertà”; l’ex-presidente cileno Patricio Alwyn ha sottolineato “il suo enorme spirito sociale e l’impegno nella lotta per la libertà”. L’ex-presidente è ricordato tra l’altro perché nel 1985 istruì il processo alle prime tre Giunte Militari che portò a pesanti condanne; successivamente, sotto la pressione delle forze armate, promulgò le cosiddette ‘leggi del perdono’ (‘Punto final’ 1986, e ‘Obediencia debida’, 1987) che, insediandosi nel 2003, l’allora presidente Nèstor Kirchner contribuì a cancellare riaprendo la strada ai processi contro gli ex-gerarchi accusati di violazioni dei diritti umani.


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