sabato, maggio 09, 2009
del nostro redattore Carlo Mafera

“Abbiamo notizie di Dio ogni volta che incontriamo una persona che ama” così ha esordito Luigi Accattoli durante la conferenza tenutasi alla sala a vetri della parrocchia di San Frumenzio, mercoledì 4 febbraio scorso, parafrasando le parole di Benedetto XVI nella sua enciclica “Deus Caritas est”. Il tema della conferenza era “Fatti di Vangelo, notizie di Dio. Il volto di Gesù riflesso dai media e incontrato tra la gente” nell’ambito della settimana formativa intitolata “Alla ricerca del Volto. Fascino e mistero di Gesù oggi”. Luigi Accattoli, decano dei vaticanisti e collaboratore del Corriere della Sera nonché della rivista “Il Regno” ha indicato nel suo intervento che le manifestazioni di Dio che passano nei media sono i vari tipi di amore: l’amore coniugale, quello per i figli, per i bisognosi, l’amore per i nemici. In particolare ha messo in evidenza come certi tipi di solidarietà trovino più spazio nei media come i donatori di midollo spinale o l’accoglienza che ora si da ai bambini menomati, sieropositivi, focomelici per i quali in passato c’era molto meno attenzione se non addirittura c’era una vera e propria censura, tenendoli nel nascondimento. Un’altra notizia che attrae l’attenzione della gente è la manifestazione pubblica del perdono. Si sono verificati molti casi di familiari che hanno perdonato davanti ai mass-media gli uccisori del loro parente suscitando l’interesse popolare (vedi il caso di Carlo Castagna). In precedenza questo tipo di manifestazione non si verificava quasi mai.
Luigi Accattoli ha continuato nella sua esposizione facendo presente che i giornali fanno fatica a vedere Dio nell’ordinarietà e desiderano sottolineare solo quelle notizie dove ci sia per esempio conflittualità tra la Chiesa e il mondo della politica. Anche in quest’ultimo caso Accattoli, da grande esperto del settore, ha detto che il suo consiglio nei confronti degli alti prelati è stato sempre di intervenire quando fosse strettamente necessario e cioè statisticamente una volta su tre poiché gli interventi quasi sempre erano fraintesi e manipolati. Egli ha poi raccontato due episodi molto significativi a proposito della resistenza dei quotidiani a pubblicare cose inerenti la religiosità. Ad esempio per il caso della scoperta del “dossier Moro” Accattoli ha confidato all’assemblea dei convenuti che Moro scrisse molte più lettere di quante gli vennero attribuite, durante la sua prigionia e che nell’appartamento di via Monte Nevoso a Milano vennero scoperte altre sue missive nell’intercapedine di un termosifone. Egli fu accreditato insieme ad altri 15 giornalisti per leggere in loco queste lettere che il grande statista scrisse poco prima di morire. Erano tutti scritti che parlavano della sua fede in Dio e nessuna di queste fu pubblicata. Ciò la dice lunga sull’atteggiamento che hanno i mass-media nei confronti di questo argomento. Solo quelle che le Brigate Rosse facevano passare furono pubblicate ed erano quelle che servivano ai loro scopi politici e suscitavano l’interesse dell’opinione pubblica.
Poi ci sono esigenze ancora più commerciali inerenti agli spazi pubblicitari che dimostrano quanto la logica del profitto domina sempre il mondo. Accattoli ha raccontato di voler scrivere un pezzo sulla morte di monsignor Tonino Bello e gli fu impedito perché lo spazio che avrebbe sottratto alla pubblicità non avrebbe avuto lo stesso ritorno economico con l’articolo!!!! Così il vaticanista Accattoli ha toccato anche il caso del giudice Livatino, per il quale c’è la causa di beatificazione, raccontando che venne rinvenuta la sua agenda. In questa c’erano scritte tante preghiere, le dichiarazioni circa la sua certezza che l’avrebbero ucciso. Nonostante questa certezza egli si fece assegnare il processo perché era il solo celibe e lasciò la sua fidanzata per non farla diventare vedova, lei che già era orfana a causa della mafia. E tutto ciò, il suo giornale non glielo permise di scrivere perché “ai giornali non interessava che Levatino fosse un cristiano vero” .

Avrei voluto intervenire nel dibattito ma non l’ho fatto. Avrei voluto dire che tutto ciò mi ricordava la figura del grande Giorgio La Pira, del quale feci la tesi di laurea in Scienze Politiche. In particolare nell’episodio quando egli, padre costituente, tentò di far intitolare la Costituzione Italiana a Dio. Immediatamente si sollevò nell’aula di Montecitorio un’ondata di disapprovazione. A questo punto La Pira si lasciò cadere nello scranno e disse “”. Se ciò deve spaccare l’assemblea ritiro la proposta ma io ho compiuto il gesto che dovevo compiere” e a questo punto l’assemblea esplose in un grande applauso. Ecco, credo che per il cristiano ci sia il dovere della testimonianza ed è quella che, ha affermato concludendo Luigi Accattoli, raggiunge più profondamente il lettore dei giornali. Le catechesi e le encicliche sono più superficiali, direi sono solo parole che incidono poco nella coscienza collettiva.

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