mercoledì, maggio 13, 2009
del nostro collaboratore Carlo Mafera

“O Madre nostra, quando vogliamo contemplare la bellezza di Dio, ci soffermiamo a mirare con diletto la tua bellezza che dall’eterna luce è riverbero infinito” così inizia una preghiera composta da Giorgio La Pira durante il periodo dell’oppressione totalitaria. Ciò a dimostrare la fervente devozione alla Madonna del sindaco santo di Firenze e una predilezione filiale espressa in accenti mistici e poetici. Per comprendere meglio il rapporto tra Giorgio La Pira e il messaggio di Fatima bisogna conoscere la centralità del culto mariano nella sua vita interiore e in quella pubblica. Il cristianesimo mariale è stato il fondamento della sua azione politica ritenendo essenziale il ruolo della Madonna, Madre di Dio, nell’opera salvifica di Gesù nei confronti dell’umanità. In particolare l’apparizione di Fatima ha una valenza storico-sociale di importanza fondamentale. La realtà storica e cosmica non può più liberarsi da questo avvenimento che gli è divenuto essenziale. La terra ha fiorito Maria e in questa epoca questa fioritura si è manifestata soprattutto attraverso l’apparizione di Fatima che non potrà essere mai più spenta, cancellata o dimenticata per le sue profonde implicazioni salvifiche.

