giovedì, maggio 14, 2009
Almeno 17.000 sfollati hanno lasciato Mogadiscio dallo scorso sabato

PeaceReporter - Almeno 113 morti e centinaia di civili in fuga. E' questo il bilancio degli scontri che hanno insanguinato la capitale somala Mogadiscio negli ultimi giorni, e che hanno dato un'altra spallata al già fragile processo di pace. L'esercito somalo e i miliziani dello Shabaab si sono affrontati a colpi di mortaio nella zona meridionale della città. Secondo fonti locali, le milizie islamiche starebbero ammassando truppe ai confini del centro abitato.

Secondo la locale Elman Human Rights Organization, più di 17.000 persone avrebbero lasciato la capitale da sabato scorso ad oggi. Cosa ancora più grave, buona parte dei civili in fuga sarebbero scappati da Mogadiscio senza una meta precisa e senza la garanzia di un'assistenza umanitaria che, nel Paese, si sta facendo sempre più difficile. Dal 1991 priva di un governo che riesca a controllare il territorio, la Somalia è attualmente spaccata tra la zona meridionale, in mano alle milizie islamiche, e i dintorni di Mogadiscio, parzialmente in mano del governo di transizione guidato dal presidente Sheikh Sharif Ahmed. Ex leader delle Corti islamiche, il nuovo capo di stato, eletto lo scorso gennaio, era stato presentato come l'unica personalità in grado di riportare gli estremisti islamici al tavolo delle trattative.

Finora, però, gli eventi hanno raccontato una storia diversa. In lotta ormai da tre anni contro il governo di transizione, i miliziani dello Shabaab non hanno mai riconosciuto l'autorità della presidenza Sharif, ribadendo più volte di non essere interessati a intavolare trattative con le autorità somale. Questo nonostante la partenza delle truppe etiopi che, fino alla fine dell'anno scorso, sostenevano il governo, e il cui ritiro dalla Somalia era stato indicato dallo Shabaab come una precondizione per avviare un dialogo.

A séguito degli scontri, il presidente ha rinnovato la sua fiducia nei confronti del governo, accusando le milizie islamiche di essere al soldo di destabilizzatori esterni. Gli insorti, che nei mesi scorsi hanno scavato la terra sotto ai piedi delle autorità somale, prendendo il controllo di buona parte del sud del Paese e di alcuni quartieri della capitale, non sono mai riusciti a scagliare un attacco decisivo contro la città. A difendere Mogadiscio, oltre alle truppe somale, ci sono solo alcune migliaia di berretti verdi dell'Unione Africana, impegnati in una missione di pace resa estremamente difficile dai continui combattimenti e dall'esiguità delle forze in dotazione. Almeno per il momento, le Nazioni Unite non hanno infatti intenzione di inviare propri contingenti in un Paese così instabile.

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