venerdì, maggio 08, 2009
I giovani afgani non hanno lavoro e i ribelli li assumono come guerriglieri part-time

PeaceReporter - Abdullah Jan e Abdul Khaleg vengono dal distretto Pushtrod, nella provincia occidentale di Farah. Entrambi sono giovani, disoccupati, quando trovano un lavoro a giornata, guadagnano circa 200 afgani, Abdul Khaleg scavando fossati, intonacando case o con altri lavori manuali, Abdullah Jan colpendo i posti di blocco della polizia. E' un talebano a tempo determinato. "In famiglia siamo otto e sono il solo che porta i soldi a casa" dice Andullah Jan, che ha 22 anni e viene da un piccolo villaggio. "Sono andato in Iran tre volte per cercare lavoro, ma sono stato espulso. La mia famiglia era piena di debiti e mio padre mi ha detto di andare in città. Ho cercato lavoro per tre settimane, poi mio fratello si è ammalato e aveva bisogno di medicine. E' morto poco dopo. Due amici mi hanno suggerito di andare dai talebani."Mia madre era contraria e ha cercato di dissuadermi. Mio padre invece non ha detto niente. Il mio primo lavoro è stato attaccare un posto di blocco nel distretto Guakhan" ricorda Abdullah Jan. "Abbiamo ucciso quattro poliziotti e abbiamo perso due dei nostri. Un altro è stato ferito. Lo scontro a fuoco è durato due ore, mentre i veri talebani ci incoraggiavano nascosti e dicevano ‘Su, ancora, muoviti muoviti.' Quando tutto è finito, il loro capo mi ha pagato 400 afgani e mi ha detto che se avessi fatto meglio la prossima volta mi avrebbe pagato di più. Da allora ho fatto altri cinque assalti e ho guadagnato mille afgani alla settimana."

Con questo particolare tipo di ‘contratto a termine', Abdullah Jan è un talebano solo per poche ora a settimana. Per il resto vive la sua vita come un qualunque altro cittadino. Non possiede armi o altro tipo di attrezzatura che possa qualificarlo come ribelle e non si considera tale. "Combatto soltanto per i soldi" dice "se trovo un altro lavoro, lascio subito questo."

Secondo alcune stime, circa il 70 percento dei talebani sono giovani disoccupati che cercano un modo per sopravvivere. Nelle province di Farah, Helmand, Uruzgan, Zabul e nelle province del sud la maggior parte dei ribelli combattono per denaro non per ideologia. Ma si ritrovano incastrati in un circolo vizioso: fino a quando le loro province sono nell'instabilità è difficile che si possa investire per creare opportunità di lavoro. Il lavoro continua a non esserci, allora si alleano con i ribelli, la violenza si protrae e questo garantisce che sicurezza e sviluppo rimangano un sogno distante. Mohammad Omar Rassouli, capo della polizia del distretto di Pushtrod, ha confermato la storia di Abdullah Jan, sostenendo che la disoccupazione è la motivazione principale per cui compaiono questi talebani occasionali.< "Farah è dominata dalla disoccupazione e da condizioni di vita molto povere," ha detto "per questo i giovani decidono di unirsi all'opposizione. Il numero degli assalti ai posti di blocco è aumentato negli ultimi tempi e penso che sia perché i giovani si alleano con i ribelli per un po' di soldi. I talebani diventano più forti e noi non possiamo fare niente. Questi giovani sono armati solo quando combattono, altrimenti sono normali cittadini, per cui è molto difficile identificarli." Questo lavoro però non è senza rischi, a quanto dice Abdullah Jan. "Avevo un caro amico, si chiamava Rahmatullah ed era molto coraggioso" racconta "Ma è stato ucciso quando abbiamo attaccato il posto di blocco Karez Shekha, due settimane fa. Da allora non mi interessa più fare questo lavoro e spero di trovare qualcos'altro presto. Non voglio morire, sono l'unico che porta i soldi alla mia famiglia." Abdul Khaleg intanto fa lavoretti nella città di Farah, la capitale. Guadagna circa 200 afghani al giorno quando c'è lavoro. E non vuole rischiare la sua vita. "Mio cugino ed io eravamo entrambi disoccupati", dice, "i talebani ci hanno chiesto varie volte di unirci a loro. Ma non abbiamo accettato. Non ho un lavoro ma preferisco così piuttosto che essere ucciso." Abdullah Jan non è d'accordo. "Devo lavorare per i talebani" insiste "non c'è altro lavoro a parte rubare o prendere ostaggi. Penso che sia meglio che rubare. Se ci uccidono noi diventiamo martiri. Questo ce lo dicono i mullah. Ci dicono che facciamo una guerra santa". Il mullah Sadeq, capo talebano dei distretti Pushtrod e Khak Safed ha detto all'Institute for War and Peace Reporting (Iwpr) che è giustificato reclutare i giovani senza lavoro: "Tutti i giovani uomini dovrebbero partecipare alla guerra santa e difendere il proprio paese. Useremo qualunque modo e strumento per combattere contro il governo e l'esercito straniero." Secondo il mullah Sadeq c'è un sistema di retribuzione per i guerriglieri talebani ma non ha voluto entrare nei particolari. "I soldi che diamo a questi giovani sono soltanto pochi spiccioli", ha detto parlando dei lavoratori a giornata. Le autorità di Pushtrod e Khak Safed stimano che più di cinquecento giovani stiano lavorando per i Talebani. Un anziano, che non vuole dare il suo nome, ha spiegato che le giovani reclute come Abdullah Jan vengono usati soprattutto per offensive minori: "I Talebani non vogliono perdere i loro migliori soldati in queste schermaglie." I giovani vengono portati lontano dai loro villaggi o distretti perché non siano riconosciuti da quelli contro cui devono combattere o che debbano ritrovarsi ad attaccare amici o parenti. Piantare bombe o bruciare scuole sono operazioni più delicate e di solito vengono fatte dai ‘veri' talebani. Alcuni esperti afgani si sono detti preoccupati del fatto che i Talebani reclutino guerriglieri part-time perché dimostra quanto sia per loro facile attirare normali cittadini afgani nei loro ranghi. "E' una strategia che va studiata", ha detto un analista politico che non ha voluto rivelare il suo nome. "Così portano sempre più persone a contatto con la violenza e aumentano la loro influenza nella società".


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