Nell’apparizione di Fatima la Madonna rivela tutta la Sua bellezza e nel cielo dell’umanità si stende questo arcobaleno di intatta purezza che irradia gli splendori della perfezione di Dio proprio attraverso di Lei. Albeggia finalmente nella storia dell’uomo una luce immacolata, una luce senza tanti colori perché inesprimibilmente pura. La visione della Madonna e in particolare di quella di Fatima, narrata da Giorgio La Pira era questa.
Da tali premesse si comprende come fosse iscritto profondamente nel suo cuore lo slancio di apostolato mariano che esercitò con grande determinazione. Egli prese, per così dire, il testimone da don Luigi Moresco , il quale nel 1942 era stato a Fatima ed aveva scritto un libro sulle rivelazioni. Nell’ambito di queste rivelazioni c’era il desiderio della Vergine della consacrazione, da parte del Sommo Pontefice, del genere umano in generale e della Russia in particolare, al Cuore Immacolato di Maria. Come tutti sanno, il messaggio terminava con un’affermazione piena di speranza “finalmente il mio Cuore Immacolato trionferà; la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo”.
Don Moresco andò dal Santo Padre dicendogli che la Madonna desiderava che Lui proclamasse la consacrazione del genere umano e della Russia al Suo cuore immacolato. E di fatti, esaminando il racconto fatto da Giorgio La Pira , il 31 ottobre 1942 Pio XII faceva questa proclamazione proprio nel momento più tragico della seconda guerra mondiale. Dieci anni dopo, nel 1952, Pio XII rinnovava nella festa(7 luglio) dei santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dell’Est europeo, la consacrazione della Russia. La Pira, raccogliendo l’eredità di Don Moresco , sul messaggio di Fatima, desiderava essere ora lui il propulsore del messaggio proprio in un’epoca malata di catastrofismo e riconosceva negli inviti reiterati dei Russi, che volevano ricambiare la sua accoglienza fatta in precedenza a Firenze, come dei segni importanti e significativi. La Pira considerava il ripetersi delle apparizioni mariane, non come favole raccontate da bambini, come qualcuno voleva far credere ma invece come segni forti dell’intervento di Dio nella storia umana realizzato tramite Maria. Infatti, egli diceva che “Maria è partecipe della regalità di Cristo, è la regina delle nazioni e della pace” ed era certo che ci dovesse essere un rapporto stretto fra i misteriosi colloqui della Madonna, la conversione delle nazioni a Cristo e la pace nella delicatissima epoca nucleare.
Con tale consapevolezza, cominciava a fare dei pellegrinaggi mariani partendo però prima per la Francia (Lourdes, Reims, Chartres Saint-Denis,; Notre Dame) e poi il 13 luglio 1959 a Fatima, anniversario della terza apparizione, dopo aver incontrato l’allora Cardinal Montini a cui aveva confidato la sua intenzione di voler fare tale pellegrinaggio, ma la decisione di andare a Mosca, La Pira la prese dopo che, sia Montini che Giovanni XXIII avevano ricordato l’uno nell’incontro personale e l’altro in pubblica udienza, le figure dei Santi Cirillo e Metodio che secondo il Pontefice “dischiudono dinnanzi ai nostri occhi orizzonti che di fatto non sappiamo ancora ben contemplare, perché la “ferrea cortina” li copre”, continuava, così Giovanni XXIII “Amiamo pensare che mercé le nostre preghiere e i nostri sacrifici, la Provvidenza divina stia elaborando uno dei più grandi misteri della storia, che sarà il mistero della misericordia del Signore per tutti i popoli.
Per la Pira, le parole di Giovanni XXIII diventeranno delle pietre miliari da percorrere ed il 13 luglio si recò Fatima per comporre il primo pilone del ponte mariano che si doveva concludere a Mosca.
Incontrò il vescovo di Leiria, le monache del convento dove viveva e pregava Lucia l’ unica sopravvissuta dei tre pastorelli dell’apparizione, e infine il vescovo di Lisbona a cui chiese la benedizione e il permesso di portare il messaggio della Madonna, in Russia.
E così La Pira prese contatto con Bogolomov l’ambasciatore russo a Roma, e il 22 luglio gli telefonò per accettare l’invito che gli era stato fatto più volte. L’ambasciatore era persona di fiducia di Krusciov e Gromiko ed era una vecchia conoscenza di La Pira, perché nel 1956 era andato a Firenze, sembra a consegnare al Sindaco “Santo” una copia riservata del rapporto di Nikita Krusciov al XX Congresso del PCUS dove il capo del Soviet Supremo aveva denunciato i crimini staliniani e quindi potrebbe essere verosimile che La Pira fu il primo occidentale a conoscere tale orrenda realtà.
Il viaggio fu preparato velocemente e La Pira, dopo aver pregato in varie chiese fiorentine e romane (in particolare quello di S. Clemente dove sono ricordati i Santi Cirillo e Metodio) partì per Mosca dove arrivò venerdì 14 agosto 1959.
