martedì, maggio 12, 2009
Un anno dopo il terremoto del Sichuan, un rapporto di Amnesty denuncia: i genitori dei bambini morti nelle scuole crollate finiscono in carcere

PeaceReporter - Invece di convincenti spiegazioni, o di una giustizia che punisca i colpevoli, i genitori delle migliaia di bambini morti un anno fa nel terremoto del Sichuan hanno trovato in molti casi un'altra risposta: il carcere. Lo denuncia un rapporto di Amnesty International, secondo cui la Cina ha cercato di calare un velo sulle proteste degli abitanti delle zone colpite dal sisma, che accusano le autorità di aver impiegato materiali scadenti nella costruzione delle scuole crollate.

Un anno dopo la tremenda scossa, non c'è un bilancio ufficiale delle vittime: si sa che i morti sono 70mila e i "dispersi" 18mila, ma le autorità di Pechino non hanno mai specificato quanti bambini siano rimasti sotto le macerie. La ragione è che il terremoto ha raso al suolo diversi istituti scolastici, spesso a pochi metri da edifici pubblici rimasti invece in piedi. Il fenomeno delle "scuole tofu", come sono state soprannominate, ha toccato un nervo scoperto in Cina, quello della corruzione nelle amministrazioni locali. E per questo, le autorità si difendono dietro il "segreto di Stato" per nascondere la verità. In questo rientra anche la lista completa dei deceduti: verrà pubblicata nel 2010, spiega Pechino, per "rispetto delle vittime".

Molti genitori rimasti senza figli preferirebbero chiarezza da subito, ma si stanno scontrando con un muro di gomma. Nell'anno passato dal sisma - denuncia il rapporto di Amnesty, confermando notizie già emerse - hanno ricevuto offerte per comprare il loro silenzio, le loro manifestazioni sono state disperse dalla polizia, e sono stati messi sotto osservazione speciale da parte delle autorità. Molti di loro hanno i telefoni controllati, e c'è chi ha passato fino a tre settimane in prigione.

Un rapporto di un gruppo di esperti americani, che hanno visitato lo scorso agosto i luoghi colpiti dal terremoto, ha evidenziato la mancanza di strutture portanti in molte delle scuole afflosciatesi su se stesse: semplici mura di mattoni o di cemento, senza quell'acciaio presente invece nei palazzi dell'amministrazione pubblica. Materiali di costruzione in teoria illegali, in base a una legge introdotta dopo il terremoto che colpì la regione di Pechino nel 1976.

Oltre ai parenti più stretti, sulle piccole vittime sta cercando di far luce anche Ai Weivei, un artista della capitale particolarmente critico con il governo. Appassionatosi alla causa, Ai ha compilato finora una lista di circa 5mila bambini morti nel sisma, e stima che il bilancio finale possa arrivare a 8mila. Ma anche lui deve fare i conti con gli ostacoli posti dalle autorità. Una ventina di suoi collaboratori volontari sono stati fermati dalle forze dell'ordine, e le sue varie telefonate a funzionari locali vanno incontro a tre risposte standard: "è un segreto di Stato", oppure "non siamo autorizzati a divulgare informazioni ai singoli individidui". E poi la più paradossale: "Stai offendendo i genitori delle vittime. Stanno soffrendo e non vogliono discutere di queste cose", spiega l'artista. Vorrebbero, invece. Ma non glielo permettono.

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