Naturalmente anche lì fece i suoi pellegrinaggi presso i luoghi sacri di Mosca, considerato poi che il 15 agosto era la festa dell’assunzione di Maria, evento altamente simbolico per il nostro sindaco santo di Firenze che scelse per l’appunto quella data per creare quel ponte Fatima-Mosca di cui si parlava.
La Pira stava realizzando e verificando con quel viaggio, le ipotesi teologiche di lavoro. Era in qualche modo il “facchino” di Dio e qualcuno doveva pur incaricarsi di portare avanti il messaggio di Fatima in quegli anni 50-60, anni delicatissimi di guerra fredda.
Nella sue lettere alle claustrali egli definisce le tappe della storia facendo teologia e teleologia della storia. Ecco le direzioni.
1) Verso l’unità della Chiesa (e l’indizione del Concilio ecumenico ne è la prova)
2) Verso la resurrezione delle nazioni cristiane, Russia compresa (la Russia si convertirà)
3) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva a Cristo attraverso Maria, di tutto lo spazio delle nazioni di Abramo, lo spazio di Israele ed Ismaele (perché l’apparizione di Maria proprio a Fatima, nome della figlia prediletta di Maometto?
4) Verso l’attrazione misteriosa ma effettiva (malgrado tutto) di tutte le nazioni di Asia ed Africa a Cristo
5) Verso un’epoca nuova (planetaria) nella quale si edifica faticosamente ma irresistibilmente la pace di tutti i popoli della terra (…. finalmente il mio Cuore immacolato trionferà la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo)
La Pira sposa fedelmente il messaggio di Fatima, quando poi indica gli strumenti per realizzare queste ipotesi di lavoro e cioè l’orazione e la penitenza: i due strumenti soprannaturali indicati dalla Madonna ai pastorelli. “Strumenti di azione storica: vere forze nucleari inserite da Dio nel sistema della forze storiche delle nazioni. E così La Pira si chiede cosa dovesse fare praticamente.
1) ”ricorrere alle misteriose ed invincibili forze oranti e penitenti dei nostri tremila monasteri di clausura del mondo”
2) “portare” queste forze oranti e penitenti nel cuore stesso cristiano delle nazioni, Russia compresa, Islam compreso”.
In buona sostanza affermava La Pira nella lettera alle claustrali (la numero 28) bisognava “assediare Gerico, la città “dalle mura munite e chiuse”, circuirla di notte e di giorno con l’orazione, e ciò fino a quando le mura munite e chiuse fossero pacificamente cadute”.
Abbiamo prima ricordato i gesti mariani di Pio XII cioè la consacrazione della Russia nel 1942 e poi nel 1952 ma ancor più importante l’enciclica AD COELI REGINAM dove viene messa in evidenza la regalità di Maria sui popoli e sulle nazioni e quindi sull’intera storia del mondo istituendo la festa di Maria Regina il giorno 31 maggio.
Sono tutte tappe mariane del pontificato di Pio XII collegate al fondamentale assunto teologico del dogma dell’Assunzione che si radica nel messaggio di Fatima e che ha come obiettivo principale l’enorme dramma della storia della Russia contemporanea e il suo ritorno alla casa paterna. .
Era il pensiero centrale del Vicario di Cristo che non si staccò mai da quel nodo drammatica della storia del mondo.
Ma purtroppo Pio XII come Mosé non poté vedere la terra promessa e passò il testimone a Giovanni XXIII che ebbe la grande intuizione teologica che non ci sarebbe stata unità e pace tra le nazioni se non ci fosse stata unità e pace nella Chiesa e convocò il concilio ecumenico:
La Pira comprese sempre di più che il nodo storico era sempre la Russia con tutti i suoi errori ed orrori storici ma comprese pure l’alto valore profetico del messaggio di Fatima e gli sembrava infatti sentire i profeti stessi … “Israele tornerà al Signore; Gerusalemme tornerà al suo Dio e le sue mura il suo tempio le sue case, i suoi palazzi saranno ricostruiti”.
Infatti dal 1953 in poi successero molti avvenimenti che sembravano preludere a guerre e distruzioni e invece grazie al messaggio di Fatima “sono state quasi “costrette” ad avviarsi verso la pace e la distensione verso l’amore e la speranza.
La storia della Chiesa e delle nazioni andava profondamente mutando: una gestazione di pace e di speranza veniva creandosi. L’alba del 1959 fa spuntare come arcobaleno, sull’orizzonte della Chiesa e delle Nazioni; il Concilio ecumenico. E La Pira sente che il Signore si serve di lui per portare avanti il messaggio di Fatima; sente che andare a Cava da Iria per prendere fisicamente la profezia della Madonna, proprio là dove era stata rivelata per recarle di persona ai suoi più diretti destinatari : il popolo russo, la Chiesa russa e lo Stato russo. Era suo compito come una semplice “facchino” di Dio. Era lui la persona più indicata in quanto lui era sindaco di Firenze la città che 520 anni prima (nel 1439) aveva ospitato il concilio ecumenico dove c’era stato un “Atto di Pace”, tra la Chiesa d’occidente e la Chiesa d’oriente.

Lui era la persona più indicata perché dal 1951 al 1954 aveva organizzato a Firenze i convegni internazionali per la pace la civiltà cristiana e nel 1955 (4 ottobre) aveva invitato tutti i sindaci di tutte le città capitali del mondo, compreso quello di Mosca, per rivendicare il diritto alla vita della città schiacciate dalle politiche nazionali.

“Ebbene” afferma La Pira nelle lettere alle claustrali “…tutta la nostra azione a Firenze ha avuto sempre questa fondamentale direzione : ha mirato sempre alla Russia Cristiana. Il “problema” importato a Firenze (nei convegni della pace insieme con quelli dei Sindaci e con altre iniziative) è stato unicamente (in certo senso) quello russo”.
Quindi continua La Pira “Ecco Madre Reverenda il significato e la finalità del mio viaggio: fare il ponte mariano di speranza di preghiera e di pace fra Fatima e Mosca”.
E’ chiaro che ci fu la preparazione di chi andava in un città santa, e La Pira moltiplicò la sua orazione andando a pregare per esempio a La Verna, a S. Maria Novella, presso la tomba del metropolita di Kiev morto lì nel 1439 durante il citato concilio ecumenico e soprattutto sulla tomba dei S. Cirillo e Metodio nella chiesa di S. Clemente a Roma (evangelizzatori dei popoli slavi).
E così all’arrivo a Mosca il 14 agosto 1959, prima di incontrare il Soviet Supremo, continuò la sua orazione il giorno 15, giorno dell’Assunzione scelto appositamente, presso la chiesa di S. Luigi dei Francesi e presso il monastero di Zagorsk davanti alla tomba di S. Sergio. Cosa sorprendente per La Pira: la Chiesa di S. Luigi era gremita di fedeli e la loro orazione era fervida. Egli rimase commosso e stupefatto per questa visione di fede e di preghiera proprio nella capitale dell’ateismo.

Poi il Sindaco di Firenze andò a Zagorsk a circa 40 km da Mosca e lì si presentò uno spettacolo di incomparabile bellezza: un monastero grande quasi come una città e lì venne accolto festosamente dal Rettore dell’Accademia Teologica che gli disse “il popolo russo ha cambiato l’economia, ha cambiato politica ma non ha cambiato fede”.

La Pira gli ricordò di non essere solo ma in compagnia di centinaia di monasteri femminili di clausura del mondo, e alla meraviglia dell’interlocutore, gli spiegò la logica di queste missioni invisibili per le quali egli mandava delle circolari a tutti i monasteri di clausura perché questi garantissero preghiere per le sue iniziative politico-religiose. Il Rettore gli chiese di mandare anche a loro queste circolari e La Pira promise di farlo. Ed ecco finalmente l’incontro con il Soviet Supremo. La Pira esordì dicendo “Signori io sono un credente cristiano e dunque parto da un’ipotesi di lavoro che, per me, non è soltanto di fede religiosa ma razionalmente scientifica. Credo nella presenza di Dio nella storia e dunque nell’incarnazione e nella resurrezione di Cristo dopo la morte in Croce; credo che la resurrezione di Cristo è un evento di salvezza che attrae a sé i secoli e le nazioni. Credo dunque nella forza storica della preghiera. Quindi secondo questa logica ho deciso di dare un contributo alla coesistenza pacifica est-ovest come dice il Sig. Krusciov, facendo un ponte di preghiera fra occidente e oriente per sostenere come posso, la grande edificazione di pace nella quale tutti siamo impegnati. C’è chi ha le bombe atomiche, io ho soltanto le bombe della preghiera, e siccome ogni ponte ha due piloni, sono andato prima nel santuario occidentale di Fatima, dove la Madonna ha promesso la pace collegandola alla tradizione cristiana della Russia e poi mi sono recato, l’altro ieri, giorno dell’Assunta nel vostro tradizionale santuario della Santissima Trinità a Zagorsk a pregare sulla tomba di S. Sergio e sotto le icone del vostro più grande agiografo Andrey Rubliov parente spirituale del Beato Angelico della mia Firenze. Dunque, Signori del Soviet Supremo, il nostro disegno architettonico, deve essere questo : dare ai popoli la pace, costruire case, fecondare i campi aprire officine, scuole e ospedali, far fiorire le arti e giardini ricostruire ovunque le chiese e le cattedrali. Perché la pace deve essere costruita a più piani, a ogni livello della realtà umana economico sociale, politico, culturale, religioso. Soltanto così il nostro ponte di pace tra oriente e occidente diventerà incrollabile. E così lavoreremo per il più grande ideale storico della nostra epopea un pacifico tempo di avvento umano e cristiano”.

Ricorda Giorgio La Pira in una delle sue lettere alle claustrali che i suoi interlocutori lo guardavano esterrefatti. Eppure non si poteva non dire che il suo ragionamento fosse di una logicità stringente. La Pira continua nella sua lettera alla reverenda madre di aver detto al Soviet: “Ricordatevi. I popoli battezzati sono come gli uccelli e come i pesci che tornano sempre, anche da molto lontano, ai loro nidi. Tornano alla casa paterna dove sono nati e dalla quale sono partiti; si ricordano e tornano (come dice la parabola e come dice un celebre salmo, il salmo 21).

Così i vostri popoli si ricorderanno (anzi sono già in via di ricordarsi) delle bellezze della pace, della gioia della casa natale e torneranno ad essa! E daranno gioia al Padre celeste: dalle rive dolorose dei fiumi di Babilonia (Sal. 136) si ricorderanno di Gerusalemme lontana e distrutta e piangeranno e prenderanno la strada del ritorno! Ecco il messaggio di Fatima: finalmente il mio cuore Immacolato trionferà la Russia si convertirà e vi sarà pace nel mondo. Ecco Madre Reverenda la sostanza dei miei colloqui”.

Questo raccontò La Pira alla sua interlocutrice dimostrando di essere stato un interprete fedele del Messaggio di Fatima, di averlo incarnato e di averlo portato avanti con passione e con fede. E quando dice più avanti “I risultati? Madre Reverenda, Dio solo li conosce: non c’è che ripetere la frase di S. Paolo: Ego plantavi, Apollo rigavit, Deus autem incrementum dedit”.
Bene , noi possiamo affermare uomini del 2007 che non dovette passare molto tempo perché dal 1959 al 1989, anno della caduta del comunismo e del Muro di Berlino, ci furono soltanto 30 anni di differenza. Ora nelle terre dell’est le cose sono profondamente cambiate e personalmente sono rimasto commosso dai racconti che ho potuto ascoltare il 17 novembre u.s. all’auditorium Augustinianum, fatti dall’Arcivescovo di Minsk Mons. Tadeusz Kondruziewicz. Egli ha potuto affermare con soddisfazione, che dopo tanti anni di persecuzioni, finalmente l’attività religiosa in Bielorussia e in Ucraina è molto intensa con continue nascite di vocazioni, di seminari e di tante realtà cattoliche. Così anche la relazione di padre Paulo Vyschkovksy è stata toccante e commovente per la crudezza dei racconti di martirio in terra ucraina di cui lui non è stato solo testimone oculare ma anche e purtroppo un testimone che ha subito sulla sua pelle, la sofferenza inflittagli dagli aguzzini. Fortunatamente la situazione è ora cambiata e la libertà religiosa è ormai una realtà consolidata. Ma, ricollegandomi a Giorgio La Pira e alla sua fede incrollabile nell’intervento di Dio nella Storia (in questo caso particolare attraverso la Madonna), mi ha particolarmente colpito l’intervento di Padre Alessandro Apollonio. Egli affermava tra le altre cose in quella bellissima serata del 17 novembre che non esiste una storia profana e una storia sacra ma in definitiva esiste solo una storia sacra perché ogni avvenimento anche il più banale può ricollegarsi al sacro perché utilizzato da Dio in tal senso.

Allora mi domando, rispondendomi quindi affermativamente, se tutte le cose fatte e dette da Giorgio La Pira nel luglio e nell’agosto del 1959 non abbiano contribuito a portare i frutti che vediamo oggi e che la Madonna si sia servita anche di lui per affermare più presto e meglio la sua profezia.